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Le apparizioni a Medjugorje. Sono cresciute nel Pontificato di Giovanni Paolo II. Cosa ne pensava il Papa?

Ma che cosa pensava Giovanni Paolo II delle apparizioni di Medjugorje? Che cosa deciderà?

Questa domanda per anni, dagli inizi del ‘fenomeno Medjugorje’ è stata posta da fedeli, sacerdoti ed appassionati.

La domanda assilla devoti e non, anche perché non esistono, almeno finora, dichiarazioni pubbliche. Giovanni Paolo II, naturalmente, ha sempre accuratamente evitato di assumere qualsiasi posizione ufficiale, che coinvolga la sua funzione. Ne avrebbe sicuramente il diritto, e anche il documento della Congregazione per la dottrina della fede sui Criteri di decisione (1978) gliene dà la facoltà. Ma, in concreto, i Papi lungo i secoli hanno sempre evitato di pronunciarsi sulle apparizioni, principalmente per due motivi. Di solito si tratta, almeno inizialmente, di fenomeni circoscritti, che riguardano l’autorità locale, il vescovo del luogo; e il Papa, secondo quanto codificato ai punti 895 e 896 del Catechismo della Chiesa cattolica, evita di interferire con tali competenze, secondo il principio di sussidiarietà. In secondo luogo, l’autorità suprema della Chiesa cattolica evita di impegnarsi nell’interpretazione di materie non dogmatiche.

C’è però chi ha osservato che, in controtendenza, gli ultimi Pontefici si sono impegnati a favore di Lourdes e di Fatima con elogi pubblici e solenni, e recandovisi in pellegrinaggio; e che l’apparizione di Lourdes è stata anche oggetto, fino al Concilio, di una festa universale per tutta la Chiesa latina.

Bisogna però ammettere che questo fervore è esploso solo «dopo» il riconoscimento delle apparizioni della Vergine nei rispettivi paesini dei Pirenei e del Portogallo. E che peraltro, secondo i principi enunciati da Pio X nell’enciclica Pascendi, l’approvazione della Chiesa comporta che si forniscano solide ragioni per credere all’autenticità di una data apparizione, ma che, con ciò, non si può comunque garantire il fatto in sé.

Tutto ciò legittima ampiamente tanta prudenza di giudizio. Occorrerebbe, semmai, porre un altro tipo di problema: quando, come è il caso di Medjugorje, un’apparizione assume una portata universale, il Papa non avrebbe delle ottime ragioni per occuparsene più direttamente?

Ma di fatto questo avviene, seppure in una forma discreta, del tutto privata.
Sono tanti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e persino i laici che hanno avuto occasione di incontrare il Pontefice e di toccare il tema Medjugorje, in conversazioni informali, durante le quali Wojtyla ha espresso le sue convinzioni in merito.

Il silenzio ufficiale di Giovanni Paolo TI ci spiega che le dichiarazioni che lo riguardano — riportate come in un’antologia nelle pagine che seguono — non vanno prese come la posizione definitiva della Chiesa; ma non si può con questo nascondere l’importanza che si attribuisce al l’opinione personale del Vicario di Cristo.

Convinto dell’autenticità
Già nel 1985 è stata raccolta questa testimonianza del dottor Luigi Frigerio: «Il Papa ha riferito a un sacerdote che conosco bene di essere con vinto dell’autenticità dei fatti di Medjugorje».

« Convintissimo»
L’arcivescovo di Perpignan, in Francia, monsignor Jean Chabbert, af ferma: «Io so per certo che il Papa è convintissimo dell’autenticità del le apparizioni».

