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Parla un sacerdote: A Medjugorje Maria cambia la vita delle persone con la grazia del suo Figlio

Parla un sacerdote: A Medjugorje Maria cambia la vita delle persone con la grazia del suo Figlio. Una testimonianza che ti cambierà la giornata!

Medjugorje

Innanzitutto questa mia testimonianza di sacerdote e di parroco, ha subito bisogno di una rettifica, o meglio, di una precisazione: il pellegrinaggio parrocchiale è durato dal 2 al 9 di agosto. La mia permanenza a Medjugorje si è protratta un po’ di più. Quest’anno ho compiuto 20 anni di sacerdozio ed ho sentito il bisogno interiore di fermarmi un po’ di più a Medjugorje, per fare i miei esercizi spirituali in preparazione al 22 agosto, alla Festa di Maria Regina, giorno nel quale ho celebrato i miei venti anni di presbiterato (…ma guarda tu che “combinazione”essere stato ordinato il giorno di Maria Regina!).

Per me che ho sempre tanto da fare, che devo sempre correre, svolgere una miriade di attività, pregare, celebrare, confessare, fare direzione spirituale, preparare la predicazione, sbrigare i documenti parrocchiali, pensare anche alle tante cose materiali della mia vita (casa, cibo, vestiti) e della vita della parrocchia. Per me erano assolutamente necessari 14 giorni di permanenza a Medjugorje.

Perché Medjugorje? Non credo di poter dare sufficienti motivazioni. Ci sono le “ragioni del cuore” che ti spingono tante volte a fare cose che tu vedi e sai giuste. Ma difficilmente riesci a spiegare. Anche qui io darei la mia “empirica” risposta dicendo che solo chi è andato a Medjugorje capisce il motivo della mia scelta. Chi non c’è ancora andato (a parte che non sa cosa si perde) è giusto che vada e capirà.

Anche preciso che il pellegrinaggio “parrocchiale” non era proprio parrocchiale, perché ci siamo iscritti presso una associazione. Essendo vietati i pellegrinaggi ufficiali, la parrocchia non ha organizzato nulla. Ci siamo iscritti come singoli presso l’associazione “Regina della pace- Sardegna”, insieme a 110 fratelli che hanno condiviso con noi questa esperienza. Il nostro gruppo era composto da 47 persone, 24 delle quali giovani. Per tutto l’arco di un anno questa settimana di presenza a Medjugorje è stata preparata nella preghiera, anzitutto, e poi in ogni singolo particolare. Due ritiri, di una giornata ciascuno, hanno affinato la sensibilità spirituale dei singoli. La confessione e la direzione spirituale, la adorazione eucaristica e la Messa, hanno portato nella vita spirituale di questo anno, l’impronta di questo “camminare-verso” non tanto un luogo, quanto piuttosto una persona: Maria Regina della Pace. Colei che ci dà Gesù Maestro e Salvatore.

L’elemento “economico” non era trascurabile. Con tanti giovani, dovere reperire fondi? Ecco allora l’autofinanziamento, tramite la preparazione di rosari, decine, collane, orecchini, dei materiali più diversi, dagli swarovski, al legno, dal vetro ai materiali sintetici…e poi…”AIUTATECI A REALIZZARE UN SOGNO” avevano scritto i giovani nel cartello che portavano con loro quando vendevano i loro oggettini. Poi il sogno si è realizzato….

Devo dire che stentavo a crederci anche io, che non mi spavento facilmente davanti a nulla. Stentavo a crederci pensando alle quote da pagare, e a tutti coloro che hanno girato attorno a questa iniziativa, ma che forse non erano chiamati dalla Madonna. Per questo arrivavano, stavano, e poi andavano via.

Ebbene, c’è da non crederci: non solo le quote dei giovani, quasi per intero, ma addirittura le magliette ed i cappellini uguali, le pile, gli zainetti, il libretto dei canti, le radioline. Si, è proprio vero che Dio non si fa vincere in generosità da nessuno.

Così siamo arrivati alla partenza, e alle 11 del 2 agosto nella nostra bellissima parrocchiale, accompagnati da altri fedeli che ci guardavano con santa invidia, abbiamo cominciato il nostro pellegrinaggio con la celebrazione della Santa Messa. Era anche il perdono d’Assisi. Vi assicuro che siamo partiti veramente rinnovati dalla grazia della indulgenza che seguiva il perdono sacramentale della confessione, e dalla presenza di Gesù Eucarestia che avevamo ricevuto. Abbiamo trovato radunati a Medjugorje 37mila giovani, di 25 nazioni, di 15 lingue diverse. Il mondo, insomma, ai piedi di Maria. A cantare, a pregare, a ballare, ad adorare, a ricevere i sacramenti. Era la Chiesa!

