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Papa Francesco è a Kinshasa. “Bienvenue Pape François” per le strade

L’ aereo con a bordo Francesco è atterrato alle 14.33 nella Repubblica Democratica del Congo. Nel consueto saluto ai giornalisti, durante il viaggio verso l’Africa il Papa ha rivolto un pensiero ai tanti che hanno perso la vita e a quanti sono stati messi nei lager dopo aver attraversato il deserto

Benedetta Capelli – Città del Vaticano per Vaticannews.va

Papa Francesco è arrivato a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, prima tappa del suo viaggio apostolico in Africa, il 40.mo dall’inizio del suo pontificato e che toccherà anche il Sud Sudan. Il silenzio e la preghiera come una carezza sulle vite di “sofferenti” e disperati in cerca di una nuova opportunità, il Pontefice la regala durante il volo di andata da Roma a Kinshasa. Sotto di lui i colori del deserto e il sole, non può mancare il ricordo di tante vite sfiorite nella sabbia sotto il peso della fatica, della sete, delle violenze.

In questo momento stiamo attraversando il Sahara facciamo un pensierino, in silenzio, una preghiera per tutte le persone che cercando un po’ di benessere, un po’ di libertà hanno attraversato e non ce l’hanno fatta. Tanti sofferenti che arrivano al Mediterraneo dopo aver attraversato il deserto e sono presi nei lager e soffrono lì. Preghiamo per tutta quella gente.

Prima della preghiera silenziosa e intensa, Francesco si rivolge ai giornalisti presenti – circa 75 giornalisti da 12 Paesi, di cui due africani – li ringrazia per averlo accompagnato in questo viaggio atteso da un anno.

E’ un viaggio bello, io avrei voluto andare a Goma, ma con la guerra non si può andare là. Soltanto sarà Kinshasa e Juba, da lì faremo tutto. Grazie per stare qui con me, stare tutti insieme, grazie per il vostro lavoro che tanto buono, aiuta tanto perché fa arrivare alla gente, che si interessa del viaggio, le immagini anche i pensieri, le riflessioni vostre sul viaggio, grazie tante.

Francesco esprime il suo rammarico per non aver compiuto il solito giro per salutare “ma oggi – dice – non posso”. Resta in poltrona, provando “un po’ di vergogna a far venire tutti qui, possiamo – conclude – salutarci da lontano”. Diversi i doni che il Papa riceve da chi lo accompagna nel viaggio, la giornalista Eva Fernández di Radio Cope, emittente della Conferenza episcopale spagnola, ha regalato un frammento di roccia di Kiwu da cui estraggono il coltan ed ha spiegato a Francesco che per ogni kg estratto muoiono due persone. Poi un frammento di lava del vulcano Nyiragongo,  circa 12 km a nord della città di Goma, che provoca disastri.

I giovani coinvolti nei preparativi

Balestrero commenta anche l’attesa di queste ore per l’arrivo del Pontefice, con preparativi che fervono da settimane che hanno impiegato ragazzi, anche giovanissimi, altrimenti a zonzo, in locali e Casinò oppure in strada a cercare lavori occasionali e occupazioni giornaliere. “Ormai non è più di attesa ma una fibrillazione. Le persone per strada cantano la canzone composta appositamente per il Papa, ci sono i poster che si moltiplicano, tantissimi fedeli stanno arrivando dalle altre parti del Congo e dai Paesi vicini”.
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Consolazione

Il fatto è che la presenza del Papa è “una grande consolazione” per il Congo, “perché è un Paese che sta soffrendo, è vittima di tante violenze e ora, per almeno 3-4 giorni, sente il Papa versa l’unguento, il balsamo sulle sue ferite che sono purtroppo molto profonde”. “C’è anche– e questo mi riempie di gioia – una comunità cattolica che vuole davvero dare spazio a Dio nella sua vita, ma che ha bisogno di ricevere dal Papa uno sprone per evitare una dicotomia tra la fede proclamata e la vita vissuta”, dice il nunzio. La visita del Pontefice “può essere, anzi, sarà una pietra miliare per ricevere degli orientamenti per evangelizzare sempre meglio e in profondità”.

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