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Il 28 ottobre 1958 l’elezione in conclave di Angelo Roncalli. Altro che Papa di transizione!

Il 28 ottobre 1958 l’elezione in conclave di Angelo Roncalli

Quando il 28 ottobre 1958, alle 18.05, il cardinale protodiacono Nicola Canali pronunciò dalla loggia centrale della basilica vaticana l’habemus papam annunciando l’elezione del cardinale Roncalli, che aveva scelto il nome di Giovanni XXIII, la Chiesa sembrava aver acquisito sempre più prestigio grazie a un’esplicita consapevolezza della sua universalità e un conseguente rinnovato impulso missionario.

Tuttavia in essa si percepiva una certa stanchezza nel funzionamento delle strutture centrali di governo, dovuta alle difficoltà dei cambiamenti generazionali, soprattutto per quel che riguardava il Sacro collegio, che annoverava un ridotto numero di cardinali: appena 53, per la maggior parte molto anziani, soprattutto tra quelli che erano responsabili dei dicasteri della curia romana. In questa c’erano anche vescovi e prelati altrettanto avanti con gli anni, a causa della scarsa mobilità che aveva caratterizzato il pontificato di Pio XII, che aveva tenuto solo due concistori, uno nel 1946 e l’altro nel 1953. Il segretario della Congregazione dei riti, Alfonso Carinci, aveva 96 anni, e morì senza ricevere la porpora, mentre quelli della Segnatura apostolica, l’ottantaseienne Francesco Morano, e della Congregazione per la disciplina dei sacramenti, l’ottantenne Francesco Bracci, sarebbero stati creati cardinali dal nuovo papa.

Giovanni XXIII

I CARDINALI ELETTORI

Nel 1958 gli elettori di Giovanni XXIII furono solo 51, perché non poterono recarsi a Roma i cardinali József Mindszenty, primate di Ungheria e rifugiato nell’ambasciata degli Stati Uniti di Budapest, e l’arcivescovo di Zagabria, poi beatificato, Alojzije Stepinac. Quest’ultimo nel 1946 fu dichiarato colpevole di alto tradimento e di crimini di guerra e condannato a sedici anni di detenzione. Ma dopo cinque anni di carcere, fu messo in libertà, purché si ritirasse a Roma o si limitasse a risiedere nella sua parrocchia natale di Krašić. Stepinac si rifiutò di lasciare la sua diocesi e scelse di vivere a Krašić. Il dittatore Tito non gli permise però di partecipare al conclave.

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Tra gli elettori prevalevano gli italiani, in maggioranza curiali e ultraottantenni: Pietro Fumasoni Biondi, prefetto di Propaganda Fide, Elia dalla Costa, arcivescovo di Firenze, e Georges Grente, vescovo di Le Mans, avevano 86 anni; il datario, Federico Tedeschini, e l’ecuadoregno Carlos Maria de La Torre ne avevano 85; il protodiacono, Nicola Canali, e l’arcivescovo di Malines-Bruxelles, Joseph-Ernest Van Roey, ne avevano 84; Maurilio Fossati, di Torino, Enrique Pla y Deniel, di Toledo, e il brasiliano Augusto Álvaro da Silva, ne avevano 82. Aveva 81 anni anche il prefetto della Congregazione per i seminari, Giuseppe Pizzardo, mentre ne avevano 79 il cubano Manuel Arteaga y Betancourt, il vicario di Roma, Clemente Micara, il prefetto della Congregazione per la disciplina dei sacramenti e camerlengo, Benedetto Aloisi Masella, e il patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Gabriel Tappouni. Ne avevano 78 Santiago Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires, Pierre Gerlier, arcivescovo di Lione, e Clément-Emile Roques, arcivescovo di Rennes. L’irlandese John D’Alton ne aveva 76, il vescovo di Lille, Achille Liénart, 74, e il patriarca di Lisbona, Manuel Gonçalves Cerejeira, 70 non ancora compiuti.

elezione angelo roncalli corriere della sera

Solo cinque erano più giovani: Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, 52 anni; il canadese Paul Emile Léger, arcivescovo di Montréal, 54; il tedesco Joseph Wendel, arcivescovo di Monaco e Frisinga, 57; mentre lo spagnolo Fernando Quiroga y Palacios, arcivescovo di Santiago de Compostela, e l’indiano Valerian Gracias, arcivescovo di Bombay, ne avevano 58.

IL CONCLAVE CHE PORTO’ ALL’ELEZIONE DI RONCALLI

I cardinali entrarono nella cappella Sistina alle 15.30 del 25 ottobre 1958 e fu a loro che il nuovo papa comunicò tre giorni dopo, appena eletto, che si sarebbe chiamato Giovanni. vocabor Joannes, furono le sue prime parole, perché si trattava di un nome molto familiare e caro per lui (nomen nobis dulce, quia nomen patris nostri, nomen nobis suave, quia titulare est humilis paroeciae in qua baptismum accepimus).

Non deve quindi sorprendere che un collegio elettorale dominato da cardinali molto anziani abbia eletto un papa di 77 anni, per un pontificato di “transizione”, dopo il ventennio di Pio XII. Ma questo è vero solo in parte, perché il pontificato di Giovanni XXIII, benché breve — durò quattro anni e mezzo — non può certo essere definito di transizione, in quanto sorprese il mondo e incise profondamente sulla vita della Chiesa, con una forza e un’intensità tali da poterlo considerare forse il pontificato che segnò una svolta completa nel cammino della Chiesa verso il nuovo secolo, grazie alla sua intuizione di convocare e aprire il concilio Vaticano II, considerato all’unanimità dagli storici il più grande evento vissuto dalla Chiesa dal concilio di Trento. I primi gesti, tutti pastorali e non politici, del nuovo papa indicarono anche che iniziava un nuovo corso nella vita della Chiesa.

ANGELO RONCALLI PAPA

Una prima allusione a tutto ciò si trova già nel discorso che pronunciò il giorno della sua incoronazione, nel quale, dopo avere dissentito da quanti esigevano nel papa doti particolari di uomo di stato, di diplomatico, di scienziato, di arbitro e organizzatore della vita sociale, aperto a tutti i problemi della cultura, della scienza e della tecnica, delineò l’immagine evangelica del buon pastore come l’unica che veramente si adattava a descrivere la missione papale, che pose sotto la protezione di san Carlo Borromeo. E tutto il suo pontificato non fu altro che una conseguenza logica di questo principio.

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Il nuovo papa si presentò al mondo come garante della pace, perché era consapevole della sua natura e della sua missione universale, che gli permisero di evitare i pericoli e i sospetti di occidentalismo. Di questa universalità diede un segnale preciso e visibile quando, prima della fine del 1958, celebrò un concistoro per la creazione di cardinali che superò il numero di 70, stabilito da Sisto v (1585-1590), per includere nel Sacro collegio prelati di ogni nazionalità.

Il primo cardinale di questo concistoro fu Giovanni Battista Montini, l’arcivescovo di Milano che nel 1963 sarebbe diventato il suo successore e avrebbe preso il nome di Paolo VI.
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di Vicente Cárcel Ortí per l’Osservatore Romano

 

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