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Medjugorje è un segno, perché lì si esercitano i poteri dati da Gesù!

Quando Padre Gabriele Amorth disse queste parole: Medjugorje è un segno, perché lì si esercitano i poteri dati da Gesù.

Entreremo veramente nel mistero e nel­l’opera dei discepoli di Gesù, quando capire­mo che Egli ha dato anche a noi, cioè alla Chiesa, il potere di cacciare i demoni e di guarire le malattie.

Questo è il potere fonda- mentale che Gesù ha dato agli apostoli fin dalla prima volta che li mandò a predicare il Vangelo. Così in Matteo 10,1, in Marco 3,15, in Luca 9,1.

Perché tanta gente, da tutto il mondo, è accorsa e accorre a Medjugorje, nonostante la guer­ra? Perché si parla di tante conversioni, gua­rigioni, liberazioni dal demonio?

Io credo che Medjugorje sia un segno; ed è un segno legit­timato dall’autorità ecclesiastica, dal momen­to che ha ricevuto il riconoscimento come luogo di culto, in cui i pellegrini hanno il diritto di trovarvi l’assistenza religiosa che cercano (predicazione, Confessione, Messe…) e che deve essere data nella loro lingua.

Il Papa insiste sulla necessità della “nuova evangelizzazione” (e per l’Italia ha proposto quella preghiera particolare, per ben nove mesi, con una iniziativa che non ha riscontro nel passato).

Tra le tante cause dello spaventoso calo di fede e di morale che attraversiamo, pongo anche il distacco che si è creato tra sacerdoti e fedeli.

Vivo a Roma, dove di sacer­doti ce ne sono migliaia; eppure se uno ha dubbi di fede, se ha problemi particolari, fa fatica a trovare ascolto. Un’altra causa: le liturgie stantie, non animate, non partecipate.

Eppure vediamo il modello di gruppi ec­clesiali in cui la gente accorre, anche se le Messe durano due ore e più. E in molti casi dopo la Messa o in liturgie a parte vengono pronunciate preghiere di guarigione e libera­zione.

Abbiamo dimenticato quello che il Van­gelo sottolinea più volte: che la gente accorre­va da Gesù per ascoltare la sua parola e per essere guarita dai propri mali.

Abbiamo di­menticato i poteri che Gesù ha dato agli Apostoli, poi ai discepoli e infine a tutti coloro che crederanno in Lui.

Medjugorje è un segno perché, oltre che l’apostolato della predicazione, vi si esercitano i ministeri del conforto, della guarigione, della liberazione.

Vorrei che fosse così in tutte le parrocchie. Allora sì che la gente verrebbe; e tuttii maghi e simili imbroglioni, che pullulano oggi, finirebbero…in cassa integrazione.

La prima urgenza è l’ascolto. Mons. Gemma, Vescovo d’Isemia, in una nota pa­storale del 29 giugno 1992, ha istituito gruppi di liberazione per una serie di preghiere di guarigione, guidate possibilmente da un sa­cerdote.

Quando il gruppo ha ripetuto una serie di preghiere e sono emersi certi sintomi, può decidere di ricorrere a un esorcista. E aggiun­ge: “Credo che feccia parte del ministero sacerdotale ascoltare tutti i fratelli con pazien­za grande, grande.

Tutto deve essere sottopo­sto a sano discernimento da parte dei pastori (facciamo presente che la lettera riguarda le preghiere di liberazione dal demonio); ma mai, mai un’anima in pena, magari inconsape­volmente vessata dal maligno -non è forse il suo mestiere?- può essere trattata con super­ficialità, minimizzando i suoi problemi o, peg­gio, rifiutando di ascoltarla. Non faceva cosi Gesù!”.

Predicazione, conforto, guarigione, libera­zione: questo si trova a Medjugorje. E che Medj. sia un segno non ce lo dice solo il costante afflusso di peUegrini, ma anche il grande numero di gruppi che in tutto il mondo sono sorti sulla scia di quell’esempio.

Padre Gabriele Amorth

Fonte: (L’Eco di Medjugorje, archivio marzo 1995)

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