Noi sacerdoti eravamo 500!. Abbiamo confessato, solo confessato, sempre confessato. Se volete metterla un po’ in chiave semiseria, per quelli come me, che giustamente portano sempre non il clergiman, ma la veste talare, era difficile persino uscire la notte a passeggio con i propri giovani a cantare nella piazza della chiesa. C’era veramente un assalto di giovani che chiedevano la riconciliazione, che desideravano la misericordia, che volevano il perdono di Dio. Per quanto mi riguarda per alcune volte ho sfiorato le dieci ore al giorno di confessionale. Due sere l’una e mezza di notte ad ascoltare ancora penitenti. Non a caso si dice che Medjugorje sia “il confessionale del Mondo”!

A tutti coloro che, sacerdoti o vescovi, hanno dei dubbi su Medjugorje, io propongo solo questa esperienza: Và a Medjugorje, mettiti a confessare. Il resto lo capirai li. Maria cambia la vita delle persone con la grazia del suo Figlio. Lei mette quella sana inquietudine che porta persone che non si confessavano da 30 o 40 anni ad inginocchiarsi davanti al ministro della Divina Misericordia. A piangere per i propri errori, a promettere di cambiare radicalmente orientamento di vita. Lei mette anche nel cuore di tante persone il desiderio della purezza di coscienza.  o il desiderio di troncare con situazioni di scandalo, di immoralità, di disordine, per tornare alla comunione vera col Re della Pace. Lei instilla il desiderio di progredire nella santità, nel cuore di coloro che già sono vicini al Signore e che tornano durante il pellegrinaggio ad abbeverarsi alle acque purissime che scaturiscono dal Cuore del Redentore e che lavano il peccato del mondo…

Nei confessionali c’è la Grazia

Durante la mia permanenza a Medjugorje (questa era la 5 volta, dunque si tratta di una esperienza vagliata non di una impressione) ho pensato alla mia vocazione. Ministro della misericordia quando confesso, testimone dell’opera della divina misericordia quando ascolto e aiuto i penitenti e ne tocco con mano la conversione radicale, oggetto della misericordia quando mi confesso ( e l’ho fatto due volte in questi 14 giorni). Tutto questo, se è vero sempre per il nostro ministero, lo è ancor di più a Medjugorje. Come ben sanno coloro che vi hanno, per grazia di Dio, messo piede!

Non credo che sia opportuno fare qui riferimento ai peccati e alle situazioni disordinate, gravemente contrarie ai comandamenti di Dio, che il sacerdote confessore è chiamato ad affrontare a Medjugorje. Essendo uno dei luoghi al mondo di maggior afflusso di pellegrini è evidente che i confessori ascoltino veramente di tutto. Anche perché nello stesso pellegrinaggio c’è questa valenza del voler “vuotare il sacco” e del voler dare una svolta alla propria vita. Dico solo che raramente (ed io sono uno di quei preti che confessa molto) tu trovi tanta umiltà e tanta lucidità, tanta verità, tanta sincera contrizione in coloro che si confessano. Questo in alcuni casi è impossibile che avvenga senza un aiuto diretto della grazia. Un aiuto che a Medjugorje sicuramente Maria ottiene con la sua intercessione per ciascun pellegrino.

Nessuno infatti, mi sento di affermarlo perché ci credo, nessuno lascia Medjugorje, così come era quando è arrivato.

Un’impressione forte me l’hanno lasciata i nostri giovani. Io pensavo di conoscerli bene. Di molti sono il padre spirituale. Credevo che ci sarebbe voluta un po’ di insistenza per strapparli dalla attrazione dei negozi e metterli alla scuola della Parola di Dio annunciata nelle catechesi, proclamata nelle testimonianze! Invece mi hanno edificato con la presenza massiccia a tutti gli appuntamenti in programma, sotto il cocente sole di un inizio agosto implacabile, con le loro magliette uguali (che tutti ci invidiavano e che molti avrebbero voluto. Forse se le avessimo avute ne avremmo potuto vendere almeno 300…) col loro sentirsi gruppo non solo tra loro, ma anche con gli adulti e addirittura con gli anziani!

