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Galantino: «Cancellare il Natale? Scelta pretestuosa e ideologica»

«Incarnazione e misericordia, due fari convergenti che rendono chiaro il volto di Dio. Se questo è il Natale, trovo pretestuosa e tristemente ideologica la scelta di chi, per “rispettare” altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo», scrive su Vita pastorale il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.

Galantino Mons.

Incontro al Natale. Anche quest’anno ci apprestiamo a celebrare – tanto nella liturgia, quanto nella vita – il “farsi uomo”di nostro Signore Gesù Cristo, la sua nascita come “figlio dell’uomo”, partecipe della nostra condizione umana e della nostra storia. Ma ci sono modi differenti di accostarsi a questo evento della fede, tanto caro anche alla semplice tradizione culturale. Ad esempio, è possibile limitarsi ad affastellare un altro Natale di “tradizione” (religiosa e non), sommandolo stancamente a quelli già trascorsi negli anni precedenti, secondo un rituale ripetitivo e “preconfezionato”, all’insegna dello stile «a Natale siamo tutti più buoni»…, tanto ci rifaremo da santo Stefano in poi! In quest’ottica, oltrea un riduttivo e sterile “scambio di auguri” natalizio, non ci si attende nulla di diverso da questa festa, che perde del tutto il senso dell’evento, per rivestire – nella migliore delle ipotesi – quello di mero ricordo di un fatto accaduto 2000 anni fa. Insomma, per dirla in breve: Natale? “No news!”.

Oppure, in tutt’altra prospettiva, è possibile disporsi con cuore aperto e attento a vivere questa festa centrandosi nel suo contenuto, cioè in ascolto sincero di quanto Dio vuole comunicarci nella nascita del suo Figlio, disponibili a farci sorprendere dalla sua iniziativa. In altre parole, credendo che questo evento sia attuale e che riguardi ciascuno di noi, che possa coinvolgerci personalmente, che possa rappresentare un’occasione di rinnovamento profondo della nostra esistenza, il nostro “rinascere”con Gesù per vivere della sua stessa vita. Quest’anno, in particolare, avremo la possibilità di vivere il Natale nell’alveo di un altro evento ecclesiale di particolare valore: il Giubileo straordinario della misericordia, che papa Francesco ha fortemente voluto e proposto alla Chiesa intera. Un’occasione speciale, dunque, per maturare nella fede personale e comunitaria, nell’ottica da lui indicata.

Incarnazione e misericordia, due fari convergenti che rendono chiaro il volto di Dio. Nel Natale siamo chiamatia riconoscere nella debolezza efragilità del bambino Gesù, depostoin una mangiatoia, la forza e la determinazionedell’amore di Dio perl’umanità intera, nonostante le nostrechiusure e infedeltà. Un Dio, insieme padre e madre, che risponde ai nostri“no” col perdono e la misericordia.«Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia», ci ricorda Francesco nella Misericordiae vultus. «È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della Santissima Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuoredi ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perchéapre il cuore alla speranza di essereamati per sempre nonostante il limitedel nostro peccato».

E il primo atto di misericordia che Dio compie verso di noi consiste proprio nel “farsi prossimo”, nel “farsi uno di noi”, nell’incarnazione delsuo Figlio: ecco il mistero del Natale, «la via che unisce Dio e l’uomo» per eccellenza. La misericordia di Dio è dono gratuito, perché non lo abbiamo acquisito per meriti, né potremmo“acquistarlo” in alcun modo. Misericordiaè anche solidarietà, perché nella nascita di Gesù riconosciamo una novità piena di speranza: non siamo più soli a dover percorrere il faticoso sentiero della nostra vita, a volte così arduo e accidentato, perché Dio, fattosi uomo, cammina con noi e condivide “dal basso” la vicenda umana.

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Misericordia è anche chiamata alla responsabilità, perché ricevere in Gesù bambino il dono della presenza di Dio che perdona e salva esige da ciascuno di noi l’impegnoa “riflettere” e moltiplicare questa grazia in mezzo ai fratelli, traducendola in gesti concreti di perdono e riconciliazione. Sarà dunque un Natale autentico, questo, se sapremo riconoscere la misericordia ricevuta da Dio e ci impegneremo a diventarne testimoni, ridonandola agli altri. Ma misericordia significa anche accoglienza, e il Natale ne è l’esempio più luminoso. La nascita di un bambino, infatti, oltre all’amore che lo ha generato, racconta il fondamentale gesto d’accoglienza neisuoi confronti da parte dei genitorie della comunità tutta. Questo siè verificato anche per la nascita diGesù, pur con modalità originali.

Ma nel suo caso, è vero anche l’aspetto opposto: nello scegliere di “farsi uomo”,  è Dio che in realtà accoglie noi, unendo per sempre a sé la nostra umanità. Dal Natale, dunque, vogliamo imparare cosa significhi misericordia e accoglienza, secondo la via che Gesù ci mostra con la sua vita. Dal Natale vogliamo attingere la forza per divenire testimoni credibili di questa“buona notizia”. È questo il Natale che ci auguriamo reciprocamente di poter vivere, per la gioia del mondo! E lasciatemelo dire! Se questo è il Natale, trovo pretestuosa e tristemente ideologica la scelta di chi, per “rispettare” altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo.




Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it)

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