Stiamo assistendo ad una incredibile sceneggiata ‘politica’ in queste settimane, dove un manipolo di politici allo sbando, sta cercando di salvare la propria poltrona, in cambio di una tranquillità e serenità futura promessa all’Italia.
E’ ormai evidente che ‘lorsignori’ non abbiamo neanche nell’anticamera del cervello l’idea di come funziona un paese, e per questo, prima si allontanano dal livello ‘decisionale’, meglio sarà per tutti noi. Non è questione di ‘andare a casa’, è proprio speranza che lascino la ‘cosa pubblica’ e tornino a fare quello che facevano prima di governare, cioè, ‘praticamente niente’.
La crisi di Governo rallenta in maniera terribile il nuovo decreto Ristori cinque, che serve soprattutto ad estendere gli aiuti economici alle partite Iva, a partire dai contributi a fondo perduto, con un occhio a quelle categorie che non erano rientrate nei quattro precedenti provvedimenti. Grazie al voto positivo ottenuto dal parlamento la scorsa settimana sullo scostamento di Bilancio e ai 32 miliardi di risorse messi sul piatto (ai quali si aggiungono altri 5,3 miliardi accantonati con il decreto Ristori quater) il governo possiede gli strumenti finanziari per agire e dare così una risposta al Paese a corto di liquidità.
Ma, appunto, la situazione di incertezza sulla tenuta dell’esecutivo rende tutto estremamente incerto. A cominciare da taluni aspetti costituzionali. Palazzo Chigi aveva immaginato di varare il decreto entro fine gennaio ma se le cose dovessero precipitare fino alla caduta di Conte cosa accadrebbe? Italia Viva ha più volte confermato che appoggerà comunque il decreto assicurando i voti necessari ma nella maggioranza (soprattutto nel Pd) e al ministero dell’Economia nutrono seri dubbi sul fatto che un esecutivo dimissionario, chiamato a svolgere l’ordinaria amministrazione, potrebbe licenziare un provvedimento che vale praticamente come una manovra di Bilancio.
Senza considerare che la maggioranza ha perso il controllo delle commissioni parlamentari di riferimento, dopo l’uscita degli esponenti espressione del partito di Renzi. Insomma, le spine sono molte. E manca una bussola politica di riferimento.
La foto di copertina è tratta dal sito Dagospia. Irriverente. Ma giusto.
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