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La Santa Messa nutrimento per la famiglia Cristiana. PARTE PRIMA – I Riti di introduzione

PREMESSA – La Santa Messa è dono d’amore di Dio all’uomo. Il cielo scende sulla terra e la terra viene offerta al cielo per le mani del sacerdote. È una preghiera sublime che se vissuta male, con distrazione, con il peccato nel cuore, certamente non porterà i frutti dovuti.

Il credente, sia esso religioso o laico, non può fare a meno di questo strumento di grazia per il suo cammino spirituale. Anche la famiglia cristiana deve nutrirsi del sacrificio eucaristico. Rifacendoci alle parole dell’instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi, al numero 42 viene così detto: “È unanimemente sottolineata l’importanza della preghiera in famiglia, come Chiesa domestica (cf. LG 11), ove alimentare una vera e propria “cultura familiare di preghiera”. L’autentica conoscenza di Gesù Cristo è infatti promossa in famiglia dalla preghiera personale e, in particolare, familiare, secondo le forme specifiche e le ritualità domestiche, ritenute un modo efficace per trasmettere la fede ai bambini. Grande insistenza è posta anche sulla lettura comune della Scrittura, ma anche su altre forme di preghiera, come la benedizione della mensa e la recita del rosario. Si precisa però come la famiglia Chiesa domestica non possa sostituire la comunità parrocchiale; inoltre, si sottolinea l’importanza della partecipazione familiare alla vita sacramentale, all’Eucaristia domenicale e ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. In più risposte, viene anche sottolineata l’importanza di vivere il sacramento della riconciliazione e la devozione mariana”.

C’è uno solo modo per vivere bene la Santa Messa: andare in Chiesa, se necessario, accostarsi prima al Sacramento della confessione per ottenere l’assoluzione sacramentale e  perdono dei peccati e dopo partecipare alla celebrazione eucaristica, accostandosi con devozione, a ricevere Gesù Eucaristia che vuole venire in noi, nel nostro cuore e trasformarlo per renderlo sempre più conforme a Cristo.

In queste pagine spiegheremo le parti principali della Santa Messa, dicendo l’importanza di ogni singolo momento, come viverlo bene e cosa avviene in quel particolare momento. Nella Messa avviene l’alternanza di due voci, quella di Dio e quella dei credenti. Due cuori che si incontrano e si parlano. Si vive così la santa Messa? Si raccomanda di non leggere queste pagine come un qualsiasi libro. Esse possono essere per noi un serio ed attento esame di coscienza per analizzare il nostro modo di partecipare alla celebrazione eucaristica, ma anche capire se si partecipa alla Santa Messa nel modo che più conviene. Si può anche usare questo libricino come strumento di preghiera e di meditazione. Come? Scegliendo una paginetta, leggendola con attenzione, precedendola con un momento di preghiera, invocando lo Spirito Santo perché si è aiutati a fare luce interiore e poi in una pausa di silenzio si possono meditare le parole lette e interiorizzarle nel cuore perché esse diventino vita. A poco a poco, si cambierà modo e stile di prendere parte all’Eucarestia e si aiuteranno i fratelli a fare altrettanto.

Il percorso di queste pagine sarà molto semplice. Tratteremo a modo di meditazione, aiutandoci con qualche domanda concreta, tutte le parti principali della Santa Messa e concluderemo ogni paragrafo con una preghiera per meglio interiorizzare quanto letto prima.

Capitolo primo: Riti di introduzione

1.1 l’atto penitenziale

Quando si entra in Chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica, il fedele deve avere nel cuore una certezza: in quel momento sta lasciando il mondo per mettersi alla presenza di Dio, per ricaricare le energie, ma anche per presentare a lui le difficolta affrontate nella giornata o nella settimana. Per questo si entra in chiesa per lasciare il proprio cuore sull’altare del Signore all’inizio di ogni celebrazione e riprenderlo alla fine, rinnovato, ripulito, sgombro dai vecchi pensieri e affanni. Nella Messa, allora il cuore dell’uomo si incontra con il cuore di Dio e viene rinnovato, i pensieri dell’uomo si incontrano con quelli di Dio e vengono trasformati, la parola dell’uomo cede il posto alla parola di Dio per conoscere quella volontà attuale, storica e universale che Dio ha su ciascuno di noi. Nell’Eucarestia le miserie dell’uomo vengono presentate alla misericordia del Signore. Solo alla fine di essa, il cristiano può ritornare nel mondo, solo cioè dopo essersi ricaricato di Dio, della sua grazia, del suo amore, della sua saggezza, della sua santità, della sua misericordia. Solo allora si può tornare nel mondo per affrontare il mondo. Prima di questo, però, i fratelli accorrono da ogni angolo della comunità per essere rivolti tutti verso la stessa direzione, ovvero, verso l’amore misericordioso del Signore che ci invita ad andare a Lui: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». (Mt 11,28-30)

