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Come il chicco di grano

Come il chicco di grano“Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21). La domanda che i greci saliti a Gerusalemme fanno ai discepoli segna l’inizio dell’ora di Gesù. Il desiderio dell’uomo di potere vedere il volto di Cristo segna la glorificazione del Padre. Vedere il Suo volto riempie il tempo, lo rende compiuto. Il vangelo della quinta domenica di quaresima ci parla della nostra vista perché ci chiede di imparare a guardare e di vedere oltre ciò che normalmente appare. Il Vangelo si chiude con le parole di Gesù “quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Gesù è posto “in alto” perché è posto oltre: oltre la morte perché tutti lo possano riconoscere come Dio e Signore.
Ma cosa dobbiamo vedere? Gesù per farcelo comprendere ricorre ad un esempio, quello del chicco di grano. È a tutti chiaro che se il chicco non cade a terra e non muore non produce frutto, cioè rimane solo un chicco di grano. Se invece si lascia gettare nella profondità della terra dove è buio e freddo, allora esso germoglierà e diventerà spiga piena, e pane per la fame di tutti.
La luce che è venuta nel mondo per illuminare si lascia avvolgere dalle tenebre perché sia chiaro che esse non hanno il potere di sconfiggerla. Con il fenomeno dell’eclissi solare che abbiamo vissuto pochi giorni orsono, è più chiaro comprendere questo mistero. Per un attimo è come se la luce si fosse spenta, diminuita, la temperatura scesa. Ma è stato un attimo. Poi quell’ombra ha fatto risplendere ancora di più la luce del sole. Gesù che come il chicco di grano perde la vita negli abissi del male, risplende ancora più vivido nella bellezza della Resurrezione. Questo vogliono vedere i Greci, questo vogliamo vedere anche noi. Quella Luce attira tutti, quella Luce che è amore di vita data fino alla fine, è capace di farci alzare lo sguardo dal nostro buio. E Gesù ci chiama a seguirlo, ci chiama a non rimanere dei semplici chicchi di grano non portati a compimento. Ci invita a scendere con lui nel buio per poter accorgersi della Luce.

Di Don Mauro Leonardi

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