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Papa Francesco: le famiglie cristiane siano comunità d’amore, genitori giocate con i vostri figli!

13_5_are_f1_119_a_resize_526_394CITTA’ DEL VATICANO – Le famiglie cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla testimonianza e dall’apertura alla vita. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza di stamani al Pontificio Consiglio per la Famiglia, in occasione della plenaria del dicastero. Il Pontefice ha messo l’accento sulla dimensione comunitaria della famiglia, che va valorizzata in un tempo che vede il prevalere dei diritti individuali. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal presidente del dicastero per la famiglia, mons. Vincenzo Paglia.  Una “comunità” dove “si impara ad amare”, fatta di volti e persone “che dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita”, specie “quella più fragile”. Papa Francesco tratteggia così l’unicità della famiglia che, aggiunge, si potrebbe definire “senza esagerare”, “il motore del mondo e della storia”. La famiglia, ha proseguito, è il luogo dove “la persona prende coscienza della propria dignità” e, “se l’educazione è cristiana”, riconosce “la dignità di ogni persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata”:
“Tutto questo è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. Eh, dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia! Per questo avete fatto bene a porre una particolare attenzione alla Carta dei Diritti della Famiglia, presentata proprio trent’anni or sono, il 22 ottobre 1983”.
La famiglia, ha proseguito, si fonda sul matrimonio. Ed ha sottolineato che “gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia”: “Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza”. Nel matrimonio, ha osservato, “ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce”, sempre confidando nella Provvidenza di Dio. E’ questa, ha detto, l’esperienza che “i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni”. Si tratta, ha soggiunto, di “un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca” ma anche di santità, perché “la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita”. Certo, ha riconosciuto, “ci sono problemi nel matrimonio”, “diversi punti di vista, gelosie” e si litiga anche: “Ma dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro! Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace, che dà unità alla famiglia. Ma questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie che non è facile andare su questa strada, ma è tanto bella questa strada. Tanto bella! Dirlo!”.

Il Papa ha quindi messo l’accento su due fasi della vita familiare: “l’infanzia e la vecchiaia”. Ed ha confidato che quando confessa un adulto sposato sempre gli domanda dei figli: “’Mi dica signore o signora, lei gioca con i suoi figli?’… ‘Come Padre?’. ‘Lei perde il tempo con i suoi figli, lei gioca con i suoi figli?’. ‘Ma, sa, quando io esco da casa al mattino – mi dice l’uomo – ancora dormono e quando torno sono a letto’. Anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli. E’ tanto importante perdere il tempo con i figli, giocare con i figli!”.

“Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani – è stato il suo monito – recide le sue radici e oscura il suo futuro”:
“Voi fate la valutazione su questa nostra cultura oggi, con questo: ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società. Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà”.

La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani, ha evidenziato, “diventa la madre delle generazioni dei credenti” e al tempo stesso “serve la società umana” aiutandola a “riscoprire la paternità e la maternità di Dio”. La “buona notizia” della famiglia, ha proseguito, “è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti”. Comunicarlo, ha osservato, soprattutto “con la testimonianza della vita” specie “nelle società secolarizzate”. “Le famiglie veramente cristiane – ha osservato – si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani”: “Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutte vogliamo stare vicino con l’annunzio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia”.

Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana

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