Fatti da ritenersi isolati? Adriana Masotti, per la Radio Vaticana, lo ha chiesto al portavoce di mons. Couto, padre Savarimuthu Sankar, raggiunto telefonicamente a New Delhi:
R. – No, no, li possiamo collegare. Non è che quello che succede è tutto isolato: è tutto collegato. Quindi, c’è dietro qualcuno, ma non sappiamo chi.
D. – L’arcivescovo Couto dice che comunque è qualcuno che vuole impedire l’armonia tra le religioni, la convivenza tra le religioni in India…
D. – Ma gli attacchi sono sempre nei confronti dei cristiani, o avvengono profanazioni di templi anche di altre religioni?
R. – In ottobre e novembre, si era iniziato a parlare contro i musulmani, ma non c’è stato nessun attacco.
D. – Voi dite che confidate in una pronta indagine della polizia per quest’ ultimo caso. Ma la polizia si attiva?
R. – No e noi non siamo molto contenti di loro, perché ogni volta che noi denunciamo un’aggressione, la prima cosa che fanno è cercare di coprire quello che è accaduto. Sempre dicono: “Questo è un incidente, non è un attacco”. Di quello che è successo ieri dicono che non è vandalismo, ma che erano venuti per rubare qualcosa dalla chiesa. Quindi, si trattava di ladri. Però non erano ladri, perché non hanno preso i soldi. Quella domenica, tutte le offerte di tutte le Messe erano ancora lì… Perché hanno rotto il tabernacolo, perché hanno preso le ostie e hanno disperso ogni cosa? A questo, la polizia non ha risposte. Dicono sempre soltanto che sono stati i ladri.
D. – Come vive allora adesso la Chiesa di New Delhi, la comunità?
R. – Noi siamo molto disturbati, particolarmente per quello che è successo il primo dicembre, perché nella chiesa avevano distrutto tutto, tutto! Soffriamo tanto e abbiamo un po’ di paura, perché noi siamo sempre una minoranza piccolissima. Abbiamo sempre avuto la pace, però adesso c’è un’atmosfera di sospetto… Poi, non sappiamo neanche cosa accadrà dopo le elezioni: la situazione peggiorerà ancora o potrà migliorare? Quando è venuto il presidente degli Stati Uniti, Obama, anche lui ha detto che in India “se non c’è armonia, se c’è divisione a causa delle religioni, non potrà esserci sviluppo”. Quindi, l’unità è molto importante per l’India.
D. – E la Chiesa, su questo fronte del dialogo, della convivenza, si impegna?
R. – Sì. Come voi sapete, la maggioranza degli indiani sono induisti, però la maggioranza degli induisti ha sempre avuto un rispetto maggiore per i cristiani, perché loro sanno che noi amiamo la pace. Poi, quando vedono come noi serviamo i poveri, dicono che nessun’altra religione è capace di fare lo stesso. Hanno visto come faceva Madre Teresa. Oppure, quando vedono i cristiani che vanno in ogni parte dell’India, dove non c’è elettricità, non ci sono case e neppure le strade, però i missionari ci vanno e poi costruiscono una scuola oppure un ospedale… Tutto questo gli induisti lo sanno, ma ci sono i gruppi fondamentalisti che vogliono disturbarci, perché loro non vogliono che i poveri ricevano istruzione, perché poi incominciano a lottare per i loro diritti. Se noi serviamo i ricchi, va bene; ma quando serviamo i poveri, quando incominciamo a istruirli, a dire loro che devono lottare per la giustizia, per i diritti umani, a loro questo non va bene. Speriamo che almeno riusciamo a sapere chi sta dietro, chi l’ha fatto. Questo è importante per noi.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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