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Israele, scuole cristiane non riaprono per protesta

Sciopero a oltranza negli istituti dove studiano 30 mila ragazzi – cristiani e musulmani. L’iniziativa contesta le discriminazioni anche economiche messe in atto dal ministero dell’Educazione.

Scuola Israele

Il 1 settembre riaprono le scuole in Israele. Ma oggi in tutto il Paese le porte delle scuole promosse dalle realtà cristiane – frequentate da 30 mila ragazzi sia cristiani sia musulmani – sono rimaste chiuse per l’inizio di uno sciopero a oltranza promosso dagli stessi istituti. Il clamoroso gesto arriva a fronte della mancanza di risposte adeguate da parte del ministero dell’Educazione rispetto alla vertenza sullo status giuridico di queste scuole a cui è legato il dimezzamento dei finanziamenti pubblici, avvenuto negli ultimi anni.

Il problema nasce dall’ambiguità della normativa israeliana che – anche per via del protrarsi da più di vent’anni del negoziato sull’Accordo fondamentale tra Israele e la Santa Sede – considera le scuole cristiane come «legalmente riconosciute ma non ufficiali», a differenza delle scuole non statali di ispirazione ebraica, che sono parte a tutti gli effetti del sistema educativo. Sembrerebbe solo un cavillo burocratico, ma ogni anno che passa le conseguenze si fanno più pesanti: negli ultimi anni – denuncia da Gerusalemme l’Ufficio delle scuole cristiane in Israele – il ministero dell’Educazione ha tagliato unilateralmente del 45% i finanziamenti pubblici solo alle scuole cristiane, lasciando inalterato quello per le altre scuole non statali. Inoltre non ammette gli insegnanti ai propri corsi di aggiornamento. E recentemente ha anche emanato una circolare che pone un tetto rigido alle rette che queste scuole possono incassare dalle famiglie. «Messe insieme queste misure sono una condanna a morte per le nostre scuole», denuncia l’Ufficio delle scuole cristiane.

Già il 27 maggio scorso le scuole cristiane d’Israele avevano tenuto per la prima volta nella loro storia una manifestazione davanti alla sede del ministero dell’Educazione per chiedere un intervento. Il 24 agosto, poi, era stato lo stesso presidente di Israele Reuven Rivlin a convocare nella propria residenza un incontro tra le scuole e il ministro dell’Educazione Neftali Bennett, con l’obiettivo di avviare il negoziato. Nonostante questo passo – però – le proposte avanzate dal governo israeliano sono state ritenute solo tentativi per prendere ulteriore tempo. Così oggi è scattato lo sciopero a oltranza.

«Non riapriremo finché non vedremo riconosciuti i nostri diritti – spiega l’Ufficio delle scuole cristiane. Confidiamo che i genitori comprenderanno i passi che stiamo compiendo e ci impegniamo a recuperare le attività con gli studenti quando questa crisi sarà terminata».

Redazione Papaboys (Fonte vaticaninsider.lastampa.it/ Giorgio Bernardelli)

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