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Continuano a suscitare commenti in tutto il mondo le parole di Papa Francesco in America Latina

Continuano a suscitare commenti in tutto il mondo le parole di Papa Francesco in America LatinaOggi non c’è stata la consueta udienza generale del mercoledì: sono sospese per il mese di luglio, come tutti gli altri appuntamenti, ad eccezione dell’Angelus domenicale. Le catechesi del Papa riprenderanno il 5 agosto. In questi giorni continuano a suscitare commenti e riflessioni, in tutto il mondo, le forti parole di Papa Francesco nel suo recente viaggio in America Latina. Ripercorriamo alcuni messaggi lanciati dal Pontefice in questo servizio di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:

Cambiare il sistema che uccide è possibile
Uno dei messaggi più forti giunti da questo viaggio in America Latina è l’appello del Papa ai popoli della terra a cambiare un “sistema” dominato dal denaro che schiaccia l’uomo e che “non regge più”. Occorre “un vero cambiamento” – e rapido – perché “Il tempo sembra che stia per giungere al termine”. Un cambiamento che parta dal basso, dai poveri, dalla gente. La Chiesa sostiene questo cambiamento perché “Dio ascolta il grido del suo popolo”, perché è ”l’amore fraterno che si ribella contro l’ingiustizia sociale”. “La nostra fede – dice Papa Francesco – è rivoluzionaria” e non si rassegna, non resta inerte di fronte al dolore dell’uomo. “Una società più umana è possibile”, si può realizzare “un’alternativa umana” a questa “economia che uccide” e esclude. Non è un’utopia.

Il metodo: dialogo e identità, ponti non muri
“Non esiste una ricetta” per questo “progetto di fraternità e giustizia” sottolinea. Ma c’è un metodo: quello del dialogo. “Costruire ponti, non muri”. Un dialogo che parta da un’identità forte, “perché se mi metto a dialogare senza questa identità il dialogo non serve”. E’ “un incontro che sappia riconoscere che la diversità non solo è buona, è necessaria. L’uniformità ci annulla, ci rende automi. La ricchezza della vita sta nella diversità”. Ma “dialogare non è negoziare” perché non si negozia la propria identità: “è cercare il bene comune per tutti”, senza temere che dal dialogo venga il conflitto. Bisogna accettare il conflitto e “cercare di risolverlo” con “la prospettiva di raggiungere un’unità che non è uniformità, ma unità nella diversità”.

Ideologie e colonizzazioni diventano dittature
In questo senso, il Papa mette ancora una volta in guardia dalle nuove colonizzazioni economiche e ideologiche, anche sul fronte della famiglia, che vogliono uniformare tutto e imporre le proprie regole sui più deboli. Denuncia le vecchie e nuove ideologie:  “le ideologie finiscono male, non servono. Le ideologie hanno una relazione o incompleta o malata o cattiva con il popolo. Le ideologie non si fanno carico del popolo”. Come quelle del secolo passato, diventano sempre “dittature”. “Pensano per il popolo” , ma “non lasciano pensare il popolo”.

I cristiani partecipino al cambiamento
Papa Francesco invita con forza i cristiani a partecipare a questo cambiamento. Non si dà un cristiano indifferente, abituato all’ingiustizia, solo perché non lo tocca in prima persona. Cristiani dal cuore “chiuso”, “blindato”, che credono di ascoltare Gesù ma passano vicino al dolore della gente senza fermarsi. La fede – dice – “ci fa prossimi alla vita degli altri. La fede suscita il nostro impegno con gli altri”. “Una fede che non si fa solidarietà è una fede morta, una fede falsa”. “E’ una fede senza Dio, è una fede senza fratelli”. “Non è la fede di Gesù”.

Non una casta di diversi, ma persone toccate dalla misericordia
L’esortazione del Papa ai cristiani  è a non isolarsi in “una casta di diversi”, separati dalla gente, che fanno “dell’identità una questione di superiorità” e “mettono sempre barriere al popolo di Dio”: disprezzano gli altri perché “non sono come loro”. Invece, il cristiano è chi “ha imparato ad accogliere”: il povero, il debole, chi non la pensa come lui. Il cristiano non è migliore degli altri, ma è chi è stato toccato dall’amore “misericordioso e risanante” di Gesù. Evangelizzare, allora, non significa attuare una strategia ma essere “testimoni grati della misericordia che ci trasforma” e ci dona la gioia.

Il cuore divino e umano di Gesù ci ama tanto
Papa Francesco ha portato con sé il crocifisso su falce e martello donatogli in Bolivia. Un’opera simile a quella che aveva creato padre Espinal, ucciso nel 1980 durante la dittatura perché predicava il Vangelo della libertà. Un Vangelo che dà fastidio e ancora oggi crea un “genocidio” di cristiani. Ricorda che la Chiesa ha rifiutato la teologia della liberazione secondo l’analisi marxista. Ma padre Espinal “lottava in buona fede” – dice il Papa – “il Cristo lo porto con me”: il Cristo che va oltre ogni ideologia e guarda alla persona, si carica di tutti i nostri peccati per salvare l’uomo. E’ la misericordia di Dio – osserva il Papa – è “il cuore divino e umano” di Gesù “che ci ama tanto”.

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