R. – Io penso che il governo iracheno abbia il dovere di proteggere tutti i cittadini, non solo i cristiani soffrono ma anche gli altri. Ma i cristiani sono una minoranza particolarmente fragile, un obiettivo così diretto, dunque hanno bisogno di più protezione. Purtroppo, il governo adesso è molto occupato con la liberazione di Anbar, Ramadi e Mosul. Tutto l’esercito è lì e qui a Baghdad ci sono gruppi di “mafiosi” che cercano soldi prima della festa dell’Ifar o per comprare armi… Non so, è un guaio veramente. Perciò, ho chiesto al governo di proteggere queste zone dove ci sono cristiani: in due settimane, quattro cristiani sono stati rapiti, due uccisi nonostante fosse stato pagato un riscatto molto alto.
D. – Cristiani rapiti e uccisi, case e beni espropriati, persone costrette con il terrore a lasciare il proprio lavoro: come mai i cristiani sono vittime di questi soprusi?
R. – Ci sono individui e gruppi che cercano soldi. Una volta pagato il riscatto, non vogliono essere riconosciuti perché la persona dopo può intentare un processo contro di loro. Perciò, sono stati ammazzati. È triste questa anarchia del governo iracheno che è incapace di controllare tutto.
D. – Quindi prosegue, per paura, l’esodo dei cristiani dall’Iraq?
R. – È scandaloso che la comunità internazionale stia solo a guardare, a dire qualche parola di condanna, mentre ci vuole un’azione seria per fermare l’Is e anche più ordine in questo Medio Oriente: Iran, Libia, Siria, Yemen, Libano. Coloro che pagano di più sono i cristiani e non sappiamo per quale motivo, che cosa c’è dietro… Ci sono piani per mandare via i cristiani? Noi non abbiamo una visione chiara della realtà e dunque non possiamo fare nulla. Quando manca questo, non ci sono piani e non possiamo aiutare le nostra gente, né fare progetti perché la situazione è instabile. La gente va via in una maniera anche tragica, senza niente: nessuna visione chiara, nessuna conoscenza dell’Occidente, della lingua, della tradizione, della società, della morale. Sono appena ritornato dalla Francia dove ci sono quasi mille persone che sono state accolte. Sono un po’ persi perché non conoscono la lingua, la mentalità, gli usi, e sono molto isolati. È una situazione molto triste.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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