“Assolutamente! Assolutamente [ride] sono felice! … E anche è una felicità tranquilla, perché a questa età non è la stessa felicità di un giovane, c’è una differenza. Ma una certa pace interiore, una pace grande, felicità, che viene con l’età, anche. E anche con una strada che sempre ha avuto problemi. Anche adesso ci sono i problemi, ma questa felicità non va via con i problemi, no: vede i problemi, li soffre e poi va avanti, fa qualcosa per risolverli e va avanti. Ma nel profondo del cuore c’è questa pace e questa felicità. E’ una grazia di Dio, per me, davvero. E’ una grazia. Non è merito proprio”.
I ragazzi chiedono il motivo del suo grande amore per i poveri: “Perché è il cuore del Vangelo”, risponde il Papa:
“Per me, il cuore del Vangelo è dei poveri. Ho sentito, due mesi fa, che una persona ha detto, per questo: ‘Ma, questo Papa è comunista!’. E no! Questa è una bandiera del Vangelo, non del comunismo: del Vangelo! Ma la povertà senza ideologia, la povertà … E per questo io credo che i poveri sono al centro dell’annuncio di Gesù. Basta leggerlo. Il problema è che poi questo atteggiamento verso i poveri alcune volte, nella storia, è stato ideologizzato”.
La ragazza non credente chiede al Papa quale messaggio abbia per tutti i giovani:
“Tutti siamo fratelli. Credenti, non credenti, o di questa confessione religiosa o dell’altra, ebrei, musulmani … tutti siamo fratelli! L’uomo è al centro della storia, e questo per me è molto importante: l’uomo è al centro. In questo momento della storia, l’uomo è stato buttato via dal centro, è scivolato verso la periferia, e al centro – almeno in questo momento – è il potere, il denaro e noi dobbiamo lavorare per le persone, per l’uomo e la donna, che sono l’immagine di Dio”.
Oggi, ha proseguito il Papa, “siamo entrati in una cultura dello scarto”: “sono cacciati via i bambini – non vogliamo bambini, meno, famiglie piccole: non si vogliono i bambini –, sono cacciati via gli anziani: tanti anziani muoiono per una eutanasia nascosta, perché non si ha cura di loro e muoiono. E adesso sono cacciati via i giovani”. E ha ricordato che in Italia la disoccupazione giovanile dai 25 anni in giù è quasi del 50 per cento. Ma ricordando i suoi incontri con alcuni giovani politici argentini, ha affermato di avere fiducia in loro e nella loro voglia di concretezza:
“E sono contento perché loro, siano di sinistra, siano di destra, parlano una nuova musica, con una nuova musica, un nuovo stile di politica. E quello a me dà speranza. E io credo che la gioventù, in questo momento, deve prendere la luce e andare avanti. Che siano coraggiosi! Questo a me dà speranza”.
Ad una domanda sulla ricerca di Dio, il Papa risponde:
“Quando l’uomo trova se stesso, cerca Dio. Forse, non riesce a trovarlo, ma va su una strada di onestà, cercando la verità, per una strada di bontà e una strada di bellezza … è su una buona strada e troverà Dio sicuro! Tardi, prima, ma lo troverà. Ma il cammino è lungo e alcune persone non lo trovano, nella vita. Non lo trovano coscientemente. Ma sono tanto veri e onesti con se stessi, tanto buoni e tanto amanti della bellezza, che alla fine hanno una personalità molto matura, capace di un incontro con Dio, che è sempre una grazia. Perché l’incontro con Dio è una grazia”.
Un giovane gli chiede cosa gli abbiano insegnato i suoi errori. Papa Francesco afferma che gli sbagli sono “grandi maestri di vita”:
“Grandi maestri: ti insegnano tanto. Anche ti umiliano, perché uno può sentirsi un superuomo, una superdonna … e tu sbagli e questo ti umilia e ti mette al tuo posto. Io non direi che io da tutti i miei sbagli ho imparato: no, credo che da alcuni non ho imparato perché sono testardo [ride] e non è facile imparare. Ma da tanti sbagli ho imparato e questo mi ha fatto bene, mi ha fatto bene. E anche riconoscere gli sbagli. Ho sbagliato qui, ho sbagliato là, sbaglio là … E anche essere attento per non tornare allo stesso sbaglio”.
Una ragazza gli chiede: “Ha un esempio concreto di come ha imparato da uno sbaglio?”:
“Per esempio, nella conduzione della vita della Chiesa: io sono stato nominato superiore molto giovane e ho fatto tanti sbagli con l’autoritarismo, per esempio. Io ero troppo autoritario: a 36 anni … E poi, ho imparato che si deve dialogare, si deve sentire cosa pensano gli altri … Ma non è stato imparato una volta per sempre! E’ lunga la strada”.
Arriva poi un’altra domanda a bruciapelo: “Di che cosa ha paura lei?”:
“Eh, di me stesso! [ride] Paura … ma guarda, nel Vangelo, Gesù ripete tanto: ‘Non abbiate paura! Non abbiate paura!’… Ma, tante volte, lo dice, no? E perché? Perché lui sa che la paura è una cosa direi ‘normale’. Noi abbiamo paura della vita, abbiamo paura davanti alle sfide, abbiamo paura davanti a Dio. Tutti abbiamo paura, tutti. Tu non devi preoccuparti di avere paura. Ma devi sentire quello, ma non avere paura e poi pensare: ‘Perché ho paura?’. E davanti a Dio e davanti a te stessa cercare di chiarire la situazione o chiedere aiuto a un altro. Ma la paura non è una buona consigliera, perché ti consiglia male”.
Quindi spiega che “c’è la paura cattiva e la paura buona. La paura buona è come la prudenza”: aiuta a non farci cadere. E c’è la paura cattiva: quella che ti annulla e non ti lascia fare qualcosa. E bisogna rifiutarla.
Infine, l’ultima domanda dei giovani al Papa è particolare: “Lei ha una domanda per noi?”:
“Non è originale, la domanda che io voglio farvi. La prendo dal Vangelo. Dove è il tuo tesoro? Questa è la domanda. Dove riposa il tuo cuore? Su quale tesoro riposa il tuo cuore? Perché dove è il tuo tesoro sarà la tua vita … Questa è la domanda che io farò, ma dovrete risponderla a voi stessi, da soli [ride] a casa vostra …”.
Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana (anche in file audio):
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