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Il Santo di oggi 11 Aprile 2020 Santa Gemma Galgani, Vergine e Mistica

Oggi la Chiesa ricorda Santa Gemma Galgani, Mistica

Santa Gemma Galgani
Santa Gemma Galgani

A Lucca, santa Gemma Galgani, vergine e mistica, che, insigne nella contemplazione della Passione del Signore e nella paziente sopportazione dei dolori, a venticinque anni nel Sabato Santo concluse la sua angelica esistenza.

LEGGI: Lettura e commento al Vangelo di oggi 11 Aprile

Etimologia: Gemma = dal nome generico delle pietre preziose

Emblema: Giglio

La vita

Gemma Galgani nasce, in una famiglia numerosa, il 12 marzo 1878 in una frazione del comune di Capannori (Lucca); riceve il battesimo il 13 marzo e il 26 maggio 1885 la Cresima.

Nel settembre del 1886 le muore la mamma e nel 1894 le muore il fratello Gino, seminarista; aveva solo 18 anni.

Nel 1895 Gemma riceve l’ispirazione a seguire con impegno e decisione la via della croce, come itinerario cristiano. Gemma ha alcune visioni del suo angelo custode che le ricorda che i gioielli di una sposa del crocifisso sono la croce e le spine.

L’11 novembre 1897 muore anche il padre di Gemma, e le misere condizioni della famiglia, la obbligano a cambiare casa (oggi in Via Santa Gemma 23).

Successivamente trascorre un periodo a Camaiore, da una zia che l’aveva voluta con sé dopo la morte del padre, ma nell’autunno 1898 si ammala gravemente e ritorna in famiglia.

I mesi invernali segnano grandi sofferenze per tutti e le ristrettezze economiche si fanno sentire penosamente sulla numerosa famiglia: oltre alle due zie Elisa ed Elena, vi sono i fratelli di Gemma: Guido, Ettore, Tonino, Angelina e Giulietta. Guido, il fratello maggiore, studia a Pisa e, dopo la laurea in farmacia, cerca di aiutare la famiglia lavorando presso l’ospedale di Lucca. Anche Tonino studia a Pisa con sacrificio di tutti.

Nel periodo della malattia, Gemma legge la biografia del venerabile passionista San Gabriele dell’Addolorata (datagli dalla maestra Giulia Sestini). Gemma ha un’apparizione del santo che ha per lei parole di conforto.

Il voto di Verginità

Gemma nel frattempo matura una decisione e la sera dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata, fa voto di verginità. Nella notte seguente il venerabile Gabriele le appare nuovamente chiamandola “sorella mia”; porgendole a baciare il segno dei passionisti che gli posa sul petto. Nel mese di gennaio nonostante le terapie mediche, la malattia di Gemma, osteite delle vertebre lombari con ascesso agli inguini, si aggrava fino alla paralisi delle gambe. Ad aggravare la situazione, il 28 gennaio si manifesta anche un’otite purulenta con partecipazione della mastoide.

Proprio in quei giorni, il fratello Guido si trasferisce a Bagni di San Giuliano dove ha ottenuto una farmacia. Gemma è confortata dalle visioni del venerabile Gabriele e del suo angelo custode, ma è tentata dal demonio, che riesce a vincere con l’aiuto del venerabile Gabriele, ormai sua guida spirituale. Il 2 febbraio i medici la danno per spacciata, secondo loro non supererà la notte, ma Gemma trascorre le giornate in preghiera, tra indicibili sofferenze.

La guarigione miracolosa

Il 3 marzo 1899 è il primo venerdì del mese e la giovane ha terminato una novena in onore della beata Margherita Maria Alacoque (ora santa) e si è accostata all’eucarestia, quando avviene la guarigione miracolosa. Il 23 dello stesso mese, tornata a casa dopo l’Eucaristia, Gemma ha una visione del venerabile Gabriele, che le indica il Calvario come meta finale. Successivamente deciderà anche di entrare nell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, in riconoscenza a Margherita Alacoque, che di quell’ordine era membro, per la cui intercessione ella era guarita. Ma non era la sua strada e tornerà a casa.

Le appare Gesù sanguinante

Il 30 marzo, Giovedì Santo, Gemma è in preghiera, compie l’«Ora Santa» in unione a Gesù nell’Orto degli Ulivi. Gesù a un tratto le appare ferito e insanguinato. 

Una sera di Aprile mentre si trovava nella sua cameretta le apparve Gesù Crocifisso con le piaghe aperte che le disse:

«…….. Vedi questa croce, queste spine, questi chiodi, queste lividure, questi squarci, queste piaghe, questo sangue? Sono tutte opere di amore e di amore infinito? Vedi sino a qual segno io t’ho amata! Mi vuoi amare davvero? Impara prima a soffrire; il soffrire insegna ad amare.»

Riceve le stigmate

L’8 giugno, dopo essersi accostata all’Eucarestia, Gesù le appare di nuovo annunciandole una grazia grandissima.

Gemma, sente il peso dei peccati, ma ha una visione di Maria, dell’angelo custode e di Gesù. Maria nel nome di suo Figlio li rimette i peccati e la chiama alla sua missione. Dalle ferite di Gesù non esce più sangue, ma fiamme che vanno a toccare le mani, i piedi ed il cuore di Gemma. Gemma si sente come morire, sta per cadere in terra, ma Maria la sorregge e quindi la bacia in fronte.

