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Papa Francesco: genocidio armeno ha inaugurato catastrofi del XX secolo

Mai più si ricada negli orrori dettati da “odio, pregiudizio e sfrenato desiderio di dominio”, come quelli inaugurati dalla tragedia del genocidio armeno. Questo il forte appello del Papa nel suo incontro con le autorità politiche, il Corpo Diplomatico e la società civile, nel secondo appuntamento ufficiale del suo viaggio in Armenia.

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Il popolo armeno ha testimoniato con coraggio la sua fede, ha sofferto, ma è  tornato a rinascere. Francesco si rivolge al Presidente e alle autorità citando le suggestioni offerte da ‘Ode all’Armenia’ del poeta Elise Ciarenz, per dire che quelle immagini potenti illuminano “sulla profondità della storia e sulla bellezza della natura dell’Armenia” e “racchiudono … l’eco e la densità dell’esperienza gloriosa e drammatica di un popolo e lo struggente amore per la sua Patria”. E le sue parole poi riportano subito la memoria al Metz Yeghérn, il “Grande Male”,  che causò “ la morte di un’enorme moltitudine di persone”:

“Quella tragedia, quel genocidio, inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli. E’ tanto triste che – sia in questa come nelle altre – le grandi potenze internazionali guardavano da un’altra parte”.

Francesco rende ‘onore’ al popolo armeno che, anche nei momenti più tragici, dice, è sempre riuscito a trovare “nella Croce e nella Risurrezione di Cristo la forza per risollevarsi e riprendere il cammino con dignità”. Questo è ciò che ne “rivela” la profondità delle radici cristiane, e anche quale “infinito tesoro di consolazione e di speranza” la fede cristiana racchiuda.

L’augurio del Papa è quindi che l’umanità, dalle tragiche esperienze provocate da “odio, pregiudizio e sfrenato desiderio di dominio”, riesca a trarre “l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori”: “Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi che guardino al futuro”.

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L’impegno della Chiesa cattolica, assicura il Papa, sarà quello di collaborare con chiunque abbia “a cuore le sorti della civiltà e il rispetto dei diritti della persona umana, per far prevalere nel mondo i valori spirituali, smascherando quanti ne deturpano il significato e la bellezza”: “A questo proposito, è di vitale importanza che tutti coloro che dichiarano la loro fede in Dio uniscano le loro forze per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio”.

I cristiani oggi, forse anche più che al tempo dei primi martiri, in alcuni luoghi sono discriminati e perseguitati per la loro fede, mentre in altri i conflitti non trovano soluzione “causando lutti, distruzioni e migrazioni forzate di intere popolazioni”. Tocca quindi ai leader delle nazioni, è l’appello del Papa, con coraggio e senza indugi intraprendere iniziative che mettano fine a queste sofferenze, ponendo quali obiettivi primari  “la ricerca della pace, la difesa e l’accoglienza di coloro che sono bersaglio di aggressioni e persecuzioni, la promozione della giustizia e di uno sviluppo sostenibile”.

Un contributo prezioso alla comunità internazionale, è l’incoraggiamento di Francesco, può arrivare dal popolo armeno, che “conosce la sofferenza e il dolore, conosce la persecuzione; conserva nella sua memoria non solo le ferite del passato, ma anche lo spirito che gli ha permesso, ogni volta, di ricominciare di nuovo”.

Francesco ricorda che quest’anno è un momento in cui fare “memoria dei traguardi raggiunti” e in cui darsi obiettivi, in quanto segna il 25.mo dell’indipendenza dell’Armenia, ricorrenza per la quale i festeggiamenti “saranno tanto più significativi se diventeranno per tutti gli armeni, in Patria e nella diaspora, uno speciale momento nel quale raccogliere e coordinare le energie, allo scopo di favorire uno sviluppo civile e sociale del Paese, equo ed inclusivo”.

L’identità cristiana dell’Armenia, conclude, va di pari passo con la sua storia, e anziché “ostacolare la sana laicità dello Stato”, “piuttosto la richiede e la alimenta, favorendo la partecipe cittadinanza di tutti i membri della società, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze”: “La coesione di tutti gli armeni e l’accresciuto impegno per individuare strade utili a superare le tensioni con alcuni Paesi vicini renderanno più agevole realizzare questi importanti obiettivi, inaugurando per l’Armenia un’epoca di vera rinascita”.

Infine, il Papa cita, riconoscendone il merito, l’azione di strutture quali l’ospedale di Ashtosk “Redemptoris Mater”, l’istituto educativo a Yerevan e le iniziative di Caritas Armenia e delle congregazione religiose, per assicurare che la Chiesa offre il suo contributo alla crescita della società, soprattutto al fianco dei “più deboli e più poveri, nei campi sanitario ed educativo, e in quello specifico della carità”.

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Il servizio è di Francesca Sabatinelli per la Radio Vaticana

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