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Quella corsia vuota accanto a Paltrinieri

Quella corsia vuota accanto a PaltrinieriGreg Paltrinieri vince i mondiali ma nelle interviste dopo la vittoria a farla da padrone non sono la gioia e l’esultanza ma la paura, il sentirsi destabilizzato, la follia. La corsia vuota accanto a lui sembra più importante dell’oro della medaglia.
L’assenza di Sun Yang, l’avversario principale, gli ha fatto saltare i riferimenti, i parametri, la vita da nuotatore. Per 1500 metri ha combattuto con il peggiore dei fantasmi, dei nemici: la solitudine, il viscido lemure dell’abbandono. “Non lo vedevamo arrivare. Ci siamo detti scherzando ‘ha paura’, poi non è arrivato e avevo paura io”.
Il vero dolore lo si fa con il silenzio, l’assenza, l’esclusione. Il vero mobbing un collega di lavoro non te lo fa con le calunnie, con i dispetti, ma non dicendoti le cose che si decidono intorno a te. Non comunicandoti le cose che tutti sanno. Non chiamandoti ad unirti ad una conversazione che si sta facendo in fondo alla stanza, e tu rimani all’oscuro, ignaro di quello che ti succede intorno e sulla testa, solo in fondo alla stanza.
La vera carognata un amico non te la fa chiamandoti in ritardo, trattandoti sgarbatamente. Ti fa del male non chiamandoti, facendo una festa, anche un semplice dopocena e tu lo vieni a sapere da un post su fb, andando a cercare un altro e scopri che stanno assieme e tu non ci sei. Senza chi deve stare al tuo fianco, amico collega rivale che sia, si vive male, si nuota male.

Proprio oggi, in tutt’altro campo, lo dice il vecchio Marco Pannella e mi commuove. Non parla di Sun Yang ma di Emma Bonino. “Il partito lo concepiamo come un ordine monacale, con la regola: a che ora si mangia, si beve, si prega assieme. Emma io continuo a muovermi in questo modo, ti devo dire, per me è prezioso questo modo di campare il partito”: e insiste che lei torni.
Nello sport come nella vita sono belli gli abbracci a fine gara tra chi vince perché ci sono anche gli abbracci tra chi perde. E forse chi perde vince davvero: perché c’è, c’è stato. Anche se questa volta ha vinto l’altro.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost

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