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HomeNewsRes Publica et SocietasEmanuela Orlandi, l’audio choc durante le sevizie: 'Basta, mi fa male'

Emanuela Orlandi, l’audio choc durante le sevizie: ‘Basta, mi fa male’

“Basta mi fai male, oddio quanto sangue”. Una voce femminile si lamenta, soffocata, implora i suoi aguzzini di smetterla. La ragazza che subisce sevizie sessuali (tra cui forse la stimolazione elettrica) sarebbe Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa da Città del Vaticano nel 1983 e mai più ritrovata. L’audio choc, nel quale la famiglia riconosce la voce di Emanuela, è stato diffuso dalla trasmissione Chi l’ha visto? nella puntata del 14 settembre.

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Nella registrazione –  della quale la famiglia Orlandi è venuta in possesso tre mesi fa – è stata rilevata la presenza di tre voci maschili che parlano con accento romanesco, tre aguzzini che sottopongono alternatamente la giovane vittima ad atroci torture. Nel nastro, però, le tre voci non sono udibili, mentre nella trascrizione dei servizi segreti le frasi pronunciate dai tre sono presenti. L’assenza delle voci maschili resta un mistero, così come la frase pronunciata, ormai allo stremo delle forse, dalla ragazza: “Dovevo darti quel numero di telefono”. A quale numero si riferisce?

La registrazione
A. voce femminile
B. voci maschili

Si sentono prolungate esclamazioni maschili

A. “Oddio il sangue, quanto sangue…”

nell’ambiente si sentono rumori provenienti dall’esterno tipici del traffico cittadino

A. Si lamenta “ahio, ah..” (respira affannosamente)

B. voci incomprensibili.

A. “Mi fa male, no!” (piange, dice “basta” con la bocca semitappata). “Sto svenendo, sto svenendo” si sente un rumore di qualcosa appoggiato al microfono.

A. (Sospiro) “Ahh…viene…Ahiaa, mi sento male…oddio mi sento male….ahio…che male…dio che male, che male! Dovevo darti quel numero di telefono”

B. Voce maschile romanesca

A. “Non più”

B. Voce maschile: “No, fatti fare”

A. Si lamenta e continua a ripetere basta con la bocca semitappata.

B. Voce metallica di sottofondo : “Vogliam travèl”

A. (continua a lamentarsi respirando affannosamente): Oddio, ahio, oddio, perché non la smettete…perché Dio….Dio perché…Oddio”.

Il caso Emanuela Orlandi
“Basta mi fai male, oddio quanto sangue”. Una voce femminile si lamenta, soffocata, implora i suoi aguzzini di smetterla. La ragazza che subisce sevizie sessuali (tra cui forse la stimolazione elettrica) sarebbe Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa da Città del Vaticano nel 1983 e mai più ritrovata. L’audio choc, nel quale la famiglia riconosce la voce di Emanuela, è stato diffuso dalla trasmissione Chi l’ha visto? nella puntata del 14 settembre. Nella registrazione –  della quale la famiglia Orlandi è venuta in possesso tre mesi fa – è stata rilevata la presenza di tre voci maschili che parlano con accento romanesco, tre aguzzini che sottopongono alternatamente la giovane vittima ad atroci torture. Nel nastro, però, le tre voci non sono udibili, mentre nella trascrizione dei servizi segreti le frasi pronunciate dai tre sono presenti. L’assenza delle voci maschili resta un mistero, così come la frase pronunciata, ormai allo stremo delle forse, dalla ragazza: “Dovevo darti quel numero di telefono”. A quale numero si riferisce?

La registrazione
A. voce femminile
B. voci maschili

Si sentono prolungate esclamazioni maschili

A. “Oddio il sangue, quanto sangue…”

nell’ambiente si sentono rumori provenienti dall’esterno tipici del traffico cittadino

A. Si lamenta “ahio, ah..” (respira affannosamente)

B. voci incomprensibili.

A. “Mi fa male, no!” (piange, dice “basta” con la bocca semitappata). “Sto svenendo, sto svenendo” si sente un rumore di qualcosa appoggiato al microfono.

A. (Sospiro) “Ahh…viene…Ahiaa, mi sento male…oddio mi sento male….ahio…che male…dio che male, che male! Dovevo darti quel numero di telefono”

B. Voce maschile romanesca

A. “Non più”

B. Voce maschile: “No, fatti fare”

A. Si lamenta e continua a ripetere basta con la bocca semitappata.

B. Voce metallica di sottofondo : “Vogliam travèl”

A. (continua a lamentarsi respirando affannosamente): Oddio, ahio, oddio, perché non la smettete…perché Dio….Dio perché…Oddio”.




Il caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983. Figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, 15 anni, viveva in Vaticano dove aveva terminato il secondo anno del liceo scientifico presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II. Suonava il flauto e frequentava una scuola di musica in piazza Sant’Apollinare a Roma, dove aveva seguito una lezione nel pomeriggio dell’ultimo giorno in cui è stata vista per l’ultima volta. Alcune amiche riferirono di averla salutata poco prima di prendere l’autobus e di averla lasciata alla fermata. Dopo la denuncia di scomparsa diverse segnalazioni riferite alla quindicenne, alcune delle quali, estremamente verosimili, sono state scandagliate con attenzione dalle forze dell’ordine che, però, non hanno mai potuto ricostruire le ultime ore di Emanuela. Dopo 33 anni di indagini, false piste e riaperture, il caso è stato definitivamente archiviato dalla Cassazione lo scorso marzo.

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La pista vaticana
La scomparsa della studentessa si è rivelata sin dalle prime indagini un caso che aveva ben poco di ordinario. Nella vicenda è stato ipotizzato il coinvolgimento del Vaticano, dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), del Banco Ambrosiano, della Banda della Magliana e dei Servizi segreti. Secondo una pista accreditata Emanuela sarebbe stata seviziata e uccisa in un festino a sfondo sessuale in cui sarebbero coinvolte figure di spicco del clero. Padre Gabriele Amorth, uno dei più noti preti esorcisti del mondo, in una intervista rilasciata a La Stampa nel 2012, ipotizza che la ragazzina possa essere finita in un’orgia di pedofili in Vaticano, dove, dopo essere stata sottoposta a sevizie di ogni genere, sarebbe rimasta uccisa.

Redazione Papaboys (Fonte <a




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