Veneto, espulso imam estremista

Predicava l’islam radicale ai bambini, aveva frequentazioni poco raccomandabili con soggetti, in Italia e all’estero, dediti al fondamentalismo. Nulla a che vedere con il terrorismo, come precisano in questura a Vicenza, ma per motivi di sicurezza e ordine pubblico è stato espulso. Un atto preventivo. «Ascoltare musica e utilizzare strumenti musicali è peccato», ripeteva Sofiane Mezzereg, algerino di 36 anni, imam della moschea di Schio, ai bambini e ai ragazzi durante le lezioni coraniche. Accade così che tre di quei bimbi, in quinta elementare, si tappino le orecchie durante una lezione di educazione musicale. La maestra, sorpresa, prova a chiedere e viene a conoscere il risvolto. Segnala l’accaduto a chi di dovere e scattano altre indagini, di Digos insieme ai Carabinieri, e si scopre che quell’imam frequenta ambienti poco raccomandabili. 

L’altro ieri Mezzereg è stato fermato a Civitavecchia, di ritorno dalle vacanze con moglie e tre figli, e gli è stata consegnato il foglio di espulsione, per decisione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Che così spiega: «In Italia si può pregare liberamente e noi sappiamo distinguere chi prega da chi spara. Nessuno, però, può predicare violenza e odio. Per questo, ho espulso l’imam di Schio». Durante le indagini è emerso che l’algerino manteneva strette relazioni con esponenti del mondo islamico di orientamento «marcatamente radicale», soggetti – è stato spiegato ieri dal questore Gaetano Giampietro e dal dirigente della Digos, Nevio di Vincenzo – dediti «alla promozione di principi originari dell’Islam e alla diffusione dell’ideologia salafita». Incontri anche diretti che l’algerino avrebbe avuto soprattutto fuori dei confini del Veneto e all’estero, in particolare in Francia. Il capo della Questura ha tenuto a precisare che «il caso è isolato» e che, comunque, non si configurano ipotesi di terrorismo. 

L’algerino è in Italia dal 2002, prima a Udine, come imam, e poi a Vicenza da due anni. Proveniente da Tunisi a bordo di una motonave, a Civitavecchia è stato sottoposto ai controlli di frontiera, gli è stata notificata l’espulsione e, quindi, reimbarcato sulla stessa motonave. Per dieci anni non potrà rientrare in Italia, pena la reclusione da uno a quattro anni. Con lui c’erano anche la moglie e i tre figlioletti: la donna, pur potendo restare in Italia con i bambini in quanto non colpita dal provvedimento, ha preferito tornare in patria con il marito. 
Le indagini hanno rilevato che l’uomo sollecitava i piccoli ad assumere comportamenti palesemente ostili verso la cultura occidentale e a manifestare il desiderio di poter compiere in futuro anche gesti eclatanti, pure violenti e con l’uso delle armi, una volta diventati adulti. «Chi predica e pratica l’intolleranza o la violenza, in Veneto non trova posto – ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – chi cerca e chiede una reale integrazione, basata sulla reciprocità, la trova da anni e continuerà a trovarla, come dimostrano i 517.000 stranieri residenti e perfettamente integrati. La cacciata di questo imam irrispettoso e prepotente era un atto doveroso che condivido in pieno».

Di Francesco Dal Mas per Avvenire

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