Categorie: Sancta Sedes

Un Bergoglio rosso porpora e quella profezia del secondo nome

Questa mattina nel corso dell’Udienza generale del mercoledì Papa Francesco realizzando un’accurata sintesi del X Viaggio internazionale compiuto a Cuba e negli Stati Uniti, con tappa all’ONU, e desiderando condividere le sue riflessioni con i fedeli e pellegrini raccolti in Piazza San Pietro fin dalle prime ore dell’alba romana, ha menzionato la profezia che lanciò San Giovanni Paolo II visitando l’Isola di Castro nel 1998: “che Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”.

Tuttavia, in questi giorni si legge molto riguardo un’altra profezia, un fatto suggestivo e perché no, potremmo dire “dettato dalla Provvidenza”, che si pone direttamente come prima riga dello straordinario pontificato di Papa Francesco, iniziato la sera del 13 marzo 2013. Quando il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio venne eletto successore di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro, con il nome di Francesco, in molti si chiesero quale destino sarebbe spettato alla Chiesa Cattolica alla cui guida, adesso, era stato posto per la prima volta un “Pastore” latinoamericano, definito dal vaticanista Sandro Magister nel 2002 sul settimanale italiano l’Espresso, “timido, schivo, di poche parole”. In verità, mentre buona parte del mondo si interrogava a buon diritto sul neo papa chiamato dalla “fine del mondo”, un uomo sorrideva rassicurato dinanzi lo schermo della sua televisione: il professor Valter Santilli, fisiatra dell’università La Sapienza di Roma, un’autorità nel campo della riabilitazione, che era stato chiamato a visitare il cardinale argentino Bergoglio sofferente di lombo-sciatalgia, giunto a Roma per partecipare a un Sinodo in Vaticano.

Con non poco imbarazzo il professore Santilli, uomo di scienza e amico del Pontefice argentino, ha raccontato l’episodio risalente al 2007, quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires: “Io sono stato chiamato nel 2007 a visitare un cardinale che si trovava per un Concistoro a Roma. Questo cardinale era Jorge Mario Bergoglio che aveva un dolore sciatalgico e in quell’occasione – spiega il fisiatra romano – io capii subito l’importanza spirituale e umana di questo cardinale che usciva dagli schemi tradizionali”. Il professore Santilli inoltre descrive con mestizia quell’incontro che tra l’altro gli aveva riportato alla memoria l’episodio biblico della lotta di Giacobbe conl’Angelo: “Eminenza, lo sa che la sciatica è una malattia profetica?”, egli esordì guardando dritto negli occhi il cardinale silenzioso. “Perché?” rispose costui. “Perché nel Libro della Genesi dell’Antico Testamento al capitolo 32, dove si racconta l’episodio della lotta di Giacobbe con l’Angelo, quest’ultimo lo toccò sul nervo sciatico e sull’articolazione dell’anca”. E Bergoglio non comprendendo, replicò: “E allora?”. “Eminenza”, spiegò a quel punto Santilli al futuro Papa, “in quella notte dopo la sciatica il Signore cambiò il nome a Giacobbe in Israele. Vedrà, dopo la sua sciatica il Signore cambierà il nome anche a Lei». Bergoglio allora lo guardò perplesso, abbozzando un sorriso ma senza aggiungere nulla.

Conclusa la visita i due si consultarono riguardo un convegno su «Scienza, Arte e Spiritualità» che il fisiatra avrebbe voluto organizzare alla Sapienza. Sempre nel 2007 l’Università romana inoltre aveva rifiutato la visita di Benedetto XVI poiché proprio per ragioni scientifiche, un gruppo di docenti, aveva espresso il proprio disappunto riguardo un discorso tenuto all’Università degli Studi di Roma il 15 febbraio 1990, dall’allora cardinale Ratzinger, in particolar modo in riferimento a una citazione del filosofo della scienza Paul Feyerabend che dava un positivo giudizio dell’operato della Chiesa cattolica relativamente al processo a Galileo Galilei.

Bergoglio manifestò al dott. Valter Santilli il desiderio di organizzare l’incontro per l’Universidad Catolica Argentina di Buenos Aires. E infatti nel settembre del 2008 il professor Santilli tenne questo Congresso nella città del futuro papa della Chiesa cattolica.

Malgrado qualche fugace contatto i due “amici” si persero di vista negli anni successivi sino a quando quella profezia non ebbe a compiersi: infatti nelle ore che successero l’elezione al Soglio petrino, Francesco – il Papa chiamato dallo Spirito Santo per “misericordiare” – non dimenticò quell’uomo di scienza che aveva previsto – oggi possiamo dirlo – la sua elezione a Papa, e lo contattò telefonicamente, dicendo: «Una volta il mio nome era Jorge Mario Bergoglio, poi il Signore mi ha cambiato il nome, ora mi chiamano papa Francesco».

Di Alessandro Notarnicola
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