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Minaccia di guerra spaventa i mercati globali. Italia alla prova delle aste, spread sopra 250

091006747-4c959886-1a39-4270-baf7-a4f0f7f16d20MILANO – Ore 9:50. La situazione in Siria si fa sempre più tesa dopo l’annuncio degli Stati Uniti: “Assad pagherà”. L’amministrazione di Barack Obama – per bocca del segretario di Stato John Kerry – ha fatto sapere che il “mondo è sconvolto”, ormai sono pochi i dubbi sul fatto che il regime di Damasco abbia utilizzato armi chimiche e gli stessi ispettori dell’Onu sono stati vittima di un agguato. Per Londra ci sono piani d’intervento pronti a scattare in dieci giorni.

L’instabilità mediorientale spaventa gli investitori, esasperando il clima di volatilità già dettato dal timore per il “tapering”, lo stop alla politica monetaria ultraespansiva della Fed, con immediate ripercussioni da Tokyo a Wall Street. Anche in Europa i mercati si muovono incerti, con i prezzi delle materie prime sotto pressione. La Borsa di Tokyo ha chiuso ribasso e l’indice Nikkei dei titoli guida ha archiviato la seduta in calo dello 0,69% a 13.542 punti, mentre il piu’ ampio indice Topix ha ceduto lo 0,52% a 1.134 punti. L’attività è stata, comunque, ancora debole con 1,71 miliardi di azioni scambiate.

Oltre agli sviluppi internazionali, l’attenzione degli investitori europei si concentra anche sui dati macro provenienti dalla Germania, dove l’indice Ifo è chiamato a testimoniare l’avvenuto cambio di rotta per la principale economia continentale e il definitivo superamento della stagnazione. In attesa di questi dati, Londra – ieri chiusa – rientra agli scambi con un calo dello 0,25%, Parigi e Francoforte cedono lo 0,4%.

In Italia resta alta la preoccupazione per i destini del governo dopo l’approvazione del pacchetto sulla Pa ma in vista della battaglia sull’Imu. Lo spread rimane infatti elevato: supera quota 250 punti per un rendimento del decennale italiano del 4,4%. Oggi il Tesoro torna alle emissioni con un massimo di 4 miliardi di Ctz e Btpei, prime prove del fuoco sui mercati in vista dell’asta di Btp a cinque e dieci anni di giovedì. A Piazza Affari si guarda invece alle trimestrali, in particolare a quelle delle Popolari. Ubi Banca risale in Borsa nonostante l’annuncio di un calo del 67% dell’utile a quota 52,9 milioni, poi toccherà a Bpm e Banco Popolare. Il Ftse Mib – reduce da un calo di oltre due punti – in un avvio volatile cede un ulteriore 0,4%. Tiene invece Mediaset dopo il tracollo di ieri che è costato al Cavaliere 150 milioni.

Apertura in leggero ribasso per l’euro. La moneta unica viene scambiata a 1,3360 dollari contro l’1,3374 di ieri sera. A 131,10 il rapporto con lo yen. In calo anche il cambio dollaro/yen a 98,10. Le voci di guerra in Siria spingono invece in rialzo il petrolio Wti, specchio della tensione nell’area: il greggio con consegna a ottobre sale dello 0,6% a 106,59 dollari dopo che ieri aveva segnato un calo. In aumento anche il Brent a 111,3 (+0,5%). Cala invece, sui mercati asiatici, il valore dell’oro: torna sotto la soglia di 1.400 dollari l’oncia, che rappresentava i massimi dal giugno scorso, a quota 1.396.

Le parole di Kerry sulla Siria hanno mutato radicalmente l’umore degli operatori della Borsa di New York, che ieri ha peggiorato l’andamento con il montare delle tensioni internazionali: il Dow Jones ha ceduto alla fine lo 0,43%, a 14.946,46 punti. Lo Standard & Poor’s 500 ha perso lo 0,40% a 1.656,78 punti. Il Nasdaq ha chiuso invariato, a 3.657,57 punti (-0,01%). Oggi Wall Street attende la pubblicazione dell’indice Case Shiller di giugno, con i prezzi delle case nelle 20 maggiori città, e soprattutto l’indice sulla fiducia dei consumatori (consenso a 79,3 punti). Intanto – non ancora esaurito e definito il caso del “tapering” – si profila già il nuovo tormentone americano: il Tesoro ha fatto sapere che il tetto al debito Usa verrà raggiunto a metà ottobre e la politica deve darsi una mossa per trovare soluzioni.

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