Sacerdoti, che magari per caso vi trovate a leggere queste righe, e che sapete quale fatica pastorale si deve fare per creare spirito di famiglia in parrocchia tra i vari elementi che la compongono, ditemi:

se questo non è un segno della presenza di Maria, cosa è?

Avreste dovuto vedere i miei giovani che salivano alla collina delle apparizioni, sorreggendo, a notte fonda, tutti gli anziani che non abbiamo voluto lasciare in albergo. Oppure avreste dovuto vedere la nostra via crucis sul monte della croce, con i giovani che accompagnavo quanti erano un po’ più affaticati nella scalata. Silenziosi, meditabondi, commossi durante la recita del rosario o nell’ascolto delle meditazioni delle stazioni. Leggete un po’ i messaggi della Regina della Pace sulla famiglia, sugli anziani, sui giovani (usando il motore di ricerca non è difficile farlo….) e vedrete che è proprio Lei, Maria, che chiede queste cose e che, sicuramente, con la forza della sua presenza le fa diventare realtà.

Medjugorje
Di Francesco Frigida – PAPABOYS

Avreste dovuto sentire le testimonianze dei miei giovani, quando in bus li riaccompagnavo all’aeroporto di Spalato, avreste dovuto vedere la loro commozione (…e quella del loro parroco) nel lasciare Medjugorje e nel salutarmi prima di imbarcarsi per Cagliari… fiore di universitari, ragazzi e ragazze forti e generosi, toccati dalla grazia e affettuosamente guidati dalla Gospa!

Un’esperienza di fede

Sì, Medjugorje è stata un’esperienza di fede, un’esperienza di Chiesa, un’esperienza del fatto che il Signore è l’Emmanuele Dio-con-noi. Colui che non ci abbandona, Colui che ci ama, Colui che ci perdona, Colui che attraverso Maria, vuole darci la Pace, che è il suo Figlio Gesù. Ho sentito che, quando i miei giovani stavano vendendo i loro oggettini per ricavare i fondi per andare a Medjugorje, un altro giovane (spero non della mia parrocchia) ha detto: “Medjugorje? Che triste! Io vado in Terra Santa!”. Speriamo che sia tornato dalla Terra di Gesù contento, glielo auguro con tutto il cuore, io che ci sono stato tre volte. Però forse lui non sa che a Medjugorje la Madonna ha detto:”Se sapeste quanto vi amo piangereste di gioia!” e un’esperienza d’amore come quella che dice la Gospa, non può essere triste….o no? Mi diceva il giorno 5 agosto, un sacerdote che avevo affianco nella Messa di conclusione del festival, mentre insieme ci lasciavamo commuovere dallo spettacolo meraviglioso di una marea di giovani che lodavano il Signore: “Dove sono i vescovi? Dove sono i nostri vescovi?”. Non nascondo che questa domanda mi ha fatto male…

Certo! La risposta era una. Ma il cristiano non la può dare a cuor leggero. Poi ci ho pensato, alla fine gli ho detto: “I nostri vescovi sono a casa…ad aspettare che vengano i nostri frutti…

Già, a casa aspettano tutti che dal nostro pellegrinaggio vengano frutti: io son prete: frutti per il mio rapporto col mio vescovo, che devo amare, al quale devo obbedire, che non devo giudicare, ecc. Frutti per il mio lavoro apostolico in parrocchia, per la mia disponibilità ai parrocchiani, per la mia rettitudine interiore che mi porterà ad agire sempre per il bene nella verità senza cercare il mio interesse, senza tornaconto, senza rispetto umano. Tu sei giovane, sposato, ragazzo, sacerdote, religioso, vedovo, celibe, adulto, anziano. Sai quando il mondo crederà a Medjugorje? Sai quando il vescovo capirà? Sai quando in casa tua moglie accetterà? Sai quando sul posto di lavoro capiranno? Sai quando i tuoi amici sentiranno il desiderio di seguirti a Medjugorje? Quando la tua vita sarà, nella preghiera, nel digiuno, nella messa quotidiana, nella confessione frequente, nella direzione spirituale, nelle opere di mortificazione e di carità…. IL FRUTTO del tuo pellegrinaggio, del tuo incontro con la Madonna.

Don Chicco.

Fonte: www.editriceshalom.it – Copertina sologossip.it

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