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Venti di guerra… Corea del Nord: nuovo test missilistico nucleare. E Trump preme sulla Cina

Nelle scorse ore la Corea del Nord ha effettuato un nuovo test di un missilistico. Secondo quanto rilevato da Seul, il missile balistico sarebbe esploso in volo, pochi secondo dopo il lancio. Si acuisce così la crisi diplomatica con gli Stati Uniti, che accelerano l’ipotesi di nuove sanzioni nei prossimi giorni e di ulteriori esercitazioni navali.

Servizio di Marco Guerra per la Radio Vaticana – Il missile balistico lanciato dalla Corea del Nord alle 5,03 di sabato mattina (ora locale) “non ha mai oltrepassato i confini del territorio” di Pyongyang. Così riferisce il comando delle forze armate Usa nel Pacifico basato nelle Hawaii. L’iniziativa rappresenta comunque l’ennesima provocazione che alimenta un’escalation di tensioni che travalica l’ambito regionale. Media americani citano fonti della Casa Bianca secondo cui si accelera l’ipotesi di nuove sanzioni da varare già nei prossimi giorni, con ulteriori esercitazioni navali o l’invio di aerei o navi come prova di forza. ”La Corea del nord ha mancato di rispetto agli auspici della Cina e al suo rispettato presidente”, ha twittato Donald Trump, facendo chiaramente pressione su Pechino affinché intervenga su Kim Jong-un. Solo ieri mattina Trump aveva detto che con la Corea del Nord c’è il rischio “di conflitto molto serio”, aggiungendo, però, di preferire la via diplomatica. E sempre ieri, al Consiglio di sicurezza Onu, il segretario di Stato Usa Tillerson ha sollecitato nuove sanzioni da tutta la comunità internazionale. Per un commento Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, editorialista di Famiglia Cristiana:
R. – In questa crisi ci sono delle variabili difficilmente controllabili. La prima è la natura del regime della Corea del Nord: un mondo abbastanza imperscrutabile e all’apparenza abbastanza folle nelle sue impostazioni, basti vedere gli sforzi che in tutti questi anni, molto tenacemente, la Corea del Nord ha fatto per dotarsi dell’arma nucleare, anche a costo di enormi sofferenze per la popolazione. Non dimentichiamo, infatti, che le spese militari in Corea del Nord sono state privilegiate anche rispetto a carestie che hanno quasi decimato la popolazione. L’altra variabile, difficilmente controllabile, è Donald Trump, perché è chiaro che questo inasprimento delle posizioni militari del capo della Casa Bianca è dovuto anche ai problemi interni che lui ha, e questa svolta militarista gli ha procurato una tregua sul fronte interno. Detto questo, è consolante la posizione di Russia e Cina che, appunto, cercano di fare da moderatori, e in questo hanno un alleato imprevisto, ma importante, nell’apparato militare americano, perché sono ormai molti i generali di alto livello che suggeriscono il dialogo tra Stati Uniti e Cina come mezzo migliore per disinnescare la crisi della Corea del Nord.




D. – Quale potrebbe essere il ruolo della Cina?
R. – La Cina ha cercato di portare alla ragione la Corea del Nord, bloccando l’importazione del carbone, che è la principale voce di export di Pyongyang. Anche Pechino è preoccupata per questa crisi e ha scarsissimo desiderio di vedere la tensione crescere in una zona del mondo che è di sua competenza. Ho anche qualche dubbio sul fatto che la Cina sarebbe disposta a tollerare con il sorriso sulle labbra un’azione militare americana nel suo cortile dietro casa: questo è un altro dei rischi insiti in questa crisi.
D. – Che cosa dire, infine, del rifiuto della Corea del Sud di collaborare economicamente alla costruzione dello scudo antimissile, per una cosa che innanzitutto serve alla propria sicurezza?
R. – Il problema che Trump ha con la Corea del Sud è un po’ lo stesso problema che Trump ha con moltissimi alleati. Anche di recente, quando ha ricevuto il premier italiano, Gentiloni, ha detto che l’Italia pagherà quote aggiuntive per il mantenimento della Nato: beh, mi sembra un po’ avventuroso che questo avvenga. Però, in generale tutta questa politica è una politica che alla fine si morde la coda, perché occorrerebbe una politica inversa, una politica di distensione internazionale che però in questo momento è proprio utopico immaginare.




Redazione  / Fonte: Radio Vaticana

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