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Comunichiamo al mondo la misericordia di Dio

Lasciamoci sorprendere da Dio e così potremo comunicare al mondo la Buona Notizia della sua misericordia. E’ quanto affermato dal mons. Dario Edoardo Viganò nella Messa presieduta, stamani, in San Pietro per i dipendenti della Segreteria per la Comunicazione, in occasione delle festività natalizie.

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Il prefetto del dicastero si è soffermato sulle figure proposte dalle Letture del giorno, che mostrano come nulla sia impossibile per chi si affida al Signore. Venti i concelebranti all’Altare della Cattedra della Basilica petrina, tra i quali il segretario del dicastero per la Comunicazione, mons. Lucio Ruiz, il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa, e il direttore dei programmi della Radio Vaticana, padre Andrea Majewski. Tra i presenti anche il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke e il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Annunciare il mistero di Dio che “entra nella vita delle persone e le cambia radicalmente”. Nella Messa per i dipendenti della Segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Viganò si è soffermato sulla missione di chi è chiamato, nella Santa Sede, a comunicare la Buona Notizia della misericordia di Dio. Il prefetto del dicastero ha sviluppato la sua omelia come un ideale pellegrinaggio “sulle tracce dei personaggi” proposti dalla Parola di Dio. Le letture odierne, ha osservato, ci presentano due annunci di una nascita “inspiegabile per le categorie umane”. Sono protagoniste due coppie, ha detto, “ormai rassegnate alla sterilità” ma che nonostante tutto sono fiduciose in Dio. E dalla loro fede nasceranno Sansone e Giovanni Battista, due uomini figli della misericordia di Dio che portano avanti la loro missione superando difficoltà e tentazioni.

Ascoltare per capire e comunicare quello che il Signore ci chiede
Soffermandosi in particolare sulla figura di Manòach, padre di Sansone, mons. Viganò ha rammentato che il suo nome significa “luogo di riposo”. Un’indicazione, ha detto, e un invito per “riconoscere Dio che ci fa visita e chiede di essere accolto, anche quando si rivela in modo sorprendente”, “fuori dai nostri schemi” e in “tempi da noi non previsti”. Papa Francesco, ha così ricordato, ci ripete che la preghiera “è una chiave che apre il cuore” di Dio:
“È in queste oasi, in questi rifugi dello spirito che il Signore ci rivela quanto desidera da noi, che cosa dovremmo fare, per dirla in parole più semplici, per rispondere alla sua chiamata. Se non ascoltiamo, come possiamo dare una risposta? Si tratta anche di una buona regola di comunicazione: ascoltare, per capire e rispondere in modo sensato”.
Rivolgendo così il pensiero a Sansone, il cui nome richiama il sole, mons. Viganò ha esortato i dipendenti della Segreteria per la Comunicazione a sentirsi “dono gli uni per gli altri”, quasi “scintille di bellezza, nel lavoro” come in famiglia. “Ci è chiesto impegno – ha ripreso – rispetto delle regole, superamento delle inevitabili difficoltà e tentazioni” che ci creano “fatiche, incomprensioni, delusioni, ma ci fanno ritrovare la strada della fedeltà a Dio, alla sua chiamata”. Parlando quindi di Zaccaria, ha messo l’accento sul significato del nome: “Dio si è ricordato”. E finalmente la figura di Elisabetta, il cui nome – ha annotato – significa “Dio ha giurato”, ma potremmo anche tradurre con “Dio è fedele”.

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Dio comunica al suo popolo la buona notizia: Egli ha ed è misericordia
“L’attesa, la preghiera quotidiana – ha constatato mons. Viganò – infondono, talvolta, la sensazione che stiamo ripetendo formule stantie”. E ancora, ha aggiunto: “Le chiacchere della gente, la sensazione di avere sbagliato qualcosa, quasi che Dio sia l’esattore delle tasse che ci punisce se i conti non quadrano, l’avvilimento e la rassegnazione che attanagliano il cuore sembrano soffocare ogni anelito dell’anima”:
“Ma Dio irrompe inaspettatamente, esplode la gioia per la vita che fiorisce come un prodigio, davanti al nostro sguardo stupito germoglia un figlio, da noi ormai relegato tra i rimpianti, e testimonia la benedizione di Dio dopo i giorni di afflizione. Dio comunica al suo popolo una buona notizia: Egli ha/è misericordia”.
Questo, ha detto ancora, “è il significato del nome Giovanni”. “Dio ha avuto misericordia – ha concluso – e continua a usare misericordia anche a ciascuno di noi, a ogni donna e a ogni uomo che si affaccia all’orizzonte del mondo, per sempre”.

Siamo comunità internazionale, portare messaggio del Natale a tutti
Le intenzioni di preghiera sono state pronunciate in diverse lingue dal cinese allo spagnolo, dall’inglese all’italiano. Un segno della ricchezza della comunità di lavoro della Segreteria per la Comunicazione, che sottolinea in modo eloquente che per la Chiesa nessuno è straniero. Proprio sul tema dell’internazionalità della comunicazione della Santa Sede si è soffermato mons. Viganò nei saluti dopo la celebrazione della Messa:
“Siamo una comunità internazionale, quindi portate questi auguri anche alle comunità di provenienza, che sono diocesi e comunità sparse in tutto il mondo. Ringrazio anche i due grandi Ordini che prestano un importante servizio all’interno della Segreteria per la Comunicazione, penso alla Compagnia di Gesù: mandiamo gli auguri, i primi auguri di Natale, al nuovo padre generale. E ai Salesiani. I due grandi Ordini religiosi che prestano, con un numero abbondante di persone, un servizio alla Santa Sede… Non ci resta che godere di questo Dio che ricordiamo in questo Natale come un Dio tenace, caparbio, che non vuole che l’uomo si perda e per questo si fa uomo”.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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