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Emergenza casa la Chiesa di Vicenza non sta a guardare

PARROCCHIA-059pVENETO – VICENZA – Il vescovo Beniamino Pizziol ha scritto una lettera con la quale invita i cristiani, le parrocchie e le istituzioni ecclesiastiche a essere “più attenti e generosi verso coloro che si trovano in difficoltà, non lasciando case sfitte, abbassando i canoni di locazione o pensando anche, come nel caso delle canoniche, alla possibilità di offrirle in comodato d’uso gratuito a coppie di sposi”

È un Natale particolare quello che si sta avvicinando. È il sesto di questo periodo di crisi economica (il più grave dal Dopoguerra) che sta colpendo moltissime famiglie anche nel Nordest, in quell’area che fino al 2008 era la “Locomotiva d’Italia”. Sono numerose le situazioni in cui è messo a rischio persino il diritto fondamentale all’abitazione. Ne è consapevole il vescovo di Vicenza monsignor Beniamino Pizziol che in occasione dell’oramai prossimo Natale ha preso carta e penna e ha scritto una lettera innanzitutto per esprimere la sua vicinanza “a una situazione di grande sofferenza che colpisce un numero crescente di persone e di famiglie che si vedono oggi private di quel bene fondamentale che è la casa”. E Natale ha, in questo senso, una forza simbolica particolare. La nascita di Gesù, “una scena – evidenzia il vescovo -, che poteva essere piena di tenerezza per la nascita di un bimbo, diviene dramma ed esclusione. La famiglia di Nazareth non trova alloggio e deve ripiegare su un riparo di fortuna”. Oggi assistiamo al ripetersi della stessa situazione e questo – ricorda Pizziol – “non solo là dove si sperimentano guerre, devastazioni, oppressioni. Anche da noi troppe famiglie vivono l’angoscia di una casa che non c’è, di uno sfratto imminente, della mancanza di una dimora stabile”. Accanto a questa situazione di sofferenza si registra lo scandalo di “una quantità crescente di case sfitte e alloggi lasciati vuoti”. Secondo l’Osservatorio Comunale, nella sola città di Vicenza – ricorda Pizziol – nel 2010 il numero di alloggi non utilizzati sarebbe stato di circa 7mila unità”. La mancanza di abitazione è uno dei fattori che ostacola il fare famiglia. La casa è il luogo dell’intimità e della sicurezza. “Non avere casa – si legge nella lettera – equivale a non avere uno spazio umano per relazioni significative”.
Alla base c’è il problema del lavoro. E i numeri che il presule ricorda sono drammatici. Nel 2012 nella provincia di Vicenza “si sono persi più di 2.800 posti di lavoro; hanno chiuso oltre 450 imprese artigiane; il ricorso alla Cassa Integrazione nel Veneto è cresciuto di quasi 6 volte nell’ultimo quinquennio”. Le conseguenze sulla casa sono vistose. In Veneto dal 2007 i flussi dei mutui bancari accesi per l’acquisto della prima casa si è più che dimezzato (-50.7 %); quasi il 12% dei mutui in corso a giugno 2013 presentava una o più rate non pagate, segno di una difficoltà crescente delle famiglie a far fronte agli impegni presi. Anche i provvedimenti di sfratto per morosità degli inquilini sono pressoché raddoppiati in questi ultimi anni.
Di fronte a una situazione di tale gravità occorre l’impegno di ciascuno per dare una risposta alla questa situazione e in particolare mons. Pizziol invita “la comunità cristiana a interrogarsi”. Diocesi, parrocchie, ordini e congregazioni religiose sono così invitati a fare “un serio esame di coscienza sull’uso dei beni, degli ambienti, degli spazi che possiedono. Come ci ricorda continuamente Papa Francesco, è anzitutto ai poveri che va rivolta l’attenzione ed è a partire dai poveri che vanno trovati i criteri di gestione di ciò che non è “proprietà privata”, ma bene da condividere evangelicamente”.
Quello del vescovo di Vicenza, dunque, prima ancora che essere un appello alle istituzioni civili è un forte richiamo alla comunità ecclesiale tutta perché metta in atto scelte concrete e “azioni che non siano unicamente determinate dal calcolo economico”. Per questo è necessario “promuovere una vera e propria cultura della casa che alle dichiarazioni di principio accompagni gesti e impegni concreti delle Istituzioni e dei singoli cittadini tesi a investire nel recupero e nella locazione di alloggi attualmente sfitti perché fatiscenti o per ragioni economiche o fiscali. Su questo versante, peraltro la Diocesi ha avviato in questi mesi una seria riflessione sulle proprietà immobiliari di sua competenza e questo confronto ha già portato ad alcuni segni concreti e significativi che testimoniano la volontà della Chiesa di rispondere al problema della casa. Ma molto è ancora possibile realizzare. Il vescovo Beniamino invita i cristiani proprietari di case, le parrocchie e le istituzioni ecclesiastiche a essere “più attenti e generosi verso coloro che si trovano in difficoltà, non lasciando case sfitte, abbassando i canoni di locazione o pensando anche, come nel caso delle canoniche, alla possibilità di offrirle in comodato d’uso gratuito a coppie di sposi che partecipano alla vita della comunità cristiana e si trovano in difficile situazione economica”. “Il vangelo di Gesù – conclude Pizziol – può essere racchiuso tutto nella splendida rivelazione di un Dio Abbà, Padre di tenerezza, che fa del suo abbraccio la casa dove c’è posto per tutti, nessuno escluso. Noi siamo chiamati a far sì che non ci sia chi è senza casa, magari a causa dell’egoismo, dei calcoli economici, della globalizzazione dell’indifferenza alla quale rischiamo di rassegnarci”.
Lauro Paoletto – direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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