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3 giugno 2014: si festeggia oggi per la prima volta San Giovanni XXIII

Si festeggia oggi, 3 giugno 2014, per la prima volta dopo la Sua Canonizzazione, il Papa della Bontà, Giovanni XXIII. I nostri nonni lo ricordano bene! L’eredità lasciata dal grande pontefice bergamasco, con il Concilio Vaticano II, scuote ancora oggi il torpore della Chiesa. Subito dopo l’elezione di Francesco, non pochi hanno accostato le due figure. Le note caratteristiche dei due successori di Pietro, risuonano come speranza in un mondo lacerato da lotte e discordie. Il pontificato Giovanneo, fu segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare, oltre che da un’aneddotica celeberrima e vastissima. I suoi «fuori programma», talvolta strepitosamente coinvolgenti, riempirono quel vuoto di contatto con il popolo che le precedenti figure pontificie avevano accuratamente preservato come modo di comunicazione distante e immanentista del «Vicario di Cristo in Terra». Per il primo Natale da Papa visitò i bambini malati dell’ospedale romano Bambin Gesù, ove benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale. Il giorno di santo Stefano sempre del suo primo anno di pontificato, il 26 dicembre 1958, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi…Dunque eccomi qua, sono venuto, m’avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari». Memorabilmente, accarezzò il capo del recluso che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se «le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me».

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In totale si contano 152 uscite dalle mura del Vaticano del papa bergamasco, nel suo breve pontificato, adottando per primo l’abitudine della visita domenicale alle parrocchie romane. Un suo tratto distintivo era l’immancabile battuta. Quando si recò al vicino Ospedale Santo Spirito per visitare senza tanto clamore un suo amico sacerdote ricoverato, suonò personalmente alla porta delle suore che, senza chiedere chi fosse, aprirono e si trovarono davanti il pontefice. La suora superiora, emozionata, si presentò: “Santo Padre… sono la Madre Superiora dello Spirito Santo!”. Con prontezza di spirito, il papa rispose: “Beata lei, che carriera! Io sono solo il servo dei servi di Dio!”. Quando la moglie del presidente degli Stati Uniti, Jacqueline Kennedy, si recò in visita in Vaticano per incontrarlo, egli iniziò a provare nervosamente le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare: «mrs Kennedy, madame» o «madame, mrs Kennedy». Quando la Kennedy arrivò, comunque, per il divertimento della stampa, abbandonò entrambe e le venne incontro appellandola semplicemente: “madame Jacquel”. Ricordiamo tra tutti il celebre discorso ai pellegrini in piazza san Pietro la sera dell’inizio del Concilio, affacciandosi dalla finestra del palazzo apostolico, pronunciò questo memorabile discorso, rimasto impresso ancora oggi nel cuore degli uomini:

Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, di pace: “Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà”. Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la ‘Roma caput mundi’, la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli. La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: «Questa è la carezza del Papa». Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”. di Giovanni Profeta

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