Gemma si ritrova in ginocchio a terra con un forte dolore alle mani, ai piedi e al cuore, da dove esce del sangue. Quei dolori però anziché affliggerla gli danno una pace perfetta.

La mattina successiva si reca all’Eucarestia, coprendo le mani con un paio di guanti. I dolori le durano fino alle ore 15 del venerdì, festa solenne del Sacro Cuore di Gesù. Da quella sera, ogni settimana Gesù chiama Gemma ad essergli collaboratrice nell’opera della salvezza, unendola a tutte le Sue sofferenze fisiche e spirituali.

Questa grazia grandissima è motivo per Gemma di ineffabili gioie e di profondi dolori.

In casa vi sono perplessità e incredulità per quanto avviene, Gemma è spesso rimproverata dalle zie e dai fratelli, talvolta viene derisa e canzonata dalle sorelle, ma Gemma tace e attende.

Nei mesi estivi conosce i Passionisti impegnati nella Missione popolare in Cattedrale. Affascinata dalle loro prediche decise di parlare con uno di loro, Ignazio Vacchi, con il quale però non riuscì ad aprirsi; si rivolse dunque al padre Gaetano Guidi che l’ascoltò più volte con piacere. Fu quest’ultimo che le permise di fare per la prima volta i tre voti di povertà, castità e obbedienza.

«Gesù, Gesù, fammi prender parte a tutti i tuoi dolori. Soffrire amando, soffrire per Gesù che si ama, e morire soffrendo per Gesù.»

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In casa Giannini

Durante un ciclo di preghiere dedicato al cuore di Gesù, nella chiesa di San Martino, Gemma conosce la signora Cecilia Giannini che la invita andare nella sua casa. Fra le due inizierà una vera e profonda amicizia con quella che sarà per lei come una seconda madre. I Giannini erano una famiglia di profondo impegno religioso e forte era il loro legame con i Padri Passionisti, i quali si fermavano presso di loro durante lo svolgimento del loro ministero a Lucca.

Tutti, soprattutto i bambini, cominciarono ad affezionarsi a lei, divenne allora per i Giannini un nuovo membro della famiglia, passò con essi gli anni più significativi della sua breve esistenza, dando esempio di fede cui rimase attratta in modo particolare Eufemia Gemma Giannini.

In quegli anni conobbe padre Germano Ruoppolo, prete di austera vocazione passionista, che diventerà sacerdote confessore di Gemma nonché suo padre spirituale. Per ordine di quest’ultimo, Gemma scrive tra il febbraio e il maggio 1901 la sua autobiografia, Il quaderno dei miei peccati.

In questo periodo Gemma frequenta assiduamente la chiesa di Santa Maria della Rosa, sita in Lucca in via della Rosa. 

È di questo periodo, in cui Gemma Galgani dice di lottare contro il demonio che le lascerebbe sul corpo ferite e contusioni. Sul suo quaderno autobiografico, la tradizione vuole che, alcune bruciature presenti sulle pagine, siano attribuibili al diavolo stesso. Quest’autobiografia era infatti odiata da Satana perché esso vedeva il bene che avrebbe potuto fare alle anime.

Gli ultimi anni

Nel 1902 Gemma afferma di essere stata informata da Gesù, durante un colloquio estatico, della volontà dello stesso di fondare un convento in Lucca di suore passioniste, ed ella inizia a dedicare ogni suo sforzo per la fondazione del monastero, che però avverrà solo pochi mesi dopo la sua morte.

Il periodo della Pentecoste del 1902 vide peggiorare la salute di Gemma Galgani. Il 21 settembre 1902 si ammalò gravemente di tubercolosi. 

Santa Gemma Galgani
Santa Gemma Galgani

La morte e il culto

Il 24 gennaio 1903, per ordine dei medici, la famiglia Giannini deve trasferire Gemma in un appartamento affittato dalla zia Elisa, Gemma vive così l’esperienza dell’abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. E’ fortemente tentata dal demonio, ma non smarrisce mai la fede, non perde mai la pazienza ed è sempre piena di amore e di riconoscenza verso chi l’assiste nella malattia. 

Al mezzogiorno dell’11 aprile 1903, Sabato Santo di Pasqua, come si usava all’epoca, le campane annunciano la risurrezione del Signore. Alle 13.45 Gemma si addormenta nel Signore, assistita amorevolmente dai Giannini.

Il suo corpo viene rivestito con l’abito Passionista, l’ordine in cui ella avrebbe voluto entrare. Le sue spoglie sono conservate nel monastero delle suore Passioniste di Lucca.

«Sono così forti i lacci del tuo amore che io non posso uscirne… Lasciami pure la libertà: io ti amerò dappertutto, io ti cercherò sempre.»

Il 14 maggio 1933 papa Pio XI annovera Gemma Galgani fra i Beati della Chiesa. Il 2 maggio 1940 papa Pio XII, riconoscendo la pratica eroica delle sue virtù cristiane, innalza Gemma Galgani alla gloria dei Santi e la addita a modello della Chiesa universale.

La data di culto per la Chiesa universale è l’11 aprile, mentre la Famiglia Passionista e la diocesi di Lucca la celebrano il 16 maggio.

Redazione Papaboys

Fonte santiebeati.it Autore: Maurizio Misinato

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