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Papa Francesco da Malta rilancia ancora un grido per la pace: ‘La guerra è sacrilega!’

All’Angelus al termine della Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, Francesco ha ringraziato i maltesi per l’accoglienza ricevuta e ha ricordato nuovamente la “tragedia umanitaria” del martoriato Paese est europeo. Ai giovani: innamoratevi di Cristo e non dimenticatevi dei nonni, spendersi nell’amore rende liberi
La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana
La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana

Il grazie del Papa al popolo maltese arriva all’Angelus recitato a Floriana, nei pressi de La Valletta, dove alla presenza di 20 mila fedeli Francesco ha celebrato la Santa Messa in questo secondo ed ultimo giorno del suo 36.mo Viaggio Apostolico. Il ringraziamento del Santo Padre va alle autorità, ai sacerdoti, a chi ha lavorato per questa visita, inizialmente prevista nella primavera 2020 e posticipata a causa della pandemia:

Vorrei esprimere la mia riconoscenza al Signor Presidente della Repubblica e alle Autorità, ai miei Fratelli vescovi, a voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, e a tutti i cittadini e i fedeli di Malta e di Gozo per l’accoglienza e l’affetto ricevuti. Ringrazio anche coloro che hanno lavorato per questa visita e vorrei salutare cordialmente i fratelli e le sorelle di varie confessioni cristiane e religioni che ho incontrato. 

La preghiera a Maria per la pace

Il pensiero di Francesco ancora una volta va al conflitto in Ucraina, alla “tragedia umanitaria” di un Paese “martoriato”, con la richiesta di non stancarsi di pregare e di aiutare chi soffre a causa di una guerra nuovamente definita “sacrilega”.

Il Signore vi accompagni e la Madonna vi custodisca. La preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti. Non stanchiamoci di pregare e di aiutare chi soffre. La pace sia con voi!

Innamorarsi di Gesù

Il Papa ricorda che la fede ha bisogno di crescere, di rafforzarsi ed indica nella gioia e nel dono gli strumenti per farlo. Il suo pensiero va alla “catena di santità” che ha portato tanti maltesi a fare della loro vita un dono, citando in particolare san Giorgio Preca, il primo santo maltese nella storia del cattolicesimo:

In queste isole si respira il senso del Popolo di Dio. Andate avanti così, ricordando che la fede cresce nella gioia e si rafforza nel dono. Proseguite la catena di santità che ha portato tanti maltesi a donarsi con entusiasmo a Dio e agli altri. Penso a Dun Ġorġ Preca, canonizzato quindici anni fa. E vorrei infine rivolgere una parola ai giovani, che sono il vostro avvenire. Cari amici, condivido con voi la cosa più bella della vita. Sapete qual è? È la gioia di spendersi nell’amore, che ci fa liberi. Ma questa gioia ha un nome: Gesù. Vi auguro la bellezza di innamorarvi di Gesù, Dio della misericordia, che crede in voi, sogna con voi, ama le vostre vite e non vi deluderà mai.

Per andare avanti, ha aggiunto a braccio Francesco, “non dimenticatevi delle radici. Parlate con i vecchi, parlate con i nonni, parlate con gli anziani”.

La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana
La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana

Il volto luminoso di Malta

Francesco rivela che porterà con sé molti momenti di questo viaggio, conservando nel cuore i volti di tante persone incontrate in queste ore, il “volto luminoso di Malta”, come “luminosa” ha definito questa terra a pochi giorni dalla partenza per Malta:

Questa sera, dopo aver incontrato diversi fratelli e sorelle migranti, sarà già ora di fare ritorno a Roma, ma porterò con me molti momenti e parole di questi giorni. Soprattutto conserverò nel cuore tanti volti, e il volto luminoso di Malta!

La Celebrazione della Santa Messa e l’Omelia

Nel secondo giorno del viaggio apostolico a Malta il Papa celebra la Messa a Floriana di fronte a circa 20 mila fedeli e rappresentanti delle Chiese cristiane e di altre confessioni religiose: “In ogni tempo c’è il pericolo di fraintendere Gesù, anche innalzando vessilli con la croce”

“Non c’è peccato o fallimento che, portato a Dio, non possa diventare un’occasione per iniziare una vita nuova, diversa, nel segno della misericordia”. All’omelia della messa celebrata nel piazzale di Granai a Floriana, subito fuori le mura de La Valletta a Malta, Francesco ricorda che Dio lascia sempre aperta una possibilità e sa trovare ogni volta vie di liberazione e salvezza. Lo ha capito la donna adultera del Vangelo odierno, accusata da scribi e farisei che desideravano lapidarla a causa del suo peccato: smarrita, finita fuori strada cercando la felicità per vie sbagliate è condannata a morte dai suoi accusatori

Il perdono che insegna a perdonare

Lo sguardo di Gesù la raggiunge e con esso il perdono che cambia non solo la sua vita, ma anche lo sguardo sui suoi accusatori, che in qualche modo le hanno permesso di incontrare il Signore. Perdonata da Gesù, impara a perdonare:

lI Signore desidera che anche noi suoi discepoli, noi come Chiesa, perdonati da Lui, diventiamo testimoni instancabili di riconciliazione: di un Dio per il quale non esiste la parola “irrecuperabile”; di un Dio che sempre perdona, continua a credere in noi e dà ogni volta la possibilità di ricominciare.

La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana
La messa del Papa nel Piazzale dei Granai a Floriana

In cerca degli assenti

L’adultera convertita suggerisce alla Chiesa di rimettersi sempre alla scuola del Vangelo, di non stare a contare i presenti, ma andare a cercare gli assenti. Assenti quel giorno tra il popolo radunatosi attorno a Gesù erano oltra alla donna, i suoi accusatori, scribi e farisei, “coloro che si vantano di essere giusti, osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene”.

Il pericolo di fraintendere Gesù

Essi, osserva il Vescovo di Roma, “non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri, agli occhi della gente sembrano esperti di Dio, ma non riconoscono Gesù e lo vedono come un nemico da far fuori”.

Questi personaggi ci dicono che anche nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. In ogni tempo, in ogni comunità. C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti. E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce.

Lo sguardo che rivela

È lo sguardo verso il prossimo e verso noi stessi la cartina tornasole per verificare se siamo “discepoli alla scuola del Maestro. Non basta infatti pregare o partecipare a funzioni religiose: non l’esteriorità solenne, ma la povertà interiore è il tesoro più prezioso dell’uomo. Il nostro – chiede Francesco – è uno sguardo di misericordia oppure è giudicante o sprezzante?

Chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio. (…) Per Gesù quello che conta è l’apertura disponibile di chi non si sente arrivato, bensì bisognoso di salvezza, (…) perché il Maestro non si accontenta dell’apparenza, ma cerca la verità del cuore. E quando gli apriamo il cuore nella verità, può compiere prodigi in noi.

Il servizio completo sulla seconda giornata di Papa Francesco A MALTA LO TROVI QUI

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