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Ancora una piazza San Pietro vuota per una Via Crucis che resterà nella storia (speriamo)

E’ terminata nel silenzio, senza il consueto discorso conclusivo di Papa Francesco, la Via crucis che ha presieduto, a causa dell’epidemia di coronavirus, non, come vuole la tradizione, al Colosseo, ma, senza fedeli, in una piazza San Pietro deserta. Sulle note del coro della  Cappella Sistina, il Pontefice ha lasciato la piazza, senza aggiungere parole alle meditazioni composte dal carcere di Padova.

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In precedenza Papa Francesco aveva pregato affinché l’umanità non venga lasciata nelle tenebre. “Signore, che non ci lasci nelle tenebre e nell’ombra della morte, proteggici con lo scudo della sua potenza”, sono state le sue parole, “Dio, difensore dei poveri e degli afflitti, aiutaci a portare ogni giorno il giogo”. “Dio dio eterna luce, giorno senza tramonto” prega ancora Bergoglio, “ricolma dei tuoi beni chi si pone al servizio di chi soffre”; “principio e fine di tutte le cose, donaci la speranza della croce per poterci abbandonare alla tua volontà”; “fonte di misericordia, che ti riveli nella sofferenza dell’umanità”, aiutaci con la forza della fede nella notte oscura della prova”.

Papa Francesco ha voluto con sé, oltre ai membri della Casa Pontificia e ai liturgisti guidati da monsignor Marini, un ex detenuto, un cappellano di un carcere, i rappresentanti del volontariato e di chi gestisce e mantiene l’ordine nelle case di reclusione, e i nuovi eroi della lotta al coronavirus, i medici e gli infermieri in prima linea nell’assistenza ai malati.

Papa Francesco ha voluto con sé, oltre ai membri della Casa Pontificia e ai liturgisti guidati da monsignor Marini, un ex detenuto, un cappellano di un carcere, i rappresentanti del volontariato e di chi gestisce e mantiene l’ordine nelle case di reclusione, e i nuovi eroi della lotta al coronavirus, i medici e gli infermieri in prima linea nell’assistenza ai malati.

I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest’anno per le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo sono stati affidati da Papa alla Cappellania della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova. Le meditazioni sono state scritte da cinque persone detenute, da una famiglia vittima di un reato di omicidio, dalla figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, da un’educatrice del carcere, da un magistrato di sorveglianza, dalla madre di una persona detenuta, da una catechista, da un frate volontario, da un agente di Polizia Penitenziaria e da un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia, dopo otto anni di processo ordinario.

Il cammino della Croce è condotto da due gruppi di cinque persone ciascuno: quello della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova e quello della Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano.

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Il percorso ha inizio nei pressi dell’obelisco, gira attorno allo stesso per otto stazioni e poi procede verso il “ventaglio” per quattro stazioni. Sotto il “ventaglio” è collocato il Crocifisso di San Marcello, rivolto verso il Santo Padre. Qui è collocata la dodicesima stazione. La tredicesima stazione è a metà del “ventaglio”, mentre l’ultima è sopra la piattaforma. Tutto l’itinerario è segnato da fiaccole a terra.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA PARROCCHIA DELLA CASA DI RECLUSIONE “DUE PALAZZI” DI PADOVA
Venerdì Santo, 10 aprile 2020

Cari amici della parrocchia Due Palazzi di Padova,
ho letto le meditazioni [della Via Crucis] di cui avete fatto dono tutti insieme. Ho preso dimora nelle pieghe delle vostre parole e mi sono sentito accolto, a casa. Grazie per aver condiviso con me un pezzo della vostra storia. Dio racconta di sé e ci parla dentro una storia, ci invita all’ascolto attento e misericordioso. Voglio ringraziarvi anche perché avete disperso i vostri nomi non nel mare dell’anonimato, ma delle molte persone legate al mondo del carcere. Così, nella Via Crucis, presterete la vostra storia a tutti coloro che nel mondo condividono la medesima situazione. È consolante leggere una storia nella quale abitano le storie non solo delle persone detenute, ma di tutti coloro che si appassionano per il mondo del carcere. Insieme, è possibile. Insieme. Vi abbraccio forte. Anche se sono certo che don Marco ve lo ricorda sempre, ve lo chiedo: pregate per me. Vi porto sempre nel mio cuore. Grazie.

Dal profilo facebook il racconto dell’inviato di Tv2000 Paolo Fucili
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