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Quelle bare di bambini che ci interrogano. A Crotone la Camera ardente tra urla di dolore e l’affetto dei cittadini

La città calabrese ha manifestato il suo cordoglio di fronte alle 66 bare disposte nel Palazzetto dello sport, dove in mattinata l’arcivescovo Panzetta e l’imam della Moschea di Cutro hanno elevato una preghiera comune per le vittime.

Centinaia le persone in fila a portare fiori e peluche o affiggere striscioni e cartelli, tra questi alcuni parenti e sopravvissuti. Suor Loredana Pisani dell’Ufficio Migrantes: “Sono i giorni dell’aiuto, ma anche del silenzio dinanzi alla tragedia”

“Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la vita, ma per la morte… Perdonateci”. Il cartellone bianco, scritto da un gruppo di “donne e madri” di Steccato di Cutro, sventola fuori dal PalaMilone, il palazzetto dello sport della città di Crotone dove questa mattina alle 9 è stata aperta la camera ardente dei migranti morti nel naufragio di domenica 26 febbraio al largo delle coste calabresi.

Sessantasei bare allineate sul parquet della struttura usata solitamente dai crotonesi per gare di basket e altre manifestazioni artistiche e sportive. Alcune sono di colore bianco, circondate da peluches, ad indicare la presenza di cadaveri di bambini. Come il piccolo feretro con sopra impressa la sigla “KR46M0”, dove lo 0 indica che il bimbo lì riposto – la vittima numero 46 – non aveva neppure un anno.

Sopra era sistemata una macchinina della polizia, a dimostrazione del cordoglio che anche le Forse dell’Ordine impegnate in queste ore per gli aiuti. Su 23 bare c’è invece una targa col nome: sono gli uomini, le donne e i minori che in questi giorni sono stati identificati dalla scientifica e dai parenti. Molti altri corpi il mare li sta restituendo in questi giorni, in queste ore. Questa mattina, quello di una bimba di 4-5 anni.

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