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Fine vita, comitato bioetica: ‘evitare che il bambino sia considerato un oggetto di sperimentazione’

 

Il Comitato Nazionale per la Bioetica, nella giornata di ieri ha comunicato che verso i bambini piccoli e con poche aspettative di vita, deve essere evitato: “l’accanimento e percorsi clinici inefficaci e sproporzionati, tali da arrecare al paziente ulteriori sofferenze e un prolungamento precario della vita senza ulteriori benefici”- questo continuano – “è spesso praticato, per quanto riguarda i bimbi, solo per accondiscendere alle richieste dei genitori”.

Il Comitato qualora non di dovesse trovare un accordo esorta a “prevedere il ricorso ai giudici, in caso di insanabile disaccordo tra l`equipe medica e i familiari, come extrema ratio e nel rispetto della Legge 219/2017; tale soluzione andrebbe presa in considerazione solo dopo avere cercato una mediazione attraverso un`adeguata comunicazione con i genitori o la famiglia, tenendo conto di una corretta documentazione clinica e della richiesta al comitato di etica clinica”.

Bisogna poi “Evitare che il divieto di ostinazione irragionevole dei trattamenti si traduca nell`abbandono del bambino nei cui confronti da parte dei medici resta fermo l`assoluto dovere di trattamenti e sostegni appropriati, siano essi presidi tecnologici o farmacologici, e di cure palliative con l`accompagnamento nel morire, anche attraverso la sedazione profonda continua in associazione con la terapia del dolore”.

E’ importante “evitare che il bambino, a maggior ragione con prognosi infausta a breve termine, sia considerato un mero oggetto di sperimentazione e ricerca da parte dei medici”.

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