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La devozione della ‘Salus Populi Romani’ da riscoprire per tutti. Francesco – come sempre – è avanti

Dalle Americhe alla Cina: la storica devozione all’icona di Santa Maria Maggiore cara ai Pontefici e all’intera città di Roma. Con la presenza di oggi a Santa Maria Maggiore sono ormai 59 le visite compiute da papa Francesco dall’inizio del suo pontificato all’icona mariana venerata nell’antica Basilica papale romana. A poche ore dall’elezione al soglio pontificio Francesco, primo Papa gesuita, aveva voluto porre sotto la benedizione della Madre di Dio il suo ministero portandosi a pregare proprio davanti all’icona bizantina della Madonna Theotokos, venerata con il titolo Salus Populi Romani (Salvezza del popolo romano) nella cappella paolina di Santa Maria Maggiore, prima chiesa dell’Urbe voluta e costruita non dall’imperatore ma dal popolo romano stesso dopo il Concilio di Efeso che nel 431 aveva riconosciuto Maria Madre di Dio.
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La Theotokos della Basilica liberiana è l’icona mariana che il Papa venuto dall’Argentina aveva sempre visitato anche da arcivescovo di Buenos Aires ogni qualvolta veniva a Roma. Il gesto di affidamento compiuto da Pontefice s’inseriva però, con rinnovata espressione, nella secolare tradizione della Chiesa di Roma perché un pontificato affidato alla Salus Popoli Romani è un pontificato consacrato alla Salus Ecclesiae, di cui il popolo romano è parte. A Maria Salus Populi Romani è infatti storicamente legato sia il vescovo di Roma, sia il popolo capitolino. Un vincolo al quale, in questo caso, si è unito anche un terzo: quello di sant’Ignazio di Loyola, che alla particolare protezione della Theotokos liberiana affidò la missione della nascente Compagnia di Gesù.
Non è dato stabilire l’epoca esatta in cui l’icona della Madonna Theotokos, detta di San Luca, secondo la tradizione, fu posta in Santa Maria Maggiore per rendere popolare il ruolo di Maria, da cui nessun itinerario verso Dio si può discostare, nel piano della salvezza. Si hanno tuttavia notizie antiche certe riguardo al plurisecolare culto e alla venerazione di questa effigie considerata miracolosa. È documentato che papa Gregorio Magno già nel 590 portò la Salus Popoli Romani in processione, con imponente concorso di fedeli, da Santa Maria Maggiore a San Pietro per implorare la cessazione della peste. Il culto da parte del vescovo di Roma e dei fedeli assumeva ogni anno, nella ricorrenza della festività dell’Assunta, l’aspetto di un atto solenne di filiale pietà mariana. A partire dal pontificato di Leone IV (847-855) fino a quello di San Pio V (1504-1572) la solennità fu celebrata con imponenti processioni che dalla Basilica di San Lorenzo muovevano a Santa Maria Maggiore. Nel 1377 Gregorio XI, seguito da una folla immensa, si era recato sull’Esquilino a rendere grazie alla Salus Popoli Romani per il ritorno a Roma dei successori di Pietro.
Nel XVI secolo era ormai acquisito che la devozione all’icona era in Roma popolarissima. Giulio III (1487-1555), memore della sua ordinazione in questa Basilica, nella Domenica Laetare del 1550, mandò una rosa d’oro in omaggio all’immagine liberiana in segno di filiale affetto e per implorare uno speciale aiuto per i Padri riuniti nel Concilio di Trento. Anche i pontefici dei tempi più recenti hanno manifestato la loro devozione alla Madonna di Santa Maria Maggiore. Paolo VI pregò a lungo di fronte a questa icona dopo aver proclamato la Vergine “Madre di tutta la Chiesa”. L’icona era presente a Tor Vergata nell’agosto 2000 in occasione della Giornata mondiale della gioventù.
Sono questi solo alcuni esempi di secolari manifestazioni di popolare pietà. Nel XVI secolo i padri della Compagnia di Gesù, invece, furono senza dubbio i primi a portare e a propagare anche nelle lontane regioni dell’Oriente l’immagine della Theotokos liberiana. La Basilica dedicata alla Madre di Dio aveva esercitato nell’animo del fondatore della Compagnia un fascino tutto particolare nella quale si era espressa la personale devozione del santo verso la Madonna di San Luca. Con il suo successore, san Francesco Borgia, terzo generale dei gesuiti, la devozione della Compagnia verso l’immagine di Santa Maria Maggiore assunse dimensioni più vaste. Il generale dei gesuiti per primo diffuse l’immagine nelle varie case del suo Ordine, orientando sempre più i gesuiti alla devozione di essa. Sotto il suo generalato il culto della Salus Populi Romani si diffuse rapidamente con i primi missionari destinati a raggiungere le terre dell’America Meridionale e dell’Estremo Oriente, i quali portarono con loro copie della venerata effigie. Francesco Borgia, infatti, riuscì ad ottenere dal Papa il permesso della riproduzione dell’immagine, che non era mai stato concesso ad altri prima di allora. L’icona bizantina diventa così la prima immagine globalizzata della Madre di Dio. In Cina, nel secolo XVI-XVII, il quadro riproducente l’icona della Salus Popoli Romani è stato portato dai missionari gesuiti in tutte le zone dove riuscirono a penetrare, da Macao a Pechino. I dipinti della Madonna destavano molto interesse tra i cinesi, come pure provano alcuni episodi della vita e dell’apostolato del gesuita Matteo Ricci.
di Stefania Falasca per Avvenire on line

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