Categorie: Pax et Justitia

Turchia: Santa Sofia in moschea, presentata mozione in parlamento

Un semi sconosciuto deputato indipendente della circoscrizione di Burdur, Hami Yildirim, ha depositato una mozione al parlamento turco, con la quale richiede la trasformazione di Santa Sofia di Costantinopoli da museo in moschea . La basilica di Santa Sofia è da tutti conosciuta come un capolavoro architettonico, simbolo della cristianità unita, costruita dall’ imperatore Giustiniano nel 537 d.C. La notizia è stata diffusa dall’Haber Turk e non ha trovato smentite. Al contrario, vi sono altri preoccupanti segnali: pochi giorni fa, il primo ministro Recep Tayip Erdogan ha espresso la sua volontà di celebrare una funzione islamica proprio a Santa Sofia per il 29 maggio, giorno che ricorda la conquista di Costantinopoli da parte di Mehmet II. La mozione dello sconosciuto Yildirim dovrà passare attraverso una serie di fasi: l’approvazione in parlamento, dove il partito di Erdogan, l’Akp, detiene la maggioranza (325 deputati su 550); la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale; l’entrata in vigore dopo la delibera del presidente del consiglio. E’ interessante notare che la mozione viene presentata a 80 anni dalla decisione di Kemal Ataturk che nel 1934 ha trasformato Santa Sofia in un museo: quasi un simbolo del cambiamento della Turchia, da Paese laico a Paese islamico. E in effetti, le motivazioni espresse nella mozione sono tutte di natura storica e imperniate sulla conquista di Costantinopoli da parte Mohamed II il Conquistatore, il quale – come riferisce tra le giustificazioni il deputato Yildirim – fu il primo a pregare secondo i rituali islamici, dopo la conquista della città, il 29 Maggio del 1453. Negli ultimi anni, in Turchia questa ricorrenza è venuta molto in voga, celebrandola come un successo, anche se il giornale Sabah ha fatto notare che l’evento ricorda “che siamo degli estranei su queste terre”.

Secondo fonti di Istanbul, alle celebrazioni per la trasformazione della basilica di nuovo in moschea saranno invitati capi e personalità musulmane da tutto il mondo. Secondo le stessi fonti, Santa Sofia avrà un duplice ruolo: di moschea (per la preghiera di nazim e kurban e seker bayram) e di museo. Insomma come la Moschea blu di Istanbul.

La notizia, di sicuro assai preoccupante, va anche inquadrata nel clima generale, dell’attuale situazione politica che si vive in Turchia, anch’esso per nulla rassicuranti. L’arroganza di Erdogan sembra non aver freni. Dopo aver limitato i danni alle ultime elezioni amministrative – vessate dagli scandali di diffusa corruzione, scoppiati il 17 dicembre del 2013, con il coinvolgimento di personaggi dell’Akp e familiari dello stesso Primo ministro – egli pensa di candidarsi alla Presidenza della repubblica nell’agosto del 2014. Tali elezioni avverranno con diretto suffragio universale. Erdogan però non sembra avere i numeri. Dopo le ultime amministrative, per ottenere la vittoria gli mancherebbero circa il 5%. Per questo deve fare appello a tutto quel substrato della società turca che da sempre ha identificato l’essere turco con l’islam. Un altro fatto importante che colpisce gli osservatori è il seguente: nella storia degli affari politici turchi, non è casuale che ogni qualvolta si vuol far passare un’importante mozione, questa viene sempre presentata da un deputato semi sconosciuto ed indipendente, onde poter sondare le possibili reazioni interne ed esterne alla mozione presentata. Le “reazioni esterne”, dovrebbero essere quelle del mondo occidentale e “cristiano” in generale, che ben conoscono l’importanza geopolitica e strategica della Turchia, un vero e proprio snodo dei gasdotti di varia provenienza, divenuti ancora più importanti oggi mentre si cerca di limitare la preponderanza russa. Per far ingoiare l’amaro calice della trasformazione di Santa Sofia in moschea, il governo dell’Akp si prepara ad offrire come “dolcificante” la riapertura della Scuola teologica di Chalki, chiusa dal governo turco nel 1971 in modo ingiustificabile, un “baratto” molto acclamato dai politici occidentali. A tale “baratto” si è sempre opposto il Patriarcato Ecumenico. Anzi, lo stesso patriarca ecumenico Bartolomeo si è sempre opposto alla trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea. Per quanto riguarda le reazioni interne, in Turchia esse sono oramai proibite. Da queste parti il silenzio è divenuto d’ obbligo.

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