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Vespri. Papa Francesco ai religiosi: non abbiate paura di povertà e misericordia

Vespri. Papa Francesco ai religiosi: non abbiate paura di povertà e misericordia Dopo la visita al Palazzo presidenziale il Papa si è recato per un breve saluto nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, retta dai Gesuiti. Poi si è trasferito nella Cattedrale dell’Avana per la preghiera dei Vespri con i sacerdoti, i consacrati e i seminaristi. La Cattedrale dell’Immacolata Concezione risale al 1700: bellissima la facciata barocca con i due campanili ai lati, opera dell’architetto italiano Borromini.

Papa Francesco è rimasto molto colpito dalle parole del cardinale Ortega che ha parlato della povertà della Chiesa cubana e di una religiosa che ha raccontato la sua esperienza tra i malati fisici e mentali. Il Papa ha parlato interamente a braccio, prendendo spunto da queste due testimonianze e ha consegnato l’omelia preparata.

Povertà – ha detto – è una parola scomoda, che va controcorrente – ha detto – lo spirito mondano non la conosce, non la vuole, la nasconde, non per pudore, ma per disprezzo. Lo spirito del mondo non ama il cammino del Figlio di Dio che si abbassato, si è fatto povero, si è umiliato, per essere uno di noi. Il giovane ricco del vangelo osservava tutti i comandamenti ma ha avuto paura della povertà e se ne è andato triste.

È necessario – ha detto il Papa –  saper gestire i beni, è un obbligo, perché i beni sono un dono di Dio, ma quando tali beni entrano nel cuore e cominciano a guidare la vita, la si perde.  Sant’Ignazio di Loyola diceva che la povertà è il muro e la madre della vita consacrata . La madre che genera più fiducia in Dio. Ed è il muro che protegge da ogni mondanità.  La mondanità ha distrutto molte anime! Anime generose, come il giovane  triste, che hanno iniziato bene e poi si sono attaccarle alla mondanità, e sono finite male, nella mediocrità. Hanno finito senza amore perché la ricchezza impoverisce, impoverisce male. Ci toglie ciò che di meglio abbiamo, ci rende poveri nell’unica ricchezza che vale la pena avere.

Un vecchio prete saggio mi diceva che quando lo spirito di ricchezza entra nel cuore di un consacrato o una consacrata, un sacerdote, un vescovo, un papa, quando si comincia a raccogliere fondi  per garantire il futuro, allora il futuro non è in Gesù, è in una compagnia di assicurazioni di natura spirituale, che guido. Così, quando, per esempio, una congregazione religiosa, mi ha detto, comincia a raccogliere fondi Dio è così buono che invia un economo disastroso, che porta al fallimento. Sono le migliori benedizioni di Dio alla sua Chiesa, gli economi disastrosi perché la rendono libera, la rendono povera. La nostra Santa Madre Chiesa è povera, Dio ama i poveri, come ha voluto che fosse povera la nostra Madre Maria. Quindi ha invitato a chiedersi: come è il mio spirito di povertà? Non dimentichiamo che è la prima delle beatitudini: Beati i poveri in spirito, quelli che non sono attaccati alla ricchezza, ai poteri di questo mondo.   Papa Francesco ha poi commentato la toccante testimonianza della religiosa che assiste i malati, che lei ha definito “bambini” anche se sono anziani. Sono i piccoli di cui parla Gesù. E’ il protocollo su cui saremo giudicati di cui parla il Vangelo di Matteo al Capitolo 25: “Quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Ci sono servizi pastorali che possono essere più gratificanti da un punto di vista umano, senza essere cattivi o mondani, ma quando uno cerca nella preferenza interiore il più piccolo, il più abbandonato, il più malato, di cui nessuno tiene conto, che nessuno vuole, il più piccolo, e serve il più piccolo, sta servendo Gesù in modo superlativo.

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