“La linea non è stata molto chiara”, commenta Forti. “Prima, dalle parole del ministro dell’interno, sembrava che Frontex avrebbe assunto i compiti di ‘Mare Nostrum’. Poi, di fronte alle perpessità europee, le parole del Presidente del Consiglio avevano fatto pensare che ‘Mare Nostrum’ sarebbe comunque proseguita. Poi il 31 ottobre è arrivato l’improvviso annuncio della sua
chiusura”. “Voglio sperare – aggiunge il rappresentante di Caritas italiana – che la chiusura non sia dovuta davvero a motivi economici. Qui si parla di più di 150mila persone salvate dalla morte che hanno rischiato la vita per arrivare in Italia. E non credo che di fronte a queste cifre si possa parlare di denaro”. “Ci sono altre motivazioni – sottolinea Forti – che comprendiamo. Ma per ‘Mare Nostrum’ si è speso circa un decimo di quanto fu speso nel 2011 per l’emergenza Nord-Africa, considerando sia il soccorso in mare che la successiva accoglienza sul territorio”.Il Commissario europeo per gli affari interni, Cecile Malmström, ha affermato che ‘Triton’ sarà solo uno strumento per supportare lo sforzo italiano e che non sostituisce ‘Mare Nostrum’. “Frontex – spiega Forti – non può subentrare a ‘Mare Nostrum’ perché ha un mandato molto diverso. Non ha certo il mandato della ricerca e del soccorso in mare, ma del controllo delle frontiere. Nulla toglie, ovviamente, che resti in vigore la legge del mare per cui qualsiasi natante che si trova nelle vicinanze di un’imbarcazione in difficoltà debba intervenire. Ma ‘Mare Nostrum’ salvava le persone indipendentemente dal fatto che le imbarcazioni si trovassero in difficoltà”.
Forti sintetizza così l’appello di Caritas italiana dopo la chiusura di ‘Mare Nostrum’: “Il Governo torni sui suoi passi. Già nelle prossime settimane si rimetta in piedi un’operazione che, sulla falsariga di quella precedente, ridia possibilità, alle persone in fuga dai loro paesi, di trovare vie sicure per raggiungere l’Europa”. “Non esiste solo ‘Mare Nostrum’, esistono altre vie più economiche e più sicure”, spiega il responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas italiana. “Creare cioè dei canali umanitari, con il rilascio di visti a queste persone perché raggiungano direttamente l’Europa senza dover affrontare questi viaggi della speranza. Sono costosi, pericolosi e richiedono sforzi, per la ricerca e il salvataggio in mare, che potremmo tranquillamente risparmiarci, se implementassimo gli ingressi attraverso vie sicure, com’è stato già fatto da altri paesi, come Germania e Svezia, anche se per numeri molto ridotti”. “Esistono già delle prassi consolidate – conclude Forti – e basterebbe quindi la volontà politica per permettere a queste persone di trovare la salvezza per loro e per i loro familiari”. Fonte: radiovaticana
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