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Questo sabato il 15° pellegrinaggio nazionale alla Beata Vergine di Pompei

Quella di sabato sarà la quindicesima edizione del pellegrinaggio nazionale Unitalsi a Pompei, sede di uno «dei grandi santuari in cui l’associazione condivide assieme a malati e disabili

Quella di sabato sarà la quindicesima edizione del pellegrinaggio nazionale Unitalsi a Pompei, sede di uno «dei grandi santuari in cui l’associazione condivide assieme a malati e disabili la gioia e lo stupore del viaggio», per dirla con le parole del presidente nazionale Antonio Diella. «Ci apprestiamo a vivere l’ultima parte della stagione dei pellegrinaggi che terminerà con l’appuntamento a Lourdes in occasione della grande celebrazione per l’Immacolata Concezione – spiega ancora il presidente –. Si apre quindi un periodo intenso che vedrà la famiglia unitalsiana impegnata con i suoi volontari a far vivere a chi è in difficoltà l’esperienza del pellegrinaggio non solo a Lourdes ma anche a Fatima, in Terra Santa e a Pompei».

I pellegrini avranno l’occasione di ricordare il Beato Bartolo Longo, «uomo d’intensa preghiera che pose intelligenza e volontà al servizio del bene creando l’opera di Pompei», come ricorda ancora il presidente. A guidare i fedeli ci sarà l’assistente ecclesiastico nazionale, monsignor Luigi Bressan, arcivescovo emerito della diocesi di Trento, che presiederà la funzione eucaristica del mattino. «Mi ha sempre colpito il ruolo così rilevante di un laico, il beato Bartolo Longo – racconta Bressan –. E’ un forte richiamo alla responsabilità e alla missione che tutti portiamo per il bene comune, poiché fin dal battesimo siamo coinvolti in una dinamica di amore e di servizio. I misteri del rosario ci parlano appunto di questa comunione della vita di Dio trasmessa a noi tutti. Con riconoscenza ne percorriamo la storia e chiediamo a Maria di aiutarci in questo cammino».

I pellegrini, circa 1500, saranno accolti dall’arcivescovo e prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo: «Ci prepariamo ad accogliere, con la letizia nel cuore, i volontari e gli ammalati dell’Unitalsi. Vogliamo metterci alla loro scuola. Per noi sono testimoni di una fede non solo annunciata, ma concretizzata nella vita di tutti i giorni, levigata dalla sofferenza, modellata sull’amore che è Cristo stesso. A tutti gli associati vogliamo esprimere la nostra gratitudine perché, tra i piccoli e i grandi problemi del quotidiano, sanno sempre farsi Vangelo vivo. Le difficoltà fisiche diventano tetto per annunciare al mondo la Buona notizia».

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