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Nasce Gesù. -3 giorni. C’è un solo modo per sconfiggere la malinconia natalizia

Sono uno di quelli, che ritrova il senso del Natale solo nella preghiera e nella celebrazione eucaristica. Da lì, ogni festeggiamento prende senso. Questa riflessione ti deve aiutare a ritrovare proprio in queste ore, un senso compiuto al Tuo Natale.

Molte persone vivono la tristezza natalizia, soprattutto in questi ultimi anni in cui veniamo circondati da luci, preparativi, e un turbinio di organizzazioni ed eventi per festeggiare “un qualcosa” di cui si è perso il senso.

Ho sempre pensato che fosse una ‘malattia’ della modernità, ma Santa Teresina di Lisieux ci mostra che anche ai suoi tempi qualcuno viveva la “malinconia natalizia” e che si può superare solo rimettendo Gesù al centro; in questa festa senza festeggiato, rimettere al centro il bambino per cui non si trova posto nella società liquida in cui vale tutto.

Ma lascio la parola alla dolcissima Teresina.

«Non so come io mi cullassi nel pensiero caro di entrare nel Carmelo, trovandomi ancora nelle fasce dell’infanzia! Bisognò che il buon Dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento, e questo miracolo lo compì nel giorno indimenticabile di Natale; in quella notte luminosa che rischiara le delizie della Trinità Santa, Gesù, il Bambino piccolo e dolce di un’ora, trasformò la notte dell’anima mia in torrenti di luce…

In quella notte nella quale egli si fece debole e sofferente per amor mio, mi rese forte e coraggiosa, mi rivesti delle sue armi, e da quella notte benedetta in poi, non fui vinta in alcuna battaglia, anzi, camminai di vittoria in vittoria, e cominciai, per così dire, una «corsa da gigante».

La sorgente delle mie lacrime fu asciugata e non si aprì se non raramente e difficilmente, e ciò giustificò la parola che mi era stata detta: «Piangi tanto nella tua infanzia, ché più tardi non avrai più lacrime da versare!».

Fu il 25 dicembre 1886 che ricevetti la grazia di uscire dall’infanzia, in una parola la grazia della mia conversione completa. Tornavamo dalla Messa di mezzanotte durante la quale avevo avuto la felicità di ricevere il Dio forte e potente. Arrivando ai Buissonnets mi rallegravo di andare a prendere le mie scarpette nel camino, quest’antica usanza ci aveva dato tante gioie nella nostra infanzia, che Celina voleva continuare a trattarmi come una piccolina, essendo io la più piccola della famiglia…

A Papà piaceva vedere la mia felicità, udire i miei gridi di gioia mentre tiravo fuori sorpresa su sorpresa dalle «scarpe incantate» e la gaiezza del mio Re caro aumentava molto la mia contentezza; ma Gesù, volendomi mostrare che dovevo liberarmi dai difetti dell’infanzia, mi tolse anche le gioie innocenti di essa; permise che Papà, stanco dalla Messa di mezzanotte, provasse un senso di noia vedendo le mie scarpe nel camino, e dicesse delle parole che mi ferirono il cuore: «Bene, per fortuna che è l’ultimo anno!…».






Io salivo in quel momento la scala per togliermi il cappello; Celina, conoscendo la mia sensibilità, e vedendo le lacrime nei miei occhi, ebbe voglia di piangere anche lei, perché mi amava molto, e capiva il mio dispiacere. «Oh, Teresa! – disse -, non discendere, ti farebbe troppa pena guardare subito nelle tue scarpe».

Ma Teresa non era più la stessa, Gesù le aveva cambiato il cuore! Reprimendo le lacrime, discesi rapidamente la scala, e comprimendo i battiti del cuore presi le scarpe, le posai dinanzi a Papà, e tirai fuori gioiosamente tutti gli oggetti, con l’aria beata di una regina.

Papà rideva, era ridiventato gaio anche lui, e Celina credeva di sognare! Fortunatamente era una dolce realtà, la piccola Teresa aveva ritrovato la forza d’animo che aveva perduta a quattro anni e mezzo, e da ora in poi l’avrebbe conservata per sempre!»




Fonte fermenticattolicivivi.wordpress.com

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