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Papa Francesco all’udienza generale: «Il sacrificio di Cristo è gratuito»

All’udienza generale fa appello per le paraolimpiadi coreane dopo che i giochi olimpici hanno mostrato che «lo sport può tendere ponti tra paesi in conflitto» «Il sacrificio di Cristo è gratuito», e questo implica che anche quando si vuole ricordare qualcuno, per esempio un defunto, «la messa è gratuita»: lo ha rimarcato papa Francesco che, nel corso dell’udienza generale, ha sottolineato che «nessuno e niente è dimenticato nella Preghiera eucaristica».

Jorge Mario Bergoglio ha spiegato anche la scelta conciliare di usare la «lingua che la gente capisce» per permettere all’assemblea di unirsi al sacerdote nella preghiera che ricorda il sacrificio di Cristo, ed ha ricordato che nell’eucaristia c’è il corpo e il sangue di Gesù e non ha senso fare «pensieri strani» al proposito. A conclusione della catechesi il Papa ha ricordato che venerdì celebrerà la liturgia penitenziale per la tradizionale «24 Ore per il Signore» ed ha fatto appello per le paraolimpiadi coreane che si aprono tra due giorni, evidenziando che i giochi olimpici appena conclusi «hanno mostrato come lo sport può tendere ponti tra paesi in conflitto e dare un valido contributo a prospettive di pace tra i popoli».

«La Preghiera eucaristica chiede a Dio di raccogliere tutti i suoi figli nella perfezione dell’amore, in unione con il Papa e il Vescovo, menzionati per nome, segno che celebriamo in comunione con la Chiesa universale e con la Chiesa particolare», ha detto il Papa. «La supplica, come l’offerta, è presentata a Dio per tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, in attesa della beata speranza di condividere l’eredità eterna del cielo, con la Vergine Maria. Nessuno e niente è dimenticato nella Preghiera eucaristica, ma ogni cosa è ricondotta a Dio, come ricorda la dossologia che la conclude. Nessuno è dimenticato e se io ho qualche persona, parenti, amici che sono nel bisogno o sono passati da un mondo all’altro, posso nominarli in quel momento, in silenzio… “ah, padre, quanto devo pagare perché i mio nome venga lì?”, niente! La messa non si paga, la messa è il sacrificio di Cristo che è gratuito, se tu vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga, questo è importante capirlo».

Nella preghiera eucaristica «la Chiesa esprime ciò che essa compie quando celebra l’Eucaristia e il motivo per cui la celebra, ossia fare comunione con Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati», ha proseguito il Papa, che sta svolgendo un ciclo di catechesi sul significato dei vari passaggi della messa, citando poi l’ordinamento generale del Messale romano: «Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio. Per unirsi – ha chiosato Francesco – deve capire e per questo questa celebrazione la Chiesa ha voluto farla nella lingua che la gente capisce, per unirsi a questa lode, a questa grande preghiera col sacerdote».

Parlando poi della invocazione dello Spirito affinché con la sua potenza consacri il pane e il vino, «l’azione dello Spirito Santo e l’efficacia delle stesse parole di Cristo proferite dal sacerdote – ha sottolineato il Pontefice argentino – rendono realmente presente, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte. Gesù in questo è stato chiarissimo: abbiamo sentito come San Paolo all’inizio racconta le parole di Gesù, “questo è il mio corpo, questo il mio sangue”, è Gesù stesso che ha detto questo non dobbiamo fare pensieri strani, come mai… è il corpo di Gesù, finita lì, è il corpo di Gesù, è un atto di fede ma è il corpo e il sangue di Gesù, e il mistero della fede, come diciamo dopo la consacrazione». La Chiesa si unisce all’offerta di Cristo e alla sua intercessione: «C’è un passo nel libro degli Atti degli apostoli quando Pietro in carcere e la comunità cristiana orava incessantemente: la Chiesa orante, e quando noi andiamo a messa facciamo questo».

La formula codificata di preghiera, «forse possiamo sentirla un po’ lontana», ha concluso il Papa, «ma, se ne comprendiamo bene il significato, allora sicuramente parteciperemo meglio. Essa infatti esprime tutto ciò che compiamo nella celebrazione eucaristica; e inoltre ci insegna a coltivare tre atteggiamenti che non dovrebbero mai mancare nei discepoli di Gesù: primo, imparare a “rendere grazie, sempre e in ogni luogo”, e non solo in certe occasioni, quando tutto va bene; secondo, fare della nostra vita un dono d’amore, libero e gratuito; terzo, costruire la concreta comunione, nella Chiesa e con tutti.Dunque, questa Preghiera centrale della Messa ci educa, a poco a poco, a fare di tutta la nostra vita una “eucaristia” e cioè una azione di grazia».

A conclusione dell’udienza il Papa ha ricordato che «tra due giorni si apriranno i Giochi Paralimpici Invernali nella città di PyeongChang, in Corea del Sud, che ha ospitato recentemente le Olimpiadi. Queste – ha sottolineato – hanno mostrato come lo sport può tendere ponti tra paesi in conflitto e dare un valido contributo a prospettive di pace tra i popoli. I Giochi Paralimpici, ancora di più, attestano che attraverso lo sport si possono superare le proprie disabilità. Gli atleti e le atlete paralimpici sono per tutti esempio di coraggio, di costanza, di tenacia nel non lasciarsi vincere dai limiti. Lo sport appare così una grande scuola di inclusione, ma anche di ispirazione per la propria vita e di impegno a trasformare la società. Rivolgo il mio saluto al Comitato Paralimpico Internazionale, agli atleti e alle atlete, alle Autorità e al popolo coreano. Assicuro la mia preghiera perché questo evento possa favorire giorni di pace e di gioia per tutti».

Francesco ha ricordato, ancora, che venerdì a San Pietro celebrerà la liturgia penitenziale per la tradizionale 24 Ore per il Signore: «Mi auguro che le nostre chiese possano rimanere aperte a lungo per accogliere quanti vorranno prepararsi alla Santa Pasqua, celebrando il sacramento della Riconciliazione, e sperimentare in questo modo la misericordia di Dio».
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Salutando i gruppi di fedeli a fine udienza, il Papa ha risposto alle acclamazioni scherzando con le diverse rappresentanze linguistiche: «A questo punto ho un dubbio non so quali siano i più rumorosi, gli italiani, i portoghesi e brasiliani, o gli spagnoli americani ispanoparlanti. Grazie per il vostro rumore!»Il Papa si è poi recato nella basilica vaticana per salutare i fedeli che hanno partecipato all’udienza senza poter entrare nell’«aula Paolo VI».

di Jacopo Scaramuzzi per Vatican Insider

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