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Una storia incredibile: evita la prigione grazie al Cammino di Santiago

Un 15enne italo-nordafricano è stato arrestato dopo aver commesso alcuni crimini sotto l’effetto della droga. In una serie di eventi più unica che rara, il giudice non ha mandato il ragazzo in prigione, proponendogli, qualche mese prima che comparisse davanti a un tribunale, di recarsi in pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

L’accusato è stato d’accordo e si è messo in cammino. Dopo che il ragazzino aveva percorso a piedi 1.500 chilometri fino al santuario spagnolo di Santiago de Compostela, il giudice ha ritenuto che avesse applicato fedelmente una sentenza di reinserimento unica e originale. Una storia sorprendente di reintegrazione e sviluppo personale.

Pellegrinaggio o prigione
Si sa poco del giovane. Nato in Nordafrica ma di nazionalità italiana, proviene da una famiglia difficile. È caduto rapidamente nella dipendenza dalle droghe e ha iniziato presto ad accumulare problemi con la giustizia. Quando si è presentato di nuovo per un caso più grave dei precedenti, il giudice ha avuto l’idea di affidarlo a Lunghi Cammini, un’associazione italiana nata da poco a Mestre che offre ai giovani con difficoltà l’opzione di camminare come mezzo di reinserimento sociale.

Il ragazzo ha dovuto fare all’inizio un corso di adattamento al mondo del lavoro professionale. Ha anche fatto volontariato all’interno dell’associazione, con risultati convincenti. Dopo alcuni mesi, in collaborazione con il dipartimento di assistenza sociale del Tribunale di Venezia, l’associazione ha deciso di preparare un programma speciale per lui perché potesse rispettare la sentenza in un modo inaspettato.

Un cammino educativo
Seguendo il consiglio di Lunghi Cammini, il giudice ha proposto il pellegrinaggio stabilendo delle condizioni ben definite. Il ragazzo doveva impegnarsi a compiere tutto il percorso, non poteva consumare droghe, alcool e tabacco e si impegnava a non usare il cellulare in nessun caso. Se non avesse rispettato qualcuna di queste condizioni, sarebbe andato subito in carcere.

Il ragazzino è partito accompagnato da un “angelo custode”, Fabrizio, un volontario di 68 anni, professore in pensione, che aveva la responsabilità di assicurarsi che la sentenza venisse eseguita seguendo le condizioni stabilite. I due pellegrini avevano un budget di 40 euro al giorno per vitto e alloggio.






Tra discussioni e preghiere
Il percorso non è stato sempre facile. Il ragazzino si arrabbiava regolarmente e ha avuto molti momenti di dubbio, e il percorso è stato un’alternanza di discussioni e preghiere. A poco a poco si è sviluppato un forte legame tra i due. Superati molti momenti di scoraggiamento, sono finalmente arrivati a Santiago de Compostela. Al ritorno a Venezia, ciascuno dei due ha testimoniato quanto il viaggio l’abbia cambiato e l’amicizia che è nata tra di loro.

Fabrizio ha affermato che il pellegrinaggio è stato per lui un vero “apprendimento di apertura, comprensione e accettazione dell’altro”. Quanto al ragazzino, il Cammino gli ha permesso di “riflettere sulla sua vita”. Ha anche espresso la sua immensa gratitudine a Fabrizio: “La sua presenza è stata per me come una spina che mi pungolava costantemente. Ma è stata una spina al contempo dolorosa e positiva: mi ha mostrato una vita vera e veri valori. E ho anche trovato un nonno!”

Per Isabella Zuliani, direttrice dell’associazione, queste esperienze di reinserimento sono una soluzione che evita i rischi associati al carcere. La loro forza è essere caratterizzate dalla difficoltà e dalla rinuncia, e rappresentano un modo eccellente di aiutare i giovani a trovare la giusta strada nella loro vita.

Fonte it.aleteia.org

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