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20.000 giovani coinvolti nel progetto “In strada come in rete” promosso da Polizia Provinciale e Polizia di Stato

coppia-350ROMA – Presentati i vincitori della IV edizione del progetto di Polizia Provinciale e Polizia di Stato. Coinvolti 20mila studenti. Il punto sui pericoli, dal cyberbullismo all’adescamento, nello spot prodotto dai ragazzi – Informare è l’unica strada per proteggere i ragazzi dai rischi della strada e di internet. Come le due cose possono interagire? Grazie al progetto “In strada come in rete”, ideato dalla Polizia Provinciale e dalla Polizia di Stato e giunto alla quarta edizione. Coinvolti finora 20mila studenti delle scuole secondarie di primo grado della Provincia di Roma, 90 istituti scolastici e 53 Comuni. A vincere quest’anno sono stati 60 teenagers delle scuole di Grottaferrata, Genzano e Affile.

Cyberbullismo, hate speech, stalking, adescamento, violazione della privacy, sono solo alcuni dei pericoli più diffusi on line. «Premetto che la rete è un’opportunità straordinaria per i ragazzi di oggi, per socializzare, diffondere e apprendere, noi non l’avevamo – ammette Nunzia Ciardi, uno dei dirigenti della Polizia Postale delle Comunicazioni –. Ma la rete, come tutte le opportunità che la vita offre, va conosciuta, per poterne evitare i pericoli. Così come andare in auto o in motorino è una comodità che necessita della conoscenza delle regole della strada, per non fare e non farsi male, anche per navigare on line bisogna conoscere le regole per allontanare i rischi».

Tanto i ragazzi sono veloci ad apprendere come funziona internet, tanto sono inconsapevoli dei pericoli che nasconde. «Vediamo – continua Ciardi – che molti giovani cadono in comportamenti che noi definiamo di “cyberbullismo”: si prendono in giro sul web, oppure utilizzano comportamenti più pesanti di cui loro stessi non si rendono conto. Spesso dico che così le vittime sono due: il bullo e chi viene preso di mira, perché entrambi non conoscono il “disvalore” di quello che fanno. Ed è qui che entriamo in campo noi: il nostro compito è informarli per fargli capire dove e come sbagliano».

Oltre al cyberbullismo, la rete presenta altre trappole: l’hate speech, ossia l’odio, soprattutto quello razziale, la violazione della privacy, lo stalking, e l’adescamento di cui sono vittime soprattutto le ragazze. «I giovani, spesso, non si rendono conto che, parlando con qualcuno sul web, non hanno in realtà il polso della situazione, non conoscono realmente chi si cela dietro la chat. Vanno ad incontrare quello che pensano un coetaneo, in realtà non è così. Noi gli diciamo di non incontrare persone conosciute solo on line. Se proprio vogliono, meglio informare prima un genitore o portarsi dietro un amico. Ma mai, mai, andare soli».

A intervenire nel progetto anche Google Italia. «I filtri usati da Google sono tutti automatici – dice Laura Bononcini, Public policy & government relations manager di Google Italy – quindi, così come vengono messi, possono essere rimossi. Noi lavoriamo molto con la polizia postale e riteniamo che l’informazione sia effettivamente l’unica strada da perseguire per proteggere i giovani internauti».

Il progetto ha ottenuto così tanto successo che la Provincia di Roma ha pensato di legarci un concorso a premi incentrato sulla creatività: ha chiesto ai ragazzi di presentare una sceneggiatura che mettesse insieme i due argomenti. Alla fine è nato uno spot sulla base del cortometraggio ritenuto il migliore dal popolo del web e, ovviamente, messo on line, su www.skuola.net. 

(Articolo di Paola Proietti per Roma Sette)

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