Papa Francesco dall’Africa: il Sud Sudan non si riduca a cimitero. Il programma di oggi, 4 febbraio 2023. LIVE TV

A Giuba, nel discorso alle autorità, Francesco sottolinea l’urgenza dell’unità, senza ‘se’ e senza ‘ma’: “Ci si intenda e si porti avanti l’Accordo di pace, come anche la Road Map”.
Occorre cambiare passo, superando inerzia, doppiezze, opportunismi, clientelismi. “Va arginato l’arrivo di armi”, precisa il Pontefice che sprona, inoltre, la comunità internazionale affinché si coinvolga con pazienza e determinazione nel processo di sviluppo dei popoli

È la grande metafora del fiume a fare da sfondo all’ampio discorso pronunciato da Papa Francesco nel giardino della residenza presidenziale di fronte alle autorità del Sud Sudan.

Incontro con le Autorità del Sud Sudan
Incontro con le Autorità del Sud Sudan

Nella Repubblica Democratica del Congo aveva usato quella del diamante; qui l’immagine a cui si ispira per lanciare un inequivocabile, franco e diretto messaggio di pace e stabilizzazione è quella del corso d’acqua che attraversa il Paese africano. L’auspicio del Pontefice è che il Sud Sudan “si riconcili e cambi rotta”:

“Il suo corso vitale non sia più impedito dall’alluvione della violenza, ostacolato dalle paludi della corruzione e vanificato dallo straripamento della povertà.”

IL PROGRAMMA DI OGGI, 4 FEBBRAIO 2023

ALLE ORE 07.50: Dalla Cattedrale di Santa Teresa, a Giuba, Sud Sudan, Incontro di Papa Francesco con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati e i Seminaristi

ALLE ORE 15.20: Giuba,Visita agli sfollati interni

ALLE ORE 16.50: Giuba,Preghiera Ecumenica

Il cammino di pace non è più rimandabile

È una terra che il Papa dice di portare nel cuore, quella del Sud Sudan, dove giunge in pellegrinaggio ecumenico. Sul libro d’onore firmato nella visita di cortesia nel palazzo presidenziale scrive: “Qui pellegrino, prego perché in questo caro Paese, dono del Nilo, scorrano fiumi di pace; gli abitanti del Sud Sudan, terra della grande abbondanza, vedano sbocciare la riconciliazione e germogliare la prosperità.”

Una pace il cui cammino è “tortuoso ma non più rimandabile”. La consapevolezza si deduce dal “grido di un intero popolo che, con grande dignità – precisa Francesco – piange per la violenza che soffre, per la perenne mancanza di sicurezza, per la povertà che lo colpisce e per i disastri naturali che infieriscono”.

Anni di guerre e conflitti non sembrano conoscere fine e pure recentemente, persino ieri, si sono verificati aspri scontri, mentre i processi di riconciliazione sembrano paralizzati e le promesse di pace restano incompiute. Questa estenuante sofferenza non sia vana; la pazienza e i sacrifici del popolo sud sudanese, di questa gente giovane, umile e coraggiosa, interpellino tutti e, come semi che nella terra danno vita alla pianta, vedano sbocciare germogli di pace che portino frutto.

Il Pontefice non trascura di fare riferimento al tragico agguato inferto da pastori armati che proprio ieri ha causato la morte di almeno 21 persone, uccise in un raid per il furto di bestiame. La rappresaglia contro una comunità rivale nella contea di Kajo-Keji dell’Equatoria centrale.

C’è bisogno di padri, non di padroni

Come ha ricordato per la Repubblica Democratica del Congo, anche il Sud Sudan – sottolinea il Papa – è una terra di grande abbondanza, non solo come vegetazione ma per le risorse del sottosuolo: un ‘dono del Nilo’.

Distinte Autorità, siete voi queste sorgenti, le sorgenti che irrigano la convivenza comune, i padri e le madri di questo Paese fanciullo. Voi siete chiamati a rigenerare la vita sociale, come fonti limpide di prosperità e di pace, perché di questo hanno bisogno i figli del Sud Sudan: di padri, non di padroni; di passi stabili di sviluppo, non di continue cadute.

Le ferite lascino il posto a una crescita pacifica, insiste Francesco, guardando e invitando a guardare alle future generazioni che onoreranno questa terra nella misura in cui si saprà consegnarla nella concordia. “La violenza invece, fa regredire il corso della storia”. E implora:

Affinché questa terra non si riduca a un cimitero, ma torni a essere un giardino fiorente, vi prego, con tutto il cuore, di accogliere una parola semplice: non mia, ma di Cristo. Egli la pronunciò proprio in un giardino, nel Getsemani, quando, di fronte a un suo discepolo che aveva sfoderato la spada, disse: «Basta!» (Lc 22,51).