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E Papa Francesco telefona in serata ai 30.000 del pellegrinaggio Macerata – Loreto

Bpl1lBEIUAApN-bE papa Francesco ha mantenuto la promessa fatta a Roma, il 4 giugno scorso, a don Giancarlo Vecerrica. Mancavano pochi minuti alle 21 quando allo stadio è arrivata la sua voce, che chiedeva di «…poter dire qualche parola». Un “bravo” al cardinal Pietro Parolin, suo Segretario di stato, un buffetto ai vescovi marchigiani («non so se sono bravi pure loro») e poi subito al punto: il Pellegrinaggio della vigilia di Pentecoste avviene il giorno prima dell’incontro di preghiera, nei giardini vaticani, fra il presidente palestinese Mahmud Abbas e il presidente israeliano Shimon Peres per invocare insieme il dono della pace. «Unitevi per favore a noi – ha chiesto il Papa – perché per l’intercessione di Maria in quei luoghi risuoni il canto degli angeli: gloria a Dio e pace sulla terra». «E a Loreto – ha aggiunto – pregate la Madonna Nera anche per me. Naturalmente pregate a favore e non contro». Il Papa si è rivolto direttamente alle migliaia di giovani, ricordando che la fede non è un’eredità ma una risposta di amore quotidiano. Li ha invitati a non lasciarsi scoraggiare dai paurosi «che vogliono chiudere nella mediocrità del loro buio il vostro sogno luminoso». «La gioia è contagiosa come la disperazione – ha proseguito – voi irradiate intorno luce e speranza e siate uniti a Dio, perché senza Dio tutto è perduto». Quindi ha impartito la benedizione, richiesta con insistenza da don Giancarlo, e si è congedato augurando come sempre la “buona notte”.

Il Papa, con il suo intervento, ha messo il sigillo della mondialità a questo 36° Pellegrinaggio. Davvero il mondo, quest’anno, si è dato appuntamento al Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Insieme al Medio Oriente, anche il Sudan, gli Stati Uniti, l’Ucraina erano lì con le loro domande, le tragedie, le speranze, la gratitudine. Il desiderio di incontrare una risposta umana e vera alla domanda del Pellegrinaggio stesso: di cosa abbiamo bisogno per vivere? Lo ha detto il cardinal Pietro Parolin, che nel Pellegrinaggio c’è la risposta: Gesù di Nazareth, morto e risorto. «Dio che si fa compagno della nostra vita», come ha ricordato nel suo messaggio il presidente della fraternità di CL, Julian Carron.

A proposito del Medio Oriente, il cardinale ha detto che i «miracoli capitano».  «Speriamo nella rinascita di un clima di fiducia fra le parti – ha aggiunto – perché si possano prendere decisioni coraggiose». Parolin ha invitato ad unirsi a questa preghiera, chiedendo a Dio di mostrare la sua potenza perché dalla Palestina «il dono della pace possa trasmettersi a tutti i luoghi del mondo dove il Nemico degli uomini semina inimicizia, morte e distruzione».

Dal Medio Oriente al Sudan, dove Meriam, la donna cristiana accusata di apostasia, è ancora in pericolo di vita. Il cardinal Parolin ha confermato che la Santa Sede segue da vicino la vicenda, senza troppo clamore. «Noi cerchiamo le maniere più efficaci – ha spiegato – che non sempre sono quelle gridate». Il marito di Meriam, Daniel Wadi, ha fatto sapere la commozione provata quando gli hanno detto «che i cristiani in Europa stanno pregando» per lui e per la moglie. Un fatto che li rende pazienti e forti. Come paziente e forte si è dimostrato, nella sua testimonianza prima della Messa, il filosofo e teologo ucraino Aleksandr Filonenko, che ha pregato per una nuova Europa e una nuova Ucraina, capaci di «riscoprire un uomo che abbia sete di libertà, coraggio e speranza». E poi l’America, Chicago, dove in contemporanea al cammino lauretano si è svolto il pellegrinaggio al santuario di San Francesco Saverio Cabrini. Davvero il mondo era lì.

Nella sua omelia – dopo il saluto del sindaco Carancini e di Monsignor Giulidori – il Segretario di stato ha sviluppato il tema del Pellegrinaggio facendo osservare che la risposta alla domanda “di cosa abbiamo bisogno per vivere?”, può avere una risposta solo dall’esterno, dallo Spirito Santo che attira il nostro cuore verso Gesù. Nel gran mercato del mondo, secondo Parolin, ci sono tanti «falsi appagamenti che servono a soffocare la domanda e ci confondono». «A Loreto – ha ricordato il Cardinale – ci sono quelle mura di Nazareth dove, come ha detto Dante, grazie allo Spirito santo ‘si riaccese l’amore’». «Da allora – ha aggiunto – è rifiorita nel mondo  la possibilità di essere perdonati. La possibilità che l’estraneità e l’inimicizia non siano l’ultima parola nei rapporti tra di noi, nelle nostre case, nelle nostre città, nei rapporti tra le genti e le Nazioni. Questo è il grande mistero della vita cristiana».

Incontrando i giornalisti prima della Messa, il cardinale si era soffermato sull’importanza del Pellegrinaggio, che ha detto di conoscere fin dagli inizi. «Mi colpisce la partecipazione in crescendo di tanta gente – ha affermato – anche di gente che non si riconosce nella Chiesa ma che qui trova un avvio di risposta alle sue domande esistenziali. La risposta, infatti, è nella vicinanza, nell’incontro, nel farsi prossimo di tutti: questo, come ci insegna il papa, permetterà a Gesù di dare una risposta».

I pellegrini, intorno ai 30 mila, hanno lasciato lo stadio dell’Helvia Recina verso le 22.30. A Loreto, si prevede che arriveranno in circa centomila.

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