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Sabato 7 marzo – Un padre da cui tornare

Sabato 7 marzo – Un padre da cui tornareIn quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E’ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Luca 15,1-3.11-32

Sono seduta accanto a te.
Che accogli e mangi con i peccatori.
E tu mi accogli.
E tu mi dai da mangiare.
Una peccatrice accolta, sfamata.
È questa la vita.
Grazie.

Un uomo aveva due figli.
Uno vuole tutto.
Uno non chiede niente.
Uno se ne va.
Uno resta.
Uno sperpera.
Uno lavora.
Uno è dissoluto.
Uno è bravo.
Uno vive con i porci.
Uno vive in casa.
Uno torna.
Uno non si è mai mosso.
Hanno una sola cosa in comune.
Che è l’unica importante.
Una cosa bellissima.
Non c’è cosa più bella.
Hanno un padre in comune.
Avere un padre.
Da cui tornare.
Da cui essere attesi e abbracciati.
Avere una casa.
In cui tornare.
In cui rimanere.
Avere un padre.
Che meraviglia.
Di tutto il resto non mi interessa.
Chi ha torto?
Chi ha ragione?
Chi è buono?
Chi è cattivo?
Non mi importa.
Lo siamo tutti.
Siamo buoni e cattivi.
Non mi importa.
Di questo racconto che mi fai, amore mio.
Vedo solo una cosa.
Avere un padre.
Che meraviglia.

Amore mio.
Dammi un cuore grande.
Un cuore che mi faccia sempre girare quando c’è una festa.
Quando qualcuno è felice.
Anche se non è per me.
Anche se non sono io.

Di Don Mauro Leonardi

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