« Sei passato da Medjugorje ?»
Il 24 marzo 1994 il gesuita slovacco monsignor Pavel Hnilica, amico e consigliere del Papa per i Paesi dell’Est, sceglie Medjugorje per celebrare il decimo anniversario della Consacrazione della Russia e del mondo al Cuore immacolato di Maria. Per l’occasione, Hnilica invita nella cittadina dell’Erzegovina i fedeli mariani di tutti i Paesi della terra perché rinnovino la consacrazione, in unione con il Santo Padre. Interverranno tra gli altri monsignor Franic, il vescovo americano monsignor Nicolàs D’Antonio Salza e molti sacerdoti.
Durante quel pellegrinaggio, Hnilica rivela un episodio inedito: un colloquio con il Santo Padre da cui si era recato, esattamente dieci anni prima, il 26 marzo 1984, di ritorno da un viaggio a Mosca. Invitato da Wojtyla a una colazione che diventerà lunghissima, il vescovo racconta come abbia potuto trovarsi al Cremlino e celebrare segretamente la Messa proprio nel giorno in cui il Pontefice compiva il gesto solenne della Consacrazione della Russia e del mondo al Cuore di Maria. Profondamente commosso, il Papa esclama: «La Madonna ti ha condotto per mano!».
« No, Santità, mi ha portato in braccio», lo corregge Hnilica. Poi Giovanni Paolo II gli chiede trepidante: «Pavel, sei passato da Medjugorje?».
« No, Santo Padre», è la risposta.
« Com’è che non ci sei stato?», replica il Pontefice.
« No. Il Vaticano me lo ha sconsigliato», spiega Hnilica.
Wojtyla resta per qualche attimo perplesso, poi fa un gesto della mano come per dire: «Non ti preoccupare». E poi aggiunge: «Va’ in incognito. E mi riferirai ciò che hai visto». Lo conduce quindi nella sua biblioteca e gli mostra un libro di padre Laurentin, legge qualche messaggio della Madonna e poi commenta: «Vedi Pavel, Medjugorje è la continuazione di Fatima, è la realizzazione di Fatima».

La riscoperta del soprannaturale
Qualche anno dopo il Papa riprenderà con mons. Hnilica quello stesso discorso: «Oggi il mondo ha perso il senso del soprannaturale, ma lo ritrova a Medjugorje attraverso la preghiera, il digiuno e la confessione».
Esattamente lo stesso concetto, persino con le stesse parole, viene espresso a un gruppo di medici che difendono in modo particolare la dignità delle vite mai nate. Il 10 agosto 1989 Giovanni Paolo Il si rivolge a loro dicendo: «Sì, oggi il mondo ha perso il senso del soprannaturale. A Medjugorje in molti hanno cercato e trovato questo senso nella preghiera, nel digiuno e nella penitenza sacramentale».
I medici italiani Frigerio e Margnelli e i loro colleghi raccolsero una gran quantità di dati sui veggenti, quando si recarono l’ultima volta nel villaggio dell’Erzegovina, il 7, 8 e 9 settembre 1985. Il risultato dell’indagine venne condensato in una lunga e dettagliata relazione, poi trasformata in un libro. Copia della relazione fu inviata all’allora vescovo di Mostar, monsignor Pavao Zanic, e al Papa. Il dottor Frigerio rivela: «Mi risulta che Giovanni Paolo II abbia letto con molto interesse e con grande trepidazione il riassunto dei nostri studi e delle nostre osservazioni».

Sempre informato, discretamente
A dire il vero papa Wojtyla in vent’anni è sempre stato informato, anzi ha chiesto egli stesso di essere discretamente tenuto al corrente, su tutto ciò che riguarda Medjugorje. A partire dalle numerose pubblicazioni, soprattutto gli studi a carattere medico-scientifico e teologico, sugli straordinari fatti di laggiù. In particolare dovrebbe aver ricevuto, e probabilmente anche letto, le pubblicazioni dell’abbé Laurentin. A partire dal primo libro, pubblicato nella primavera del 1984, La Madonna appare a Medjugorje?, che il Papa legge a Castelgandolfo; mentre l’anno dopo riceve il testo sugli studi medici, scritto dal sacerdote francese in collaborazione con il professor Joyeux.

« Il Papa è il solo giudice»…
Papa Leone X, nei documenti del quinto Concilio Lateranense, afferma: « Quando si tratta di rivelazioni profetiche, il Papa è il solo giudice».

