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Medjugorje. La storia di Antonello, dalla malattia alla guarigione, nella potenza della preghiera

Per capire la potenza della preghiera a volte non serve andare tanto lontano. Basterebbe ad esempio conoscere la storia di Antonello De Giorgio e si scoprirebbe che dietro quel dialogo con Dio si nascondono meraviglie e miracoli, piccoli o grandi, ordinari o straordinari.

LA TELEFONATA. Nel 2008 una telefonata ricevuta in ufficio interrompe per sempre la sua routine fatta di lavoro, famiglia e hobby: “Signor De Giorgio le abbiamo diagnostico un tumore maligno”. In pratica una pugnalata al cuore che però Antonello ha affrontato subito serenamente: “In realtà non ero spaventato, il Signore si era fatto subito sentire. Il pensiero più grande era per la mia famiglia, certo, mia moglie e le mie due ragazze. Per tutto il tragitto dall’ufficio a casa ho pensato a come dirglielo, ma ho pensato anche che dovevo vivere per loro e non stravolgere la mia vita”.

LA MALATTIA E LA GUARIGIONE. Per Antonello comincia così il calvario fatto di un’operazione, 4 mesi di chemioterapia e un mese di radioterapia. Un’esperienza che lo ha segnato inevitabilmente ma è stato proprio in quei 150 giorni che si è abbandonato al Signore e alla fede vivendo un’esperienza quasi mistica: “Mi chiudevo in camera dopo la chemio, cercavo di risparmiare le mie sofferenze alla mia famiglia. Era proprio in quei momenti che dialogavo con Dio, proprio come dice il Vangelo. Nella mia sofferenza partecipai alla sofferenza di Cristo, tanto che mi capitava di alzare gli occhi cercando i Suoi, perché sentivo la Sua presenza. Era come se fosse seduto accanto a me sul letto, potevo sentirlo davvero vicino”. Un’esperienza forte, una preghiera fatta di emozioni, sofferenze, di partecipazione e di dolore. Ma in tutto questo c’era il sollievo di avere il cuore colmo di speranza e di amore, perché Antonello pur nella sua stanza, pur nella sua malattia, non era affatto solo. E così, grazie anche alle preghiere della moglie Paola, all’affetto delle figlie Irene e Chiara, ha scalato la sua salita ed è arrivato oltre: non solo alla guarigione fisica, ma alla fede vera che lo ha rinforzato anche nell’anima. Ha quindi deciso di raccontare la sua esperienza e ha scritto il primo libro “Non sono ancora una foto sopra ad una lapide” con prefazione del medico Giancarlo Comeri, uno dei primi medici ad aver tra l’altro esaminato i veggenti di Medjugorje: “In quei giorni sono uscito dal nostro mondo di oggi, povero di valori, e negli occhi degli ammalati ho visto la sofferenza e la speranza, ho visto Gesù Cristo. Ho pensato di scrivere questo libro per dare a loro un’ulteriore speranza”. Dopo la pubblicazione Antonello ha girato l’Italia per raccontare la grandezza del Signore e quanto gli è accaduto e ha pubblicato anche “La testimonianza va testimoniata”. Un incrocio di “Dioincidenze”, in cui il piano del Cielo era già scritto.

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LE COINCIDENZE DI DIO. Nel libro della sua vita, infatti, c’era già la parola Medjugorje, anche se lui alla prima chiamata della Madonna aveva tentato di opporsi in tutti i modi: perfino inserendo una banale schedina sotto ai piedi di una statua custodita nel paesino della Bosnia-Erzegovina. Ma doveva accadere quello smacco per prendere il “richiamo” della Mamma Celeste, come doveva accadere che nello stesso pullman che lo accompagnava in pellegrinaggio incontrasse il frate cui poi avrebbe devoluto i proventi del suo libro. Doveva accadere anche che prima di ritornare ancora in quel paradiso terrestre passasse dalla malattia, e che sulla copertina del primo libro venisse stampata per “sbaglio” la data di nascita di Domenichino Zamberletti, bambino per il quale si sta cercando di riaprire la causa di beatificazione, anche grazie al suo aiuto. Dio scrive la nostra storia, sta a noi scegliere di ascoltarlo oppure di continuare a fare tutto da soli. Antonello non ha fatto altro che abbassare il volume dei rumori del mondo per ascoltare quelli del Cielo. E si è lasciato guidare. Che sia poi ancora su una corriera diretta a  Medjugorje, luogo che adesso frequenta almeno due volte l’anno, o su un’automobile per andare a raccontare la grandezza di Dio in qualche luogo d’Italia, poco importa. L’importante è avere fede, mettersi in ascolto e al servizio del Signore. Solo così si può comprendere fino in fondo, la vera potenza della preghiera.

Chi volesse contattare Antonello De Giorgio per una testimonianza può farlo scrivendo a degiorgio.antonello@gmail.com oppure nella sua pagina Facebook.

Gli articoli del blog li trovate anche nella pagina Facebook “Blog – Nel nome del Padre”.

Fonte www.today.it/blog/nel-nome-del-padre – Gloria Callarelli (foto copertina da Ass. Amici di Medjugorje Varese)

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