Domenica 14 giugno – Tu in me cresci e porti vita

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Marco 4,26-34

Mi sento come quel terreno.
Che riceve un seme.
Che sei tu.
E si fa giorno.
E si fa notte.
E il terreno è là.


Sole, pioggia, luce, buio.
Il terreno è lì.
A custodire un seme.
Che germoglia.
Che cresce.
Che si fa pianta.

Mi sento come quel terreno.
E tu il seme.
E le tue radici affondano nella mia vita.
E i miei giorni passano.
E tu sei in me.
E io non so come, ma tu cresci in me e porti frutto, e porti vita.
E quando sei maturo ed è tempo di mietitura lasci il tuo frutto su di me.
Uniti.
Uniti.
Uniti.
Amore mio.

Ti sento parlare di semi, di terra, e di un uomo che aspetta.
Che non sa, ma aspetta.
Aspetta di veder spuntare una pianta.
E poi i suoi frutti.

Ti sento parlare di un seme tanto piccolo che è il più piccolo di tutti.
E poi, nella terra buona, cresce e diventa grande, grandissimo e diventa casa e ombra e riparo per tutti.
E allora io penso che anche io, che sono così piccola, se tu mi accogliessi, io potrei diventare casa e riparo per tutti.
Io unita a te divento casa, divento vita per gli altri.
Si, amore mio, raccontami altre storie per farmi vivere.

Di Don Mauro Leonardi

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