Dopo queste prime brevi considerazioni, passiamo ad analizzare il primo vero momento della celebrazione della Messa che è appunto, l’atto penitenziale. Il fedele che partecipa alla Messa è chiamato a porsi dinanzi alla santità di Dio, entrare nella sua coscienza e vedere il male che in essa si trova per detestarlo, pur restando sempre l’obbligo della confessione sacramentale per quanti sono in peccato mortale, anche se vivono l’atto penitenziale con vero pentimento, nella profonda contrizione. La Messa non è un atto privato, personale. Alcuni hanno l’abitudine di arrivare all’ultimo istante o, addirittura in ritardo, a celebrazione iniziata.  Trascurare il rito iniziale, arrivare solitamente in ritardo, è segno di insensibilità spirituale.

Chi solitamente non celebra l’atto penitenziale perché arriva in ritardo, vive un rapporto con Dio solo formale, religioso, non testimonia la sua fede con ordine, con riverenza, con giustizia, con sincerità. È regola di autentica rettitudine entrare in Chiesa prima dell’inizio della santa messa, porsi con il cuore e la mente dinanzi a Dio, nel silenzio che adora e contempla la Sua santità. In questo, può essere di aiuto la preghiera del Santo Rosario. In fondo è la Madre che ci porta al Figlio.

L’Atto penitenziale è il riconoscimento dei propri peccati, con il chiedere perdono al Signore, con l’invocazione della sua misericordia, con l’implorare il dono della sua carità che scenda nel nostro cuore e lo rinnovi, lo santifichi, perché possiamo diventare parte del mistero, divenendo in Cristo una sola vita, una sola missione,, una sola offerta.

Alcune domande per la meditazione:

  1. Arrivo sempre per tempo alla Santa Messa?
  2. Se qualche volta ho fatto ritardo, a cosa è dovuto?
  3. Come vivo l’atto penitenziale?

Preghiera  Signore Gesù, ti ringraziamo per il dono della Messa. È l’incontro con Te che sei Via, Verità e Vita. A noi ti doni con la tua Parola e il tuo Corpo e il tuo Sangue. Nel venire in noi trasformaci, risanaci, convertici, rendici santi come tu sei santo. Amen.

1.2 Gloria a Dio nell’alto dei cieli

Dopo aver manifestato il cuore al Signore e aver chiesto perdono per i propri peccati confessando a Dio e agli uomini di essere creature dai pensieri, dalle labbra, dal cuore, dalle azioni non sempre pure e secondo il volere di Dio, si riceve il perdono e il cuore ritorna a battere di un battere regolare e si innalza fino al cielo e confessa l’onnipotenza di Dio con il canto del gloria.  Il Gloria altro non è che il canto dell’uomo che è stato perdonato e, quindi, rinnovato, risanato, pieno di grazia e di Spirito Santo. Il cuore penetra nell’alto dei cieli, si innalza fino a Dio, si prostra dinanzi alla sua Maestà per lodarlo, benedirlo, ringraziarlo, meditando e narrando le opere meravigliose del suo amore.

Ecco cosa fa il credente perdonato: innalza  un inno di lode al Signore come canto di benedizione, di adorazione, di glorificazione, di rendimento di grazie e invoca la pace per ogni uomo di buona volontà che vive sulla terra e che quotidianamente deve seminare nella storia il seme di Dio, dell’amore, della verità, della grazia, della giustizia. Questa missione sarà finita quando ogni uomo, di ogni lingua, di ogni tribù, confesserà che il Signore è il solo Dio, è il Re del cielo e della terra, è il Dio che è Padre Onnipotente, Creatore dal nulla di tutte le cose, ma anche il Redentore e il Salvatore dell’uomo.

La Chiesa e, in essa ogni suo figlio sa che non tutto è ancora santo nella sua vita e nella vita dei credenti; ci sono tante ombre di peccato, manchevolezze che oscurano il volto di Cristo. Sente il peso delle sue colpe. Direttamente ora si rivolge a Gesù, con questo inno lo confessa suo Signore. Il canto del Gloria diviene il canto dell’amore per sempre, il canto della misericordia: “tu che ci conosci abbi pietà di noi!”. Il cuore riconosce che Gesù è il solo santo, il solo Signore, il solo Dio Altissimo.

