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Italia, una società ‘sciapa e infelice’ secondo il rapporto Censis 2013

ECONOMIA: CRISI A CIPRO“Una società sciapa e infelice in cerca di connettività”: è la foto dell’Italia che emerge dal 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013, presentato oggi a Roma. Malgrado, “la scelta implicita e ambigua di ‘drammatizzare la crisi per gestire la crisi’ da parte della classe dirigente”, “il crollo atteso da molti non c‘è stato”. C’è stato, piuttosto, “il dominio di un solo processo, che ha impegnato ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza. C‘è stata la reazione di adattamento continuato (spesso il puro galleggiamento) delle imprese e delle famiglie”. In particolare, “le famiglie italiane hanno attuato una profonda ridefinizione dei consumi: il 76% dà la caccia alle promozioni, il 63% sceglie gli alimenti in base al prezzo più conveniente, il 62% ha aumentato gli acquisti di prodotti di marca commerciale, il 68% ha diminuito le spese per cinema e svago, il 53% ha ridotto gli spostamenti con auto e scooter per risparmiare benzina, il 45% ha rinunciato al ristorante”. Per il 72,8% delle famiglie un‘improvvisa malattia grave o la necessità di significative riparazioni per la casa o per l‘auto sono un serio problema. Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani. Sono poco meno di 8 milioni le famiglie che hanno ricevuto dai familiari una forma di aiuto nell‘ultimo anno.

Non va meglio sul fronte lavoro: “Sono quasi 6 milioni gli occupati che nell‘ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa”. Così, dopo la sopravvivenza, “oggi siamo una società più ‘sciapa’: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione della impressiva comunicazione di massa”. E siamo “malcontenti”, perché viviamo “un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali”. Si è rotto il “grande lago della cetomedizzazione”. Si registra, però, “una sempre più attiva responsabilità imprenditoriale femminile, l‘iniziativa degli stranieri, la presa in carico di impulsi imprenditoriali da parte del territorio, la dinamicità delle centinaia di migliaia di italiani che studiano e/o lavorano all‘estero”. Ci sono poi due grandi ambiti che consentirebbero l‘apertura di nuovi spazi imprenditoriali e di nuove occasioni occupazionali: “il processo di radicale revisione del welfare” e “l’economia digitale”. Il filo rosso che può fare da nuovo motore dello sviluppo è “la connettività”. Ma “se istituzioni e politica non sembrano in grado di valorizzarla, la spinta alla connettività sarà in orizzontale, nei vari sottosistemi della vita collettiva”. 

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