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Dio sa che siamo qui e ci abbraccia. La prima meditazione degli esercizi spirituali di Papa Francesco

Papa Francesco e i collaboratori della Curia Romana, arrivati nel pomeriggio alla Casa Divin Maestro di Ariccia, hanno ascoltato il predicatore portoghese don Josè Tolentino de Mendonça commentare la prima parte del brano del Vangelo di Giovanni dedicato all’ incontro tra Gesù e la samaritana al pozzo di Giacobbe

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Gesù che seduto al pozzo di Giacobbe chiede alla samaritana “Dammi da bere” ci meraviglia, ci lascia disarmati dallo stupore. Un giudeo che parla con una donna di Samaria, popolata da dissidenti con i quali gli ebrei non andavano d’accordo, ci sorprende come Gesù che si rivolge a noi per chiederci: “Dammi quello che hai. Apri il tuo cuore, Dammi quello che sei”. Inizia così la prima meditazione di don José Tolentino de Mendonça agli esercizi spirituali di Quaresima per il Papa e la Curia Romana, proposta questa sera nella cappella della Casa Divin Maestro dei Paolini di Ariccia.

Apprendisti dello stupore

Il teologo e poeta portoghese, vicedirettore dell’Università Cattolica di Lisbona, ha scelto come tema delle sue predicazioni l’ “Elogio della sete” e nell’introduzione, intitolata  “Apprendisti dello stupore”, commenta la prima parte del racconto di Giovanni (Gv 4.5-24) sull’incontro tra Gesù e la samaritana al pozzo.

La richiesta di Gesù provoca in noi perplessità e sconcerto, perché “siamo noi quelli venuti a bere” al pozzo, e sappiamo che la sete è fatica e bisogno. Ma Gesù è affaticato per il viaggio, e sta seduto vicino al pozzo. E nel Vangelo, quelli che stanno seduti per chiedere, ricorda don Tolentino, sono i mendicanti. Anche Gesù mendica, il suo “è un corpo che sperimenta la fatica dei giorni: consunto dalla cura amorevole degli altri”. Non è solo l’uomo ad essere mendicante di Dio. “Anche Dio è mendicante dell’uomo”.

Con la sua debolezza è venuto a cercarci

Con la sua debolezza, prosegue il predicatore portoghese, Gesù “è venuto a cercarci”. “Nel più abissale e notturno della nostra fragilità, sentiamoci compresi e cercati dalla sete di Gesù”. Che non è una sete d’acqua, è più grande: “E’ sete di raggiungere le nostre seti, di entrare in contatto con le nostre ferite”. Ci chiede: “Dammi da bere”. “Gliela daremo? Ci daremo da bene gli uni gli altri?”, si chiede ancora don José.

Riconosciamoci chiamati, perché è il Signore che prende l’iniziativa di venire incontro a noi. “Per quanto sia grande il nostro desiderio, ancora più grande è il desiderio di Dio”. E quando Gesù dice alla donna il vero della sua vita, “questo non la umilia né la paralizza. Anzi, si sente incontrata, visitata dalla grazia, liberata dalla verità del Signore”.
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Dio sa che siamo qui e ci abbraccia

Sentiamoci abbracciati, conclude il predicatore degli esercizi spirituali per il Papa e la Curia Romana, perché “Dio sa che noi siamo qui”. E in questi giorni, “disimpariamo, per imparare quella grazia che renderà possibile la vita dentro di noi”. Nel nostro intimo diciamo: “Signore, io sono qui in attesa di niente”. Che è come dire: sono solamente in attesa di te, “in attesa di quello che tu mi dai”.
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Da domani fino a venerdì 23 febbraio, le giornate del Papa e dei suoi collaboratori alla Casa Divin Maestro di Ariccia si apriranno alle 7.30 con la celebrazione della Messa, seguita da una prima meditazione alle 9.30. Alle 16 si terrà la seconda meditazione del predicatore, che precederà la recita dei vespri e l’adorazione eucaristica.

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