Alcune domande per la meditazione:

  1. Credo che Gesù è l’unico Signore della mia vita, l’unico che la può governare e salvare o mi affido ad altri dei stranieri?
  2. In questa preghiera, invoco realmente la pace per gli uomini e per il mondo intero?
  3. Ringrazio sempre il Signore per tutto ciò che Lui opera nella mia vita?

preghiera

Signore, tu solo sei santo. Noi ti benediciamo e confessiamo la tua gloria e la tua potenza. Perdona le nostre pochezze e le nostre fragilità. Rendici più forti e fa che passo dopo passo possiamo giungere a te nella tua luce e nella tua pace. Amen.

1.3  preghiera di Colletta

 

La celebrazione eucaristica è da poco iniziata. Cosa abbiamo fatto fino a questo momento? Ci siamo messi alla presenza di Dio con il volto rivolto perso il trono della grazia dell’Onnipotente e abbiamo iniziato un dialogo d’amore. Lui ci ha accolti e noi abbiamo iniziato a parlare. Abbiamo manifestato il nostro cuore e la nostra vita e dicendo “Signore pietà”, abbiamo chiesto il suo perdono. Dopo aver manifestato il nostro cuore è la volta del Signore che ci ha manifestato il suo, perdonandoci e ristabilendo con noi un nuovo patto d’amore. Allora, il nostro cuore a ripreso a cantare un inno di gloria e di lode benedicendo il Signore. Ora noi dobbiamo fare silenzio. A prendere la parola è il Signore. Precediamo questo momento importantissimo con una preghiera che nella celebrazione viene chiamata colletta. Con la preghiera della Colletta la Chiesa si pone dinanzi a Dio in ossequioso silenzio, vede se stessa, le sue necessità, i suoi bisogni spirituali, ciò che manca ancora al suo cammino verso il cielo; vede il mondo così come esso è davanti a Dio e per esso chiede, implora, domanda, supplica. Ogni celebrazione ha la sua preghiera di colletta che si estende in tutto l’anno liturgico, fatto di molti tempi e di molti momenti.

Anche questo momento, purtroppo, si può vivere con un po’ di distrazione. Siamo stati in piedi fino ad ora e si può avere fretta di sedersi. Chi è chiamato a leggere, si può muovere prima del dovuto procurando distrazioni di sguardi e rumori che infastidiscono. La preghiera di colletta è una preghiera che va ascoltata con attenzione, gustata, interiorizzata, perché in fondo, il sacerdote, a nome di tutta la comunità sta rivolgendo al Signore una richiesta concreta.

Alcune domande per la meditazione:

  1. Comprendo sempre la preghiera di colletta quando essa viene pronunciata?
  2. Sono sempre attento in questo momento o mi faccio distrarre da qualche cosa?

 

A modo di esempio riportiamo un esempio di Colletta: “Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura”. (XXXIII del tempo ordinario)

Il tuo aiuto, Signore”. Il credente sa che l’aiuto necessario viene dal Signore. “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra”. (Sal 120,1).  Pertanto, se l’aiuto viene dal Signore a lui bisogna chiederlo.

Dice il Signore: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,8). Senza l’aiuto di Dio tutto è perduto; impossibile diviene compiere il cammino cristiano.

Ci renda sempre lieti nel tuo servizio”. Il credente è a servizio di Dio e di fratelli. Come va fatto questo servizio? Nella gioia e nella. Quando tutto si svolge nella gioia del cuore, la nostra fede diviene come la luce che rischiara quanti sono nelle tenebre, nell’errore, nella confusione. La gioia e la letizia divengono armi irresistibili contro la tentazione, che sempre fa leva sulla tristezza, sulla scontentezza, sull’anima che non trova pace, che vede il servizio del Signore pesante, difficile, impossibile, non fattibile, stancante. Il diavolo ci vuole uomini tristi e scoraggiati. Il Signore ci vuole gioiosi e pieni di entusiasmo nella missione.

Perché solo nella dedizione a te… Possiamo avere felicità piena e duratura”. Il vero discepolo vive e muore, lavora ed opera, si riposa e si impegna solo per il Signore.  La gioia è il frutto del compimento della volontà del Signore e più la volontà di Dio viene compiuta, più il cuore si ricolma di santa gioia.

Alcune domande per la meditazione:

  1. Confido sempre nell’aiuto del Signore e lo invoco?
  2. Sono nella gioia o nella letizia e cos’è che non mi rende gioioso?
  3. Sono sempre dedito alle cose del Signore e le faccio sempre bene?

preghiera

Signore la tua gioia sia la nostra gioia, la tua letizia diventi la nostra. Fa che siamo mossi dal tuo desiderio di bene per l’intera umanità e ci impegniamo fattivamente nel lavoro missionario con entusiasmo e amore. Amen.

A CURA DI DON FRANCESCO CRISTOFARO 

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