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Francesco con il Catholicos Karekin II nel monastero in cui San Gregorio Illuminatore fu imprigionato

E poi, ultimo atto del viaggio del Papa in Armenia, prima della cerimonia di congedo, sguardo sul Monte Ararat per liberare due colombi, in segno di pace e libertà.

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I doni 

Una lampada che reca una croce armena e rammenta il luogo dove San Gregorio l’Illuminatore è stato imprigionato, prima della conversione di Tiridate III. La lampada, a soggetto arboreo, è formata da foglie d’olivo su rami intrecciati che sorreggono e circondano il vetro della lampada. Sulla sommità due angeli, in argento, sorreggono il cappello con due Croci, in argento, ispirate a quella grande presente nel Santuario. Sulla base campeggia lo stemma di Papa Francesco, in argento. 

La diretta su Facebook e Twitter 
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Nella dichiarazione congiunta firmata prima dell’ultimo atto del viaggio di Papa Francesco in Armenia, il Pontefice  e il Catholicos Karekin II ricordano  l’immensa tragedia in Medio Oriente e in altre parti del mondo di “innumerevoli persone innocenti uccise, deportate o costrette a un doloroso e incerto esilio” a causa di “continui conflitti a base etnica, politica e religiosa”.

Ecumenismo del sangue
Le minoranze etniche e religiose – si legge nel testo – sono diventate obiettivo “di persecuzioni”. “I martiri – si sottolinea – appartengono a tutte le Chiese e la loro sofferenza costituisce un ‘ecumenismo del sangue’ che trascende le divisioni storiche tra cristiani”, chiamando tutti a promuovere “l’unità visibile dei discepoli di Cristo”.

Milioni di persone attendono pace e giustizia
Segue l’accorato appello, rivolto ai capi delle nazioni, “ad ascoltare la richiesta di milioni di esseri umani”, che attendono con ansia pace e giustizia in un mondo dove purtroppo – osservano il Papa e il Catholicos – si assiste “ad una presentazione della religione e dei valori religiosi in un modo fondamentalistico”.

Il fondamentalismo che giustifica l’odio è inaccettabile
Il fondamentalismo – si legge inoltre nella dichiarazione congiunta – viene usato “per giustificare la diffusione dell’odio, della discriminazione e della violenza”. Ma la giustificazione di tali crimini sulla base di idee religiose è inaccettabile, perché “Dio non è un Dio di disordine ma di pace”.

Pace nel Nagorno-Karabakh
I cristiani – si legge nel documento  – sono chiamati “a sviluppare vie di riconciliazione e di pace”. La speranza espressa dal Papa e dal Catholicos è che si arrivi anche “ad una soluzione pacifica delle questioni riguardanti il Nagorno-Karabakh”, territorio conteso da Azerbaijan e Armenia.

In gioco il senso dell’umanità
Papa Francesco e il Catholicos Karekin II chiedono poi di aprire i cuori e le mani “alle vittime della guerra e del terrorismo, ai rifugiati e alle loro famiglie. “E’ in gioco – spiegano – il senso stesso della nostra umanità”. I politici – ribadiscono – assicurino il diritto di tutti a vivere in pace e in sicurezza.

Preoccupa la crisi della famiglia
Si esprime infine preoccupazione “per la crisi della famiglia in molti Paesi”. La Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica – si ricorda nel testo – condividono “la medesima visione della famiglia, basata sul matrimonio, atto di gratuità e di amore fedele tra un uomo e una donna”.

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