«No, il giudice è Dio»
Giovanni Paolo II ha sempre manifestato simpatia per Medjugorje, ma nella massima discrezione e nel pieno rispetto (in accordo con i suoi principi di governo) dei sentimenti e delle responsabilità di ogni livello gerarchico nella Chiesa. A un fedele italiano che lo supplicava di mettere fine all’opposizione del vescovo di Mostar verso le apparizioni, egli rispose in sostanza: «È lui giudice dei suoi atti». E alla domanda di replica, «Ma non siete voi suo giudice?», la nuova risposta: «No, il giudice è Dio».

L’anno mariano
Il cardinale Gray, arcivescovo di Edimburgo, sostiene: «So che il Papa voleva l’anno mariano [il 1983] a causa dei messaggi della Madonna a Medjugorje. So che il Papa personalmente accetta le apparizioni di Medjugorje… perché ciò che dà prova di queste apparizioni sono tanti frutti».

Se non fossi Papa…
Giovanni Paolo II ha manifestato più di una volta la sua fede in Medjugorje. Il cardinale Tomasek ha rivelato una frase pronunciata da Wojtyla in sua presenza, e cioè che se non fosse Papa «vorrebbe andare a Medjugorje per offrire aiuto nell’assistenza ai pellegrini».

Se non fossi Papa… 2°
In diverse occasioni il Papa ha ricevuto alcuni tra i veggenti, fra cui Mirjana Dragicevic: in occasione della sua prima visita a Roma, nel 1987, le parla in privato per venti minuti. La veggente riferirà che per ora non rivela nulla di quel colloquio, eccetto queste parole di Giovanni Paolo II: «Se non fossi Papa, sarei già a Medjugorje a confessare».

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II

« Santità, quando viene a Medjugorje ?»
Nel febbraio 1995 alcuni vescovi croati incontrano il Papa a Roma. Uno di loro racconterà che, durante l’incontro, monsignor Zanic (ex vescovo di Mostar, ormai in pensione) chiede al Santo Padre: «Santità, quando viene a Sarajevo?». E Giovanni Paolo II, di rimando: «Oh, pensavo mi chiedesse “quando viene a Medjugorje?”».

« Me ne parlò favorevolmente»
Il 5 agosto 1988 monsignor Michael D. Pfeifer, vescovo di San Angelo, in Texas (Stati Uniti), indirizza alla sua diocesi una lettera pastorale in titolata Il Vangelo, Maria e Medjugorje, nella quale scrive: «Durante la mia visita ad limina a Roma con i vescovi del Texas, in una conversazione privata con il Santo Padre, gli chiesi che cosa pensasse di Medjugorje. Il Papa me ne parlò assai favorevolmente».

« Voglio andare a Medjugorje» 1°
Il 6 aprile 1995 una delegazione croata si reca in visita ufficiale in Vaticano. Sono presenti anche il vicepresidente della Croazia, Radic, che rappresenta il presidente Tudjman, e il cardinale Kuharic. Dopo la lettura del discorso ufficiale, il Papa dice ai presenti: «Voglio andare a Spalato, a Maria Bistrica e a Medjugorje!».

« Voglio andare a Medjugorje» 2°
Sabato 15 marzo 1997 è a Medjugorje, in visita, lo scomparso presi dente croato Franjo Tudjman. E arrivato in elicottero insieme con il vescovo di Mostar, monsignor Ratko Peric. Sono presenti alcune migliaia di persone ad accoglierli; vengono ricevuti in canonica dal parroco padre Ivan Landeka, dal provinciale dei francescani di Erzegovina fra Tomislav Pervan e da molti altri, tra cui l’ex parroco padre Leonard Orec. Sarà proprio padre Leonard a riferire poi che il presidente Tudjman, da vanti a tutti, ha sottolineato due concetti. Il primo: «Sono contento di venire qui con il vescovo e il provinciale dei francescani, perché mi auguro che ogni tensione venga presto appianata». E poi: «Andate tutti a salutare il Santo Padre a Sarajevo [il Papa si sarebbe recato nella città martire di lì a pochi giorni, ndr]. Nel nostro ultimo colloquio, Giovanni Paolo II mi ha detto per la seconda volta che desidera visitare Medjugorje».

Il «pellegrinaggio dei cuore»
Durante la visita apostolica a Sarajevo, Giovanni Paolo II non è riuscito ad andare pellegrino a Medjugorje: sarebbero bastati pochi minuti in elicottero. Probabilmente lo ha scelto lui, o forse lo hanno consigliato, anche per ragioni di sicurezza. Chissà? Tuttavia, Medjugorje non è stata assente in quel suo viaggio.
Il 12 aprile 1997, all’aeroporto di Sarajevo, i primi ad accoglierlo so no stati i tre vescovi della regione balcanica e i due padri provinciali francescani della Bosnia-Erzegovina. Quando gli si è avvicinato il padre provinciale della Bosnia, Petar Andjelovic, Wojtyla gli ha domandato a bruciapelo: «E Medjugorje?». Padre Petar allora ha fatto cenno all’altro frate, padre Tomislav Pervan, provinciale dell’Erzegovina, di farsi avanti, per «competenza». Il religioso, emozionato, si è limitato a dire: «Sono il padre provinciale di Mostar… e di Medjugorje». Il Pontefice ha assentito con il capo e ha ripetuto, scandendo le sillabe, in modo che tutti i vicini potessero sentire: «Medjugorje, Medjugorje!». Il movimento delle labbra mentre pronunciava quella parola lo hanno visto benissimo tutti coloro che hanno seguito l’arrivo del Papa in televisione.
Durante la preghiera nella cattedrale di Sarajevo, per ben due volte Giovanni Paolo II ha invocato la protezione della Regina della pace. La sera, dopo cena, al seminario cattolico, padre Tomislav Pervan gli ha consegnato personalmente una bella monografia fotografica su Medjugorje, realizzata e pubblicata dalla parrocchia, e gli ha parlato della vita del santuario. Il Papa lo ha ascoltato in silenzio e con estrema attenzione, manifestando un vivo interesse.
Al momento della partenza, all’ aeroporto di Sarajevo, sempre padre Tomislav lo ha supplicato: «Santità, l’aspettiamo a Medjugorje». Il Papa ha abbozzato un sorriso, lo si è visto su tutti gli schermi televisivi, e ha risposto, di nuovo, con semplicità: «Medjugorje, Medjugorje!».
Lungo il tragitto percorso dall’auto papale, più volte la folla ha urlato: «Santo Padre, vieni a Medjugorje!»; e lui benediceva tutti in silenzio.
Anche se non ha potuto visitare in quell’occasione la Lourdes slava, si può legittimamente immaginare, con Laurentin, che mentre sorvola va Medjugorje, Giovanni Paolo II vi ha certamente compiuto il suo «pellegrinaggio del cuore».

« Usa le stesse parole di Maria»
Nella cappella della comunità Oasi della Pace a Medjugorje, il 12 aprile 1997, un centinaio di italiani è presente al momento dell’apparizione a Marija. La veggente conversa poi con i presenti, dicendo tra l’altro:
« Voi non sapete quante volte ho notato che il Santo Padre dice le stesse cose contenute nei messaggi della Madonna. Lei ci dà il messaggio il 25 del mese e lui l’indomani usa le stesse parole. E allora penso: c’è un altro veggente oltre a noi! O il Santo Padre è guidato così fortemente dallo Spirito Santo, oppure anche lui ha le apparizioni. Ma così ci fa concorrenza…».
Ho ripensato a questo episodio dopo i tragici fatti di New York, trovando una spontanea relazione tra il messaggio del 25 settembre 2001 (quello in cui la Madonna ci esorta a pregare e digiunare specie ora che «Satana vuole la guerra e l’odio») e il discorso del Papa all’Angelus di domenica 30 ottobre, quando ha pregato che «la Regina della pace interceda per l’umanità intera, affinché l’odio e la morte non abbiano mai l’ultima parola».
Oltre ad affidarsi esplicitamente alla Regina pacis, come già fece Benedetto XV, Giovanni Paolo II in tale occasione ha invitato «tutti — singole persone, famiglie, comunità — a recitare il Rosario ogni giorno, per la pace», che «i fedeli della Chiesa» devono «costruire», testimoniandola nel «bandire la violenza» e facendosi «operatori di pace»: una esortazione che i lettori di questo libro sanno cara alla Madonna d’Erzegovina. Come risulta in quello stesso messaggio di settembre là dove Ella ha detto «testimoniate la pace… siate portatori di pace»; e poi, rassicurando i sui figli, con parole che suonano quasi una risposta alla successiva invocazione domenicale del Papa: «Io sono con voi e intercedo presso Dio per ognuno di voi. E voi non abbiate paura….».
Marija Pavlovic Lunetti concludeva quell’incontro ricordando come la Madonna avesse indicato nel Santo Padre «il figlio prediletto», chiedendo di pregare per lui, «perché è il Papa che ha potuto scegliere per questi tempi». Questa frase è stata ripetuta anche nel corso di un’intervista a Radio Maria, nella quale la veggente ha aggiunto:
« Quando saremo al trapasso tra un Papa e l’altro e quando saremo nel la decisione di un nuovo Papa, dovremo lasciarci tutti guidare dalla preghiera e dallo Spirito Santo».

« Voglio vedere il Papa»
Marija ha ricevuto dalla Madonna il compito di pregare in particolare per i sacerdoti e le anime consacrate. Fin dall’inizio delle apparizioni coltiva un amore profondo per il Papa e un gran desiderio di vederlo. Ripete spesso a tutti, compresa la Vergine: «Voglio vedere il Papa!». Ma non fa niente per forzare questo desiderio: va spesso a Roma in pellegrinaggio, prega, ma in privato, coi suoi famigliari, il suo gruppo di preghiera. Non avanza mai una richiesta ufficiale.

« Budi dobra!» (sii buona!)
Un giorno, mentre Giovanni Paolo Il è accolto da centinaia di migliaia di persone in America Latina, la Gospa fa a Marija una sorpresa durante l’apparizione. Le «mostra» il Papa; Marija lo vede prodigiosamente «dal vero», mentre parla alla folla proprio in quel momento, a migliaia di chilometri di distanza.
Qualche tempo dopo la veggente può realmente vedere il Papa, mentre il Pontefice è in visita a Parma. Egli la riconosce, le va incontro (anzi torna indietro per andarle incontro), le dà un buffetto su una guancia e le dice in croato: «Budi dobra!» (sii buona!).

Marija ha offerto la vita per lui
Marija non nasconde che da anni ha offerto la sua vita per il Papa (come Vicka ha fatto per i peccatori e i sofferenti nel corpo e nello spirito). Il 10 aprile 1997, giorno in cui compie 32 anni, la Madonna le appare più lungamente del solito e la bacia sulla guancia, come sempre fa ai compleanni. Marija coglie l’occasione per rinnovare, nelle mani della Vergine, l’offerta della propria vita per Giovanni Paolo II. Racconta suor Emmanuel: «Marija stava a solo due metri da me e vedevo il suo viso illuminarsi. La veggente ci ha poi spiegato che questa offerta aveva un senso speciale, in quei giorni in cui il Pontefice veniva per la prima volta in Bosnia-Erzegovina, a Sarajevo, il 13 aprile 1997, e ci ha detto ancora che la Madonna desiderava che si pregasse in modo speciale per il Papa»

Fonte: PERCHE’ LA MADONNA APPARE A MEDJUGORJE Di Padre Giulio Maria Scozzaro – Associazione cattolica Gesù e Maria.; Intervista a Vicka di Padre Janko; Medjugorje gli anni ’90 di Suor Emmanuel; Maria Alba del Terzo millennio, Ares 

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