Vi raccontiamo una storia bellissima fatta di fede e santità. La Marchesa Gerolama Uguccioni Gherardi si recò da Don Bosco piangendo e gridando che il suo figlioccio era morto e che il Santo doveva accorrere con lei per farlo rivivere. Don Bosco acconsentì e avvicinatosi al letto, trovò il bimbo, di ancor tenera età, immobile, pallidissimo, con gli occhi vitrei, con il viso contratto, che non dava più segni di vita. A detta di tutti era spirato.
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Il Santo subito invitò quanti si trovavano nella stanza ad innalzare una preghiera a Maria Ausiliatrice, poi diede la benedizione a quel corpicino. Non aveva ancora terminato la formula che il morto diede come uno sbadiglio, incominciò a respirare, a muoversi, riacquisto l’uso dei sensi, si volse alla madre sorridendo, e in breve si riebbe.
Per questa ragione la Marchesa quando Don Bosco passava per Firenze lo voleva sempre ospite in casa sua dandogli mille segni di stima e di rispetto. La Marchesa divenne inoltre benefattrice delle opere di Don Bosco, da meritare d’essere chiamata dai Salesiani: “La nostra buona mamma di Firenze”.
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