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Una scoperta orrenda, travolge questa domenica delle Palme. Trovata una nuova fossa comune vicino Kiev

Ucraina, trovata fossa comune vicino a Kiev con decine di corpi

E’ la quarta volta che l’umanità tutta è sottoposta in questi ultimi giorni a queste macabre notizie, e ci piange il cuore doverle pubblicare.

Lo facciamo solamente nel rispetto dell’informazione che cerchiamo di fornire ogni giorno, con raziocinio ed obiettività. Anche se, lo ripetiamo, con assoluto dolore nel cuore.

Una fossa comune con decine di corpi di civili ucraini è stata scoperta a Buzova, un piccolo centro liberato a pochi chilometri a ovest della capitale Kiev: lo hanno reso noto funzionari locali, secondo quanto riporta il Guardian.

Taras Didych, capo della comunità di Dmytrivka, che comprende Buzova e molti altri villaggi vicini, ha riferito alla tv ucraina che la fossa comune si trova vicino ad una stazione di servizio.

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L’ultima scoperta di ieri, che era già tremenda

“Ci sono stati cadaveri trovati con le mani legate e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata.

Abbiamo trovato i corpi’. Lo ha detto il sindaco di Makariv, città ucraina teatro dell’ennesima violenza da parte dell’esercito russo. “In alcune case i militari russi hanno lanciato le granate nei rifugi, perché non volevano ci nascondessimo”, hanno raccontato gli abitanti. Altri hanno riferito di “spari alle auto in strada dagli elicotteri dell’esercito russo”.

Per il ministero della Difesa ucraino si tratta di “un nuovo, mostruoso crimine di guerra”.

“Fin dallo scorso 25 febbraio i morti – spiega Vadim Tokar, il sindaco-soldato che prima della guerra era un avvocato, ma ora indossa una divisa militare come se fosse al fronte – sono sparsi nelle case, sotto gli edifici crollati.

Quelli che erano in strada sono stati recuperati”. Quello che dice è provato dai reportage dei giornalisti che sono arrivati sul luogo del massacro, dalle testimonianze di quelle poche persone che hanno il coraggio di uscire da casa.

“Gli spari alle auto in strada arrivavano anche dall’alto, dagli elicotteri”, ricorda Oleh, 58 anni , che si è rifugiato con la moglie, i due figli, una parente, gatti e cani per tutto il tempo in cantina al buio e senza riscaldamento.

Col dito ora indica le finestre sfondate della sua casa, dove entrava vento gelido mischiato a fumo e odore di polvere da sparo. Ma gli è andata bene, perché –  spiega Maria – “in alcune abitazioni i militari russi hanno lanciato le granate nei rifugi, non volevano neanche ci nascondessimo,  ammazzavano anche gli animali”.

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