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Sondaggio choc (e da veri pazzi) su Al Jazeera. L’80 per cento degli arabi è per l’Isis

La televisione del Qatar ha chiesto un giudizio sulle vittorie militari di Al Baghdadi. Hanno risposto 38mila utenti, perlopiù sunniti, confermando la popolarità del Califfato.

Alcuni abitanti di Tabqua, nei pressi di Raqqa in Siria festeggiano i successi degli uomini del califfo
Alcuni abitanti di Tabqua, nei pressi di Raqqa in Siria festeggiano i successi degli uomini del califfo





E dopo le decapitazioni, i roghi umani, gli stupri e la distruzione di preziose opere d’arte sopravvissute millenni, l’81% degli arabi sostiene le conquiste dell’Isis. Generalizzare in realtà è scorretto, perché ci riferiamo ad un sondaggio digitale condotto dalla televisione «al Jazeera» fra il suo pubblico, che ha un valore scientifico molto relativo. Però un’indicazione, una misura della popolarità del Califfato la offre.

«Al Jazeera» ha fatto in arabo sul suo sito questa domanda: «Sostieni le vittorie dello Stato islamico in Iraq e Siria?». Oltre 38.000 utenti hanno deciso di rispondere, e l’81% ha votato «sì». Naturalmente non è un vero sondaggio, e sappiamo che «al Jazeera» è basata nel Qatar, da dove sono partiti molti finanziamenti per l’Isis. Inoltre il suo pubblico è composto soprattutto da sunniti, e un rilevamento analogo condotto l’11 settembre del 2006 aveva riportato che il 50% dell’audience appoggiava Osama bin Laden. Di recente, l’intelligence americana ha classificato il capo della sede della televisione in Pakistan come un membro di al Qaeda e della Fratellanza Musulmana.

Leader religiosi «timidi»  

Il sondaggio di «Al Jazeera» in sostanza, non può essere preso come un’espressione equilibrata e scientifica dei sentimenti del mondo musulmano, e forse neanche dell’intera componente sunnita, ma pone un problema che esiste. Nella società islamica il Califfato gode di una certa popolarità. Gli stessi leader religiosi sono stati abbastanza timidi nella loro condanna, e fino a quando la società islamica non rifiuterà l’Isis, sarà difficile sconfiggerlo.

Secondo diversi analisti, il motivo principale sta nella storica disputa fra sunniti e sciiti, esplosa ora in tutta la regione. Ieri ad esempio le forze irachene hanno annunciato l’avvio della controffensiva per riprendere Ramadi, ma le truppe mobilitate sarebbero soprattutto milizie sciite legate all’Iran. Se fossero loro a riconquistare le città sunnite prese dall’Isis, fra ovvie distruzioni e violenze, la popolarità del Califfato aumenterebbe ancora di più tra gli abitanti della provincia di al Anbar.

Il fascino della crudeltà  

Le atrocità dell’Isis hanno un doppio effetto: da una parte favoriscono il reclutamento, soprattutto fra i giovani e i militanti stranieri, e dall’altra inorridiscono i moderati. Finora, però, il primo effetto è stato chiaramente più forte del secondo, anche perché molti sunniti considerano l’Isis come il male minore, rispetto ad una dominazione sciita teleguidata dall’Iran. Paesi in teoria storicamente alleati degli Stati Uniti, come appunto il Qatar, ma anche la Turchia e la stessa Arabia, sono stati ambigui o favorevoli al Califfato, perché serviva a contrastare Assad ed Hezbollah in Siria, e l’influenza iraniana in Iraq. Altri alleati, come l’Egitto, hanno preso posizioni diverse, determinate soprattutto dalla lotta alla Fratellanza Musulmana. Così però il consenso nella società e nei governi, aperto o velato, resta il principale pilastro dell’Isis.




di Paolo Mastrolilli – Inviato a New York per il quotidiano